mercoledì 2 marzo 2011

Gesù di Nazaret di Ratzinger, volume 2°

Il Gesù di Ratzinger, volume secondo.
Sarà nelle librerie il 10 Marzo prossimo il secondo volume su ‘Gesù di Nazaret’ scritto dal Papa. Avrà come sottotitolo “La settimana santa. Dall’ingresso in Gerusalemme alla risurrezione”. Pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana e distribuito in Italia dalla Rizzoli, in 380 pagine, divise in nove capitoli, Ratzinger ci spiega che cosa è accaduto in quella settimana tanto fondamentale per la fede cristiana, per la storia e per la salvezza di tutta l’umanità. Si comincia con l’analisi degli avvenimenti della Domenica delle palme, per finire con la risurrezione, passando attraverso tutti gli
altri fatti fondamentali di quegli otto giorni: la cacciata dei mercanti dal tempio; i discorsi tenuti in quei giorni da Gesù sempre al tempio di Gerusalemme; la lavanda dei piedi; il problema del traditore; la preghiera sacerdotale; l’istituzione dell’Eucaristia; l’agonia nell’orto degli ulivi e l’arresto; il processo di Gesù; la crocifissione, la morte, la risurrezione e le apparizioni. Il libro si conclude con un’appendice dedicata all’ascensione al cielo. Per inquadrare meglio l’opera, ricordo qui quello che già è stato detto per il primo volume. Inserendosi su un filone letterario, quello delle “Vita di Gesù”, iniziato alla fine del ‘700 con Lessing e che ha prodotto i suoi risultati più eccellenti nella prima metà del secolo scorso con Karl Adam, Romano Guardini e il nostro Giovanni Papini, Papa Ratzinger aveva in mente questo libro ancor prima di diventare Benedetto XVI. Lo aveva pensato come l’apice, il frutto maturo della sua carriera accademica. Il suo scopo però non è soltanto quello di emulare gli illustri intellettuali e teologi che lo hanno preceduto. A suo dire, a cominciare dagli anni ’50 in poi, con la diffusione dell’esegesi biblica secondo il cosiddetto metodo storico-critico, “la figura di Gesù, su cui poggia la fede, divenne sempre più nebulosa”, tanto da diventare agli occhi degli stessi credenti addirittura evanescente. Pur giudicando importante e decisivo il contributo offerto da tale metodo, Benedetto XVI afferma, senza ombra di dubbio, di aver più fiducia nel Gesù del Vangelo così com’è, senza troppe mediazioni, che non in quello degli esegeti e dei teologi: “Io ritengo che proprio questo Gesù - quello dei Vangeli – sia una figura sensata e convincente”. Insomma, quella che incontreremo nella lettura del libro, soprattutto in questo secondo volume, è il risultato della personale ricerca del volto del Signore fatta da Joseph Ratzinger, da sei anni 264° successore di san Pietro, come presupposto e incitamento autorevoli e garantiti della nostra personale ricerca. Per invogliare alla lettura, tenuto conto della grave emergenza morale in cui viviamo, riporto un passaggio tratto del 3° capitolo, dove si parla del ‘mistero del traditore’.
Ciò che a Giuda è accaduto per Giovanni non è più psicologicamente spiegabile. È finito sotto il dominio di qualcun altro: chi rompe l’amicizia con Gesù, chi si scrolla di dosso il suo «dolce giogo», non giunge alla libertà, non diventa libero, ma diventa invece schiavo di altre potenze – o piuttosto: il fatto che egli tradisce questa amicizia deriva ormai dall’intervento di un altro potere, al quale si è aperto. Tuttavia, la luce che, provenendo da Gesù, era caduta nell’anima di Giuda, non si era spenta del tutto. C’è un primo passo verso la conversione:«Ho peccato», dice ai suoi committenti. Cerca di salvare Gesù e ridà il denaro (cfr Mt 27, 3ss). Tutto ciò che di puro e di grande aveva ricevuto da Gesù, rimaneva iscritto nella sua anima – non poteva dimenticarlo.
La seconda sua tragedia – dopo il tradimento – è che non riesce più a credere ad un perdono. Il suo pentimento diventa disperazione. Egli vede ormai solo se stesso e le sue tenebre, non vede più la luce di Gesù – quella luce che può illuminare e superare anche le tenebre. Ci fa così vedere il modo errato del pentimento: un pentimento che non riesce più a sperare, ma vede ormai solo il proprio buio, è distruttivo e non è un vero pentimento.
Fa parte del giusto pentimento la certezza della speranza – una certezza che nasce dalla fede nella potenza maggiore della Luce fattasi carne in Gesù.
Giovanni conclude il brano su Giuda in modo drammatico con le parole: «Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte» (13,30). Giuda esce fuori in un senso più profondo. Entra nella notte, va via dalla luce verso il buio; il «potere delle tenebre» lo ha afferrato (cfr Gv 3,19; Lc 22, 53).
Don Marco Belladelli.

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