Pietro Paolo Rubens, Crocifissione, 1619. |
Solennità di N. S.
Gesù Cristo Re dell’universo,
XXXIV Domenica del
tempo Ordinario “C”
“Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43)In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce
lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo
rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla
stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per
le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Parola del Signore.
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Parola del Signore.
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Con la riforma liturgica
la 34° Domenica del tempo ordinario, ultima dell’anno liturgico, è diventata la
solennità di Cristo Re dell’universo, festa prima celebrata l’ultima
Domenica di Ottobre. Istituita nell’Anno Santo del 1925 per dare risalto ad un
periodo di straordinario fervore apostolico e missionario vissuto dalla Chiesa
tra la fine del ‘800 e i primi decenni del ‘900, dopo il Concilio Vaticano II
sono stati anche meglio evidenziati i suoi significati teologico e pastorale.
Nel Nuovo Testamento il
Signore Gesù viene indicato con vari titoli, come Maestro, Buon Pastore, Figlio
dell’uomo, Luce del mondo, Via , Verità e Vita e cosi via. Quelli che meglio
esprimono la sua missione salvifica sono: profeta, sacerdote e re.
Gesù, in quanto Verbo di Dio incarnato, è Profeta
per il suo autorevole annuncio della Parola di Dio, è Sacerdote perché unico mediatore tra Dio e gli uomini con il
sacrifico della croce. La sua regalità
consiste nel potere di cui è stato investito dall’alto e nel modo efficace di
esercitarlo per instaurare il regno di Dio a salvezza di tutti gli uomini e in piena
sintonia con la volontà del Padre. Nell’esperienza d’Israele è Davide il re per
antonomasia. Scelto da Dio, in sostituzione di Saul, figura del futuro Messia e
suo capostipite, il re Davide governa in nome di Dio e lo rappresenta in mezzo
al popolo. Gesù però è venuto nel mondo non per restaurare l’antico regno
davidico, ma per inaugurare il regno di Dio, regno di giustizia, di amore e di
pace.
Nella solennità di
Cristo Re dell’universo la Chiesa celebra la potestà divina sulla storia umana,
la raggiunta libertà dell’uomo da tutte le schiavitù che lo opprimono e la salvezza
universale. Tutti partecipiamo alla
edificazione del Regno di Dio. Ogni volta che un uomo agisce nel nome di Cristo
per convinzione, per imitazione, per ammirazione o perché ispirato dal Vangelo,
anche con il gesto più semplice, contribuisce all’edificazione del Regno di Dio
e rende più prossima la rivelazione al mondo della Signoria universale di Gesù.
Di fronte allo scandalo della
croce di Gesù, alle resistenze che ancora si oppongono all’annuncio del Vangelo,
alla marginalità culturale e sociale della Chiesa e alle difficoltà che essa ha
incontrato e ancora incontra dentro e fuori di sé nel suo cammino storico c’è
chi obietta che il Regno di Dio rimane una realtà illusoria, se non addirittura
utopistica. Paradossalmente, nel brano evangelico proposto oggi dalla liturgia,
proprio al Calvario si manifesta tutta la potenza di Gesù e comprendiamo che non
è venuto per salvare se stesso, ma l’umanità intera. Il racconto di Gesù
crocifisso che perdona il ladrone pentito, per portarlo con sé immediatamente
in paradiso, non è altro che l’esempio più luminoso e straordinario della sua
regalità. Nel momento della sua massima debolezza, quando i suoi avversari
cantano vittoria e ridono di lui, egli manifesta il suo potere divino,
riscattando dalla sua condizione miserevole il più disperato degli uomini e
associandolo a sé per l’eternità.
Il potere di Gesù non è
mai coercizione, plagio, imposizione, condizionamento, sopraffazione o
addirittura repressione. E’ il potere della divina misericordia che libera, non
per fare quel che ti pare e per ritrovarti di lì a poco di nuovo schiavo del
tuo egoismo, ma per renderti capace di quella giustizia, di quell’ amore e di
quella pace a cui anela il cuore di ciascuno e di cui ha tanto bisogno il mondo
intero. La salvezza donata da Cristo e la libertà che ne deriva ha come fine la
vita di comunione con Dio e con i fratelli.
Concludiamo con il
saluto che tempo fa’ si rivolgeva ai sacerdoti: CRISTO REGNI! E ci
sentiva rispondere: SEMPRE!
Buona
Domenica!
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