XXXI
Domenica del tempo Ordinario “C”
Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era
perduto.
In quel tempo, Gesù
entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di
nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma
non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse
avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di
là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose:
«Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di
Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era
perduto». Parola del Signore.
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Oggi
cominciamo il commento dalle due affermazioni finali di Gesù: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza,
perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a
cercare e a salvare ciò che era perduto”, nelle quali è racchiuso il significato
di questo episodio.
La
prima frase fa riferimento a quanto è accaduto. Gesù attraversa Gerico, tappa
obbligata per chi si recava a Gerusalemme. E’ la strada del Buon Samaritano.
Molta gente lo attende, assiepata lungo la via dove doveva passare. Anche
Zaccheo “capo dei pubblicani e ricco”,
incuriosito dalla fama che accompagna Gesù, vuole vederlo. A causa della sua piccola
statura, sale su un sicomoro per non perdersi il momento. Non pensava nemmeno
lontanamente che cosa sarebbe successo quel giorno per lui, che Gesù, tra tanta
Gente cercasse proprio lui: “Gesù alzò lo
sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa
tua”. Quante volte nella Bibbia si fa riferimento allo “sguardo” di
Dio all’uomo o dell’uomo a Dio, per rappresentare la dialettica di questo
rapporto. Lo sguardo di Dio su di noi è l’incontro che ci salva.
Gesù
non soltanto cerca Zaccheo, ma addirittura si auto invita a casa sua. La folla è
scandalizzata: “È entrato in casa di un
peccatore!”. Come nell’introduzione delle parabole della misericordia (I farisei e gli scribi mormoravano dicendo:
"Costui accoglie i peccatori e mangia con loro." Lc 15,2), anche in questo caso, l’atto di accusa acquista invece il
valore di una “Parola” rivelatrice. Nessuno
poteva immaginare che cosa sarebbe successo in quella casa.
Il
racconto continua con: “Zaccheo, alzatosi
… ”. Ma da dove, se si trovava sul sicomoro? Forse Luca tralascia di dirci che
si era inginocchiato davanti a Gesù? O forse si vuole lasciare intendere che il
pubblicano della parabola della scorsa settimana, colui che “fermatosi a distanza, non osava nemmeno
alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di
me peccatore” è Zaccheo?
In
questo caso però la cosa non si limita all’atto di contrizione, ma va ben
oltre: “Signore, io dò la metà di ciò che
possiedo ai poveri; e se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.
La conversione arriva fino a capovolgere valori e comportamenti per i quali
fino ad allora Zaccheo aveva vissuto. Non più avido accumulo di ricchezze, ma
elemosine per i poveri e impegno di riparare ben al di là dei limiti della
giustizia a chi era stato ingiustamente defraudato.
Ricordate
quanto Gesù ci ha detto durante il lungo viaggio verso Gerusalemme: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina”
(Lc 12,33), oppure “Procuratevi amici con la iniqua ricchezza, perché
quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.” (Lc 16,9). Sembravano cose belle da
ascoltare, ma irrealizzabili, lontane dalla realtà, illusorie. Chi mai le
avrebbe messe in pratica? Anche su questo punto siamo clamorosamente smentiti.
La
seconda affermazioni finale di Gesù spiega il senso della missione del Figlio
di Dio sulla terra: “il Figlio dell’uomo
infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Zaccheo era il
tipo di uomo refrattario al massimo grado a qualsiasi approccio religioso per i
motivi che ho elencato domenica scorsa a proposito dei pubblicani. Chi più di
lui si può considerare lontano e perso? Gesù, non solo è venuto a cercare
queste persone, ma nella loro conversione manifesta tutta la sua potenza
salvifica. Più egli si avvicina a Gerusalemme e più cresce la sua potenza
salvifica. Il culmine lo avremo proprio sotto la croce, con il dono della
salvezza al ladrone pentito.
L’
“Oggi” di Zaccheo è l’oggi della
nostra salvezza. Un’attualità presente, nella quale ogni occasione è buona per
incontrare il Signore e per la nostra conversione. Ricordiamoci che nell’Eucaristia
il Signore ci vede. Fissa il suo sguardo
su di noi e ci conosce intimamente meglio di noi stessi. La celebrazione dell’Eucaristia
è un’incontro di salvezza che si ripropone con lo stesso vigore e la stessa
potenza, davanti alla quale è capitolato anche l’irriducibile Zaccheo.
Buona Domenica!
DON MARCO BELLADELLI.
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