Papa Giovanni Paolo II incontra il suo attentatore, Alì Acgà. |
VII Domenica del tempo Ordinario “A”
Amate i vostri nemici.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Parola del Signore.
Gesù continua ad illustrare come va inteso il compimento e quali sono le esigenze del regno dei cieli, contrapponendo ancora “Avete inteso che fu detto” al “Ma io vi dico”. E sorprendentemente arriva così lo sconvolgente comandamento: “amate i vostri nemici”,
preceduto da una serie di precetti che scardinano l’antica legge del taglione dell’ occhio per occhio e dente per dente, quali il non opporsi al malvagio e il porgere l’altra guancia. Di fronte al bisogno dell’altro, fosse anche il nostro peggior nemico, e di fronte alla violenza ed al sopruso, Gesù chiede ai suoi discepoli una generosità e una arrendevolezza non soltanto ingiustificata, ma addirittura assurda. Chi vuole semplicemente attenersi al principio di giustizia, dando cioè a ciascuno il dovuto: amore a chi ci fa del bene e male a chi ti fa del male, viene paragonato ai pubblicani (pubblici peccatori) e ai pagani. Se prima era sufficiente essere più bravi dei farisei, ora dobbiamo superare nel confronto anche i pubblicani (pubblici peccatori) e i pagani, per essere “figli del Padre vostro che è nei cieli”. Si rimane ancor più sbalorditi, quando, procedendo con il suo argomentare, chiede la perfezione stessa di Dio. Siamo di fronte ad esigenze che non possono essere umanamente soddisfatte, se non ipotizzando una elevazione dell’uomo al livello stesso di Dio. Vengono in mente le parole di S. Giovanni: “Carissimi, noi fin da ora siamo figli di Dio.”(1Gv 3,2).
Fatte queste premesse, ora abbiamo davanti a noi due percorsi interpretativi. Quello della dotta esegesi che spacca il capello in quattro e attraverso tutta una serie di confronti culturali, arricchiti da autorevoli e accattivanti citazioni auto giustificatorie fino a polverizzare la Parola di Gesù e renderla innocua, se non addirittura vana; oppure, come ha detto Benedetto XVI nell’introduzione al suo libro Gesù di Nazaret: “Io ritengo che proprio questo Gesù, - quello dei Vangeli – sia una figura sensata e convincente”, sederci ai piedi di Gesù, come Maria quando lo accolse in casa sua, per ascoltare questa Parola, fino a lasciarci trasformare in “figli del Padre che è nei cieli”. Come dice san Paolo: “Se quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo,” (Rom. 5,10), consapevoli della nostra ritrovata amicizia con Dio, niente sarà più impossibile, anche amare i nemici, porgere l’altra guancia, sopportare qualsiasi sopruso, perché per primi abbiamo fatto l’esperienza dell’ amore più forte dell’inimicizia. Ogni volta che ci riuniamo per l’Eucaristia rifacciamo questa esperienza di riconciliazione, da nemici ad amici di Dio. Questa è la nostra forza, per amare i nostri nemici, pregare per loro e assomigliare nella perfezione a Dio stesso, che “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” fino a sentirci “figli del Padre vostro che è nei cieli”. Buona Domenica!
Mi dispiace pensare che riuscire ad amare i nemici sia solo dei Santi. Credo che si possa perdonare,nel tempo, un nemico, se si ravvisano motivazioni che lo hanno spinto al gesto o alle parole, che ci hanno danneggiato o offeso, non dovute a cattiveria (ad es. malattia mentale).
RispondiEliminaPensiamo a quando si chiede ad una madre di perdonare e non odiare il rapitore, l'assassino, lo stupratore di sua figlia; quando più semplicemente, siamo oggetto di violenze psicologiche e fisiche per anni; quando la nostra vita cambia corso a causa di una persona che ci odia o che per invidia ci calunnia, danneggiando la nostra immagine.
Penso che il perdono sia un processo lungo e difficile di introspezione e di fede riservato a pochi eletti e mi dispiace credere che riuscire ad AMARE i nostri nemici "non sia di questo mondo". Come potersi avvicinare al perdono e aquesto tipo di amore per i più sconosciuto?
Questo Vangelo l'abbiamo utilizzato mercoledì scorso per la Lectio Divina. Molti dei presenti si sono trovati di fronte al messaggio sconvolgente della Parola: ama i tuoi nemici! ancora una volta Gesù traccia l'identikit del discepolo, senza sconti. Ci siamo interrogati sul nostro modo di seguire Gesù, su quante difficoltà troviamo a testimoniarla con i fatti e non con le intenzioni. Ci siamo confrontati su ciò che siamo e su ciò che Lui ci chiama ad essere. Come dici don Marco "consapevoli della nostra ritrovata amicizia con Dio,niente sarà impossibile". Un caro saluto dai volontari dell'ospedale Pertini. Luisa.
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