giovedì 3 marzo 2011

Ancora morti italiani in Afghanistan

Il Capitano degli Alpini MASSIMO RANZANI
IN MEMORIA DI MASSIMO RANZANI
Oggi si sono celebrati i funerali di stato del Capitano degli Alpini MASSIMO RANZANI, ultima vittima del nostro contigente militare in Afghanistan. Aveva 37 anni, era di Ferrara, faceva parte del 5° reggimento 'Alpini' di  Vipiteno, ed è la 37esima vittima della missione in Afghanistan. E' stato ucciso il 28 febbraio, a 25 chilometri a nord di Shindand, zona ovest del Paese in un agguato, rivendicato dai talebani, mentre stava tornando da una missione di assistenza sanitaria. Il Lince su cui viaggiava è saltato su un ordigno: quattro i feriti, tutti gravi, ma nessuno in pericolo di vita. Partecipo al dolore della Famiglia e di tutti coloro che piangono la sua morte. Proprio ieri sera mi sono incontrato di nuovo con il mio amico Colonnello, il quale come il suo solito, a margine delle varie considerazioni che si facevano in merito a questo fatto, ha detto intelligentemente la sua, che ora provo a riassumere.
Più si va avanti e più questo tipo di presenza militare in Afghanistan si rivelerà inefficace e inutile, perché il prolungarsi della missione per troppi anni (dall'Agosto 2003 ad oggi! Quasi 8 anni.) viene percepito dalla popolazione afghana non più come presenza umanitaria ma come una vera e propria forma di occupazione da parte di truppe straniere. Questo tipo d'intervento affidato alle forze militari deve durare per un anno o due al massimo. Poi è bene lasciare la mano ai civili. Cosa che in Afghanistan non è successo e ben difficilmente succederà, perdurando questo stato di cose. L'altra considerazione riguarda il nostro tipo di approccio non rigidamente militare, ma piuttosto soft. Mi spiego con un esempio. Ad Herat siamo andati a sostituire gli americani. Il quartier generale si trova in una palazzina, requisita a suo tempo al proprietario per scopi militari. Al momento del suo insediamento il nostro contigente  ha invece concordato un affitto. Questo modo di fare modifica radicalmente il rapporto con la popolazione locale, che avanzerà sempre più pretese, fino ad arrivare a forme di vero e proprio ricatto. Ecco perché è bene che ce ne torniamo a casa alla svelta.

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