SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei
cieli
Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore
da "Immagini dall'Apocalisse"
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore
CAPITOLO
SECONDO
I
TESTIMONI DELL’AGNELLO
Nella
visione del mondo dell’Apocalisse, in sintonia con il contesto biblico, che a
sua volta affonda le radici nella cultura e nella mentalità dell’antico Medio
Oriente, non c’è frattura tra cielo e terra. Anzi il primo non soltanto
partecipa
in tutto e per tutto, con i contraccolpi e le conseguenze del caso, a ciò che avviene sulla terra, ma esiste addirittura una corrispondenza tra realtà celesti e terrestri. Di tutto quello che c’è sulla terra esiste un modello, un’ “immagine” in cielo. Già san Paolo, quando dice: “la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.” (Col 3,3-4), afferma la partecipazione della vita dei cristiani alla dimensione celeste del Cristo risorto. Realtà che si mostrerà pienamente soltanto alla manifestazione della gloria del Signore alla fine dei tempi. Per vivere il cielo come la propria patria non è necessario aspettare così tanto, né tantomeno il trapasso della morte.
in tutto e per tutto, con i contraccolpi e le conseguenze del caso, a ciò che avviene sulla terra, ma esiste addirittura una corrispondenza tra realtà celesti e terrestri. Di tutto quello che c’è sulla terra esiste un modello, un’ “immagine” in cielo. Già san Paolo, quando dice: “la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.” (Col 3,3-4), afferma la partecipazione della vita dei cristiani alla dimensione celeste del Cristo risorto. Realtà che si mostrerà pienamente soltanto alla manifestazione della gloria del Signore alla fine dei tempi. Per vivere il cielo come la propria patria non è necessario aspettare così tanto, né tantomeno il trapasso della morte.
Questa
è la condizione normale dei martiri,
cioè dei testimoni dell’Agnello. Ascoltiamo che cosa dice di loro l’Apocalisse.
Dopo queste cose vidi: ecco, una
moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo
e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello,
avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano
a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e
all'Agnello".
E tutti gli angeli stavano attorno al
trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la
faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen!
Lode, gloria, sapienza, azione di grazie,
onore,
potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen".
Uno degli anziani allora si rivolse a me e
disse: "Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove
vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui:
"Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le
loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello. Per questo stanno
davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio;
e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non
avranno più fame né avranno più sete,
non li
colpirà il sole né arsura alcuna,
perché
l'Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà
il loro pastore
e
li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio
asciugherà ogni lacrima dai loro occhi". (Ap
7,9-17)
Nell’Apocalisse
la categoria dei martiri (letteralmente =
testimoni) comprende non soltanto quelli che hanno subito una morte violenta e
hanno versato il loro sangue per Cristo, ma anche tutti coloro che con serietà
hanno messo la loro vita a servizio di Cristo e del Vangelo. Non aver avuto
come destino una morte cruenta, non significa aver vissuto un’esistenza meno “sanguinosa”, in termini di sacrifici e
di sofferenze, rispetto a coloro che sono stati fisicamente martirizzati.
Il “lavare le proprie vesti nel sangue
dell’Agnello”, e non nel proprio, è prerogativa di tutti i credenti che
hanno testimoniato e continuano a testimoniare Cristo, sopportando le prove, le
persecuzioni e le tentazioni già annunciate dal Signore Gesù ai suoi discepoli:
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima
di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo;
poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il
mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non
è più grande del suo padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno
anche voi”. (Gv 15,18-20).
Il
candore delle vesti dei testimoni dell’Agnello evoca lo splendore con cui il
Cristo si è mostrato agli apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, in occasione
della trasfigurazione sul monte Tabor (cfr. Mc 9,1ss).
Abitualmente
il bianco candido è il colore simbolo della verginità. Indica cioè la
condizione di coloro che liberamente, per amore del Signore e per il regno di
Dio rinunciano alle relazioni sessuali. Nell’Apocalisse però la “verginità”,
simboleggiata dal candore, è da intendersi nel senso del vecchio Testamento.
Individua cioè coloro che non si sono allontanati da Dio, sono rimasti fedeli
all’alleanza, osservano i comandamenti e non sono caduti nella prostituzione
dell’idolatria, seguendo e onorando gli dei falsi e bugiardi. Per dirlo secondo lo stile evangelico di
Gesù, la differenza fondamentale tra gli uomini sarà tra chi nella sua vita ha
scelto di prendere sul serio Dio e di vivere di conseguenza, e chi invece per
varie ragioni non l’ha per niente preso in considerazione: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde”
(Mt 12,30).
Ritornando
al contesto dell’Apocalisse, i testimoni dell’Agnello “avvolti
in vesti candide, … di ogni nazione, tribù, popolo e lingua,”(7,9) sono
tutti coloro che “non hanno adorato la
bestia e la sua statua, … non hanno il suo marchio sulla fronte e sulla mano, …
non fu trovata menzogna sulla loro bocca, … sono senza macchia, … seguono
l’Agnello dovunque vada, … sono stati redenti tra gli uomini come primizia per
Dio e per l’Agnello” (cfr Ap. 14,1ss). Insomma sono le cose migliori che la
storia umana offre a Dio e che Dio raccoglie dalla terra.
Dal
punto di vista puramente umano, le storie di tanti santi, beati e testimoni non
sono prive di problemi sotto l’aspetto dell’equilibrio psicologico, sociologico
e del particolare momento storico in cui sono avvenute. A nessuno viene fatto
lo sconto del peso della propria umanità, intesa come corporeità, cioè come
conoscenza, volontà, libertà, desideri, tendenze, pulsioni e quant’altro, con
tutti i condizionamenti ambientali, culturali e storici del caso. Neanche in un
cammino di eroicità evangelica. Per qualcuno queste carenze e manchevolezze
sarebbero la prova provata che il cristianesimo è una esperienza umanamente
mortificante, perché non permetterebbe , nemmeno a coloro che sono indicati
come esempi e modelli, di conseguire un livello accettabile di
autorealizzazione.
Queste
critiche non prendo assolutamente in considerazione l’incidenza del rapporto
interpersonale tra l’uomo e Dio, in particolare con il Dio incarnato di Gesù
Cristo, con tutte le sue conseguenze a livello della vita pratica di coloro che
vivono questa fede. Una realtà, certo, difficile da indagare con gli strumenti
e i criteri propri delle scienze umane. Per la natura pregiudiziale di questo ostacolo
non si può negare tutto quello che viene dalla grazia di Dio, cioè i risultati evidenti e gli esiti concreti
prodotti nella storia personale e universale da esistenze che si muovono
nell’orizzonte dell’azione provvidente e gratuita di Dio. Un florilegio
stupendo di vite, di opere e di esperienze di tanti uomini e donne, diversi
l’uno dall’altro per provenienza geografica e contesti storici in cui sono
vissuti, per razza, cultura, formazione, estrazione sociale, temperamento,
sensibilità umana e tanti altri aspetti distintivi, che si sono risolti in
testimonianze eroiche di dono di se stessi e di amore al prossimo, aventi come
denominatore comune l’incontro con Cristo e la compromissione della vita con la
sua Parola. Un segno e una realtà che conferma perché soltanto l’Agnello
immolato sia degno di prendere il libro e di scioglierne i sigilli.
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