Non affannatevi per il domani.
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore.
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore.
Siamo alla quinta puntata del discorso della montagna. Oggi Gesù ci porta a riflettere su uno dei punti più insidiosi della nostra moralità: il rapporto con la ricchezza e i beni materiali. E’ uno degli ostacoli più difficili da superare per la nostra vita di fede, tanto che Gesù ne parla come di una vera e propria forma di idolatria, in contrapposizione a Dio stesso: “Non potete servire Dio e la ricchezza … perché o odierà l’uno e amerà l’altro”. Nella Bibbia l’idolatria è considerata il peccato più grave che l’uomo possa compiere. Un peccato che attira l’ira di Dio sul popolo, come è accaduto molte volte nell’Antico testamento. All’infedeltà d’Israele all’alleanza sinaitica, quando cioè si lascia tentare dalla pratica dei culti pagani, corrisponde il castigo di Dio, che consiste nel ritrarsi dal popolo e lasciarlo cadere in balia dei nemici. L’esilio babilonese è l’esempio più importante di questa dinamica relazionale tra Dio e il Popolo d’Israele. L’unico modo per sottrarsi a questo rischio è di vivere nell’abbandono più totale alla provvidenza di Dio, come fanno gli uccelli del cielo e i fiori del campo, perché davanti a Lui valiamo molto più dei passeri o dei gigli.
Nelle affascinanti immagini con cui Gesù descrive questa particolare condizione del discepolo, che non si affanna per il mangiare e per il bere, per il vestire e per il domani in genere, perché garantito in tutto da Dio, si intravede la stessa realtà che hanno vissuto i nostri Progenitori nel Paradiso terrestre.
Nelle affascinanti immagini con cui Gesù descrive questa particolare condizione del discepolo, che non si affanna per il mangiare e per il bere, per il vestire e per il domani in genere, perché garantito in tutto da Dio, si intravede la stessa realtà che hanno vissuto i nostri Progenitori nel Paradiso terrestre.
Alla fine di tutto, arriva l’invito positivo di Gesù: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. A questo punto del discorso conosciamo bene in che cosa consiste la giustizia del regno di Dio. E’ l’invito che ci è stato rivolto la scorsa settimana ad amare i nemici e a rispettare la Legge di Dio, nella sua prospettiva di compimento, così come ce l’ha presentata Gesù stesso nelle varie antitesi: “Avete inteso che fu detto … Ma io vi dico”. Questo vuol dire che l'unica nostra vera preoccupazione nella vita dovrà essere quella d'impegnarci ad amare Dio e il prossimo, come Gesù ci ha insegnato. A questo recupero della centralità di Dio e della sua volontà nella nostra vita corrisponderà per noi un riequilibrio "provvidenziale" per quanto riguarda le nostre esigenze materiali del bere, del manguare e del vestire, nel segno della giustizia e dell’armonia dell’uomo con se stesso, con fratelli e con tutto il creato. Buona Domenica!
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