Juan Simon Gutierrez, Santa Famiglia, 1680. |
Festa della Santa Famiglia
di Gesù, Maria e Giuseppe
Il bambino cresceva,
pieno di sapienza.
Dal Vangelo secondo Luca (2,22-40)
Quando furono compiuti i
giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, (Maria e
Giuseppe) portarono il bambino (Gesù) a Gerusalemme per presentarlo al Signore
– come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro
al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani
colombi, come prescrive la legge del Signore.«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
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Il Natale è diventato nel corso del tempo anche festa della Famiglia più per ragioni culturali e sociali, che non per una diretta implicazione di questo particolare aspetto della vita con il mistero dell’incarnazione. E’ stato Papa Benedetto XV nel 1921 a istituire questa festa liturgica e ad estenderla a tutta la Chiesa, con l’intenzione di proporre alle famiglie cristiane l’esempio della Santa Famiglia di Nazareth come modello a cui ispirarsi per affrontare le crescenti difficoltà del vivere in famiglia, per le quali oggi parliamo di una vera e propria crisi di questa istituzione umana. Nonostante tutte le problematiche ad essa connesse, la Chiesa continua a considerare la famiglia un luogo privilegiato per l’incontro con il Signore Gesù, il Dio fatto uomo, e per l’educazione alla fede delle giovani generazioni.
La Santa Famiglia di Nazareth si presenta a noi in tutta la sua particolarità, dovuta alla presenza di Gesù, con cui i genitori, Maria e Giuseppe, devono continuamente fare i conti. In questo compito del tutto unico li aiuta la fedeltà a Dio, con il rispetto delle leggi antiche come vediamo oggi nel Vangelo, e la reciproca fedeltà allo specifico progetto divino nel quale sono stati personalmente coinvolti, cioè l’incarnazione del Figlio di Dio e la sua progressiva manifestazione al mondo. Il punto d’incontro della loro unione consiste ogni giorno nella piena disponibilità alla volontà divina, come disse Maria all’Arcangelo Gabriele in occasione dell’annunciazione: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Questa è la fonte della loro fede, speranza e carità, con cui, insieme alla preghiera e all’ascolto della parola, riescono a superare tutte le difficoltà e a vivere nella pace di Dio.
Senza aver la presunzione di offrire ricette che risolvono tutti i problemi connessi con la crisi della famiglia, la reciproca adesione dei coniugi al progetto di Dio su di loro, condiviso ogni giorno nella preghiera, penso possa essere una buona base di partenza per prevenire nella vita coniugale e nella famiglia conflitti e rotture irreparabili. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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