Bartolomè Esteban Murillo, Immacolata Colosal, 1652 - Museo delle Belle Arti Siviglia. |
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non
conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la
potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà
sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente,
nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese
per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me
secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.
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La
celebrazione della solennità dell’Immacolata Concezione valorizza il nostro
cammino di Avvento della speciale presenza di Maria, rendendolo così ancor più
intenso e compiuto.
La
colletta della odierna liturgia illumina il senso sia dell’Avvento che della
festa dell’Immacolata Concezione:
“O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito”.
Maria
è ‘Immacolata Concezione’ per
diventare una ‘degna dimora’ del
Figlio di Dio che viene in mezzo a noi. L’essere stata preservata dal peccato
originale non è un privilegio, ma la conseguenza dei meriti del Cristo morto e
risorto. Così Dio ha disposto per la realizzazione del mistero
dell’incarnazione.
Nel
tempo d’Avvento Dio prepara anche noi a diventare oggi una degna dimora del suo
Figlio, Gesù. Infatti, nella festa dell’Immacolata Concezione celebriamo una
insperata e definitiva sconfitta del male e di tutte le sue negative conseguenze
per la vita di ogni uomo, perché tolti di mezzo gli ostacoli altrimenti
insuperabili possiamo andare incontro al Signore che viene.
Il
racconto del castigo divino dopo il peccato originale della 1° lettura (Gen
3,1ss), ci porta molto lontano nel tempo, ma le sue immagini ci rappresentano
una realtà ben nota e quanto mai attuale per tutti noi, e cioè la nostra
condizione di peccatori. Gli esiti della disobbedienza di Adamo ed Eva sono
drammatici per l’uomo. Quando sente i passi di Dio nel giardino dell’Eden si
nasconde da lui per sottrarsi dalla sua presenza e dal suo sguardo, come se si
trattasse di un nemico, fino a rifiutare il suo amore. D’ora in poi tutta la
sua vita sarà condizionata dall’inganno diabolico, che gli impedisce di sentire
la vicinanza di Dio e, contrariamente da quanto gli era stato promesso, si
ritrova nell’impossibilità di dominare il diffondersi incontrollato del male.
Alla
condizione di peccatori, per l’uomo e la donna si assommano altri castighi che
non vengono elencati nel brano che abbiamo ascoltato, come la reciproca diffidenza
relazionale, la schiavitù del lavoro e tutte le altre sofferenze morali e
fisiche del vivere terreno.
Benedetto XVI ha definito il peccato originale “una goccia di veleno” che ammorba tutta l’esistenza e su di noi ha l’effetto di un pensiero secondo cui “… il male in fondo sia buono, che di esso, almeno un po', noi abbiamo bisogno per sperimentare la pienezza dell'essere”. Con il peccato originale il male sembra diventato qualcosa di necessario per essere autenticamente uomini. Un’affermazione che solo al pensarla ci ripugna. Eppure se abbiamo l’onestà di analizzare a fondo la nostra vita, ci accorgeremo che la nostra compromissione con il male alla fine è in qualche modo ‘voluta’, come se ce ne fosse l’esigenza per essere pienamente uomini o donne, soprattutto in questo nostro tempo. Non è forse vero che per omologare comportamenti personali e sociali eccessivi, e vanno ben al di là non solo dei dieci comandamenti, ma anche di quello che il buon senso comune del giusto, del vero e del buono ricorriamo alla categoria dell’ “umano”, come ad un denominatore comune che tutto giustifica?
Tutti
siamo quotidianamente testimoni della presenza del male in mezzo a noi e della
sofferenza che esso provoca, a volte nei panni delle vittime, altre volte
invece in quelli dei carnefici, dentro ad un circolo vizioso che ci risulta
impossibile spezzare. Il contagio del male non risparmia niente e nessuno.
L’uomo,
nella sua nudità, non vive più in armonia con il creato, lo inquina e ne
diventa vittima, madre natura si trasforma in una matrigna e la storia umana è
piena di ogni genere di atrocità genera sempre
nuova violenza e corruzione, cause a loro volta di ostilità, ingiustizie e
sopraffazioni senza soluzione di continuità. Per non parlare poi degli egoismi,
delle malizie e delle cattiverie che lacerano le relazioni interpersonali. A
questo triste quadro si aggiunge tutto quello che ci fa più paura, e cioè le
malattie, la morte e tutte le esperienze di perdita, materiali o morali
disseminate sulla nostra esistenza terrena.
Nessuno
sfugge al vortice distruttivo del male. E’ uno scontro impari. Ma la cosa
ancora più assurda è che ad innescare questo processo disgregativo sia stata la
complicità umana. Una volta attivato ci scopriamo incapaci ad interromperlo.
Egli procede autonomamente per produrre tutti gli effetti che purtroppo
conosciamo bene.
Non ci resta che fare eco all’apostolo Paolo che grida e ringrazia: “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!” (Rom 7,24-25). Sarebbe infatti una battaglia persa, se non fosse per l’infinita Misericordia di Dio Padre, che dopo aver pronunciato la condanna, immediatamente promette la salvezza: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15).
Questo versetto, comunemente noto come il ‘protoevangelo’, annuncia la venuta di Gesù Cristo e la sua vittoria sul male. In esso si fa anche esplicito riferimento alla “donna”, la Madre di tutti i viventi, e al suo pieno coinvolgimento in questo scontro nel gesto di schiacciare la testa del serpente. Soltanto per mezzo di Gesù Cristo e del suo sacrifico sulla croce, cioè soltanto per grazia di Dio, è stato possibile disinnescare questo processo diabolico di annientamento a cui sarebbe stata destinata l’intera umanità.
Maria, Immacolata Concezione, è la primizia e la certezza della vittoria contro il male. Maria è la “nuova Eva”, che dice “sì” a Dio sempre e soltanto per sua grazia, rendendo così possibile l’opera della redenzione, cioè la venuta di Gesù nel mondo, la definitiva sconfitta del male e il ritorno dell’uomo alla piena comunione con Dio. Per la sua connaturale solidarietà con ogni uomo, in quanto creatura, nella purezza di cuore di Maria e nella sua libertà dal peccato è anticipato il nostro “sì” a Dio e il nostro riscatto dalla condizione di peccatori. La sua “maternità” va ben oltre la generazione di Gesù, risolvendosi in una sollecitudine per ciascuno di noi, perché nessuno vada perduto (cfr Gv 6,12; 18,9). Una sollecitudine del tutto unica che predispone ciascuno di noi a ciò che chiediamo ogni giorno nella preghiera che Gesù ci ha insegnato: “sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra”.
La pietà popolare ha rappresentato l’Immacolata Concezione prendendo spunto in parte dal protovangelo, di cui abbiamo appena parlato, e in parte dalla visione dell’Apocalisse della “donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle” (Ap. 12,1). L’immagine che ne è derivata esprime due aspetti importanti della nostra esperienza spirituale, il sicuro riscatto dell’umanità da ogni legame con il male e la pienezza di grazia per il nostro altrettanto certo ritorno a Dio Padre. Simboli, che nella loro immediatezza, hanno la capacità di far sentire tutti partecipi di questo mistero. Nessuno di noi è nato senza peccato originale, ma in Maria, Immacolata Concezione, tutti ci riconosciamo orientati a quella beatitudine che rappresenta la sintesi e il vertice del nostro cammino di fede: “beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Maria, Immacolata Concezione è annuncio del trionfo del suo cuore immacolato, quando secondo i piani di Dio ella schiaccerà la testa del serpente.
In
questo giorno di festa facciamo nostra l’umile e fiduciosa preghiera con cui la
pietà popolare si rivolge a Maria, Immacolata Concezione, per invocare il suo
aiuto nei pericoli della vita di ogni giorno: O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te! Questa
nostra celebrazione in suo onore rafforzi la nostra speranza e ci ottenga il
suo materno aiuto nelle difficoltà quotidiane per vivere sempre in sintonia con
la divina volontà. Buona Immacolata a tutti!
don Marco Belladelli.
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