martedì 8 marzo 2011

8 MARZO 2011, CENT'ANNI DI FESTA DELLA DONNA

UN OMAGGIO ALLE DONNE DI IERI, DI OGGI E DI DOMANI
NEL SEGNO DELLA DONNA VESTITA DI SOLE, ...
La GIORNATA DELLA DONNA si tenne per la prima volta in alcuni paesi d'Europa il 19 marzo 1911, per ricordare le progressive conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne e per continuare la lotta contro le discriminazioni e le violenze da esse subite in molte parti del mondo. Il problema della dignità della donna, della sua vocazione e missione ha assunto negli anni più recenti un'importanza del tutto speciale ed è oggetto di costante riflessione a tutti i livelli. Al di là degli stereopiti e delle rigidità ideologiche, mi è difficile fare un bilancio di tutto quello che ha riguardato l'emancipazione femminile in questi ultimi cento anni. In bene e in male, molto comunque è cambiato e molto cambierà ancora. Evocando l'immagine apocalittica della Donna vestita di sole, coronata da 12 stelle, incinta e sofferente per le doglie del parto, miracolosamente impressasi sulla tilma di Juan Diego e ancor più inspegabilmente rimasta intatta da quasi 500 anni (12/12/1531), segno che annuncia e anticipa la salvezza di tutta l'umanità, voglio soltanto ricordare che molto del nostro futuro prossimo venturo dipende dalla donna. Senza entrare oltre nel dibattito, faccio mio il rigraziamento alle donne di Giovanni Paolo II, con gli auspici in esso contenuti, posto alla fine della Mulieris dignitatem, introdotto dalle parole di Gesù alla Samaritana: «Se tu conoscessi il dono di Dio».
n. 31    «Se tu conoscessi il dono di Dio» (Gv 4, 10), dice Gesù alla Samaritana durante uno di quei mirabili colloqui che mostrano quanta stima egli abbia per la dignità di ogni donna e per la vocazione che le consente di partecipare alla sua missione di Messia. Le presenti riflessioni, ormai concluse, sono orientate a riconoscere all'interno del «dono di Dio» ciò che egli, creatore e redentore, affida alla donna, ad ogni donna. Nello Spirito di Cristo, infatti, essa può scoprire l'intero significato della sua femminilità e disporsi in tal modo al «dono sincero di sé» agli altri, e così «ritrovare» se stessa.
Nell'Anno Mariano la Chiesa desidera ringraziare la Santissima Trinità per il «mistero della donna», e, per ogni donna - per ciò che costituisce l'eterna misura della sua dignità femminile, per le «grandi opere di Dio» che nella storia delle generazioni umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei. In definitiva, non si è operato in lei e per mezzo di lei ciò che c'è di più grande nella storia dell'uomo sulla terra: l'evento che Dio stesso si è fatto uomo?
La Chiesa, dunque, rende grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l'amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano sull'essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne «perfette» e per le donne «deboli» per tutte: così come sono uscite dal cuore di Dio in tutta la bellezza e ricchezza della loro femminilità; così come sono state abbracciate dal suo eterno amore; così come, insieme con l'uomo, sono pellegrine su questa terra, che è, nel tempo, la «patria» degli uomini e si trasforma talvolta in una «valle di pianto»; così come assumono, insieme con l'uomo, una comune responsabilità per le sorti dell'umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso, nel seno dell'ineffabile Trinità.
La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del «genio» femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e Nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del Popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità: ringrazia per tutti i frutti di santità femminile.
La Chiesa chiede, nello stesso tempo, che queste inestimabili «manifestazioni dello Spirito» (cf. 1 Cor 12, 4 ss.) che con grande generosità sono elargite alle «figlie» della Gerusalemme eterna, siano attentamente riconosciute, valorizzate, perché tornino a comune vantaggio della Chiesa e dell'umanità, specialmente ai nostri tempi. Meditando il mistero biblico della «donna», la Chiesa prega affinché tutte le donne ritrovino in questo mistero se stesse e la loro «suprema vocazione».
Maria, che «precede tutta la Chiesa sulla via della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo»(63), ottenga a tutti noi anche questo «frutto», nell'Anno che abbiamo dedicato a lei, alle soglie del terzo millennio della venuta di Cristo.
Con questi voti imparto a tutti i fedeli e in special modo alle donne, sorelle in Cristo, la Benedizione Apostolica.

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