sabato 23 dicembre 2017

Il Vangelo della salute del 24/12/2017

Sandro Botticelli, Annunciazione, 1489-1490, Galleria degli Uffizi, Firenze. 
IV Domenica di Avvento “B”
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce
Dal Vangelo secondo Luca (1, 26-38).
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.

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Riascoltiamo il racconto dell’annunciazione a Maria, già proposto dalla liturgia nella festa dell’Immacolata Concezione. La preghiera della colletta però mette in relazione la fecondità di Maria con quella della Chiesa, perché sul suo esempio anch’essa diventi ‘Madre’ di una stirpe santa: “Dio grande e misericordioso, … concedi alla tua Chiesa la fecondità dello Spirito, perché sull'esempio di Maria accolga il Verbo della vita e si rallegri come madre di una stirpe santa e incorruttibile”, fecondità che dipende unicamente dalla qualità del nostro rapporto con Dio.
L’attualizzazione del mistero dell’incarnazione, compiutosi con il “” di Maria e nel quale Dio realizza un piano di salvezza per tutta l’umanità, trae origine dal coinvolgimento della Chiesa.  Per essere oggi e sempre “madre di una stirpe santa e incorruttibile”, essa, e noi con lei, dobbiamo abbandonarci a Dio nella fecondità nello Spirito come Maria.  
La prima lettura, che racconta l’impegno di Dio per rendere stabile la casa e il regno di Davide, ci orienta a prestare più attenzione all’opera di Dio, piuttosto che concentrarci su noi stessi, di fronte alla quale con Maria ci chiediamo come sia possibile che si realizzi anche per noi un incontro simile a quello che ella ha avuto? Secondo quali modalità? Con quali conseguenze concrete?
Ci viene in aiuto il Concilio Vaticano II che al n. 22 della Costituzione pastorale sul mondo contemporaneo, comunemente nota come “Gaudium et Spes” recita:
“In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm 5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione. … Egli è «l'immagine dell'invisibile Iddio » (Col 1,15) è l'uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata per ciò stesso essa è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime.
Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo.”.
Tre sono le affermazioni importanti di questo testo conciliare.
Prima di tutto che Gesù Cristo, nuovo Adamo, oltre a svelare il mistero del Dio uno e trino, svela anche pienamente l'uomo a se stesso’.
Seconda affermazione: in lui la natura umana non è annientata, ma innalzata a una dignità sublime.
Infine ancora più sorprendente è dichiarare che Gesù in un certo modo ha unito a sé ‘ogni uomo’. 
Ancora una volta, nella sua magnanimità, Dio ci stupisce. La fecondità dello Spirito consiste quindi nel superare tutte le nostre resistenze per accogliere con cuore aperto Gesù, modello e salvezza di ogni uomo. Come non provare grande e vera gioia nel profondo dell’anima di fronte a tanta grazia? Soltanto se scendiamo a questa profondità per lasciarci innalzare all’incontro con Dio saremo sottratti dal rischio di vivere un Natale banale e inquinato dal consumismo, ridotto ad una sagra dei buoni sentimenti, maschera di un egoismo che rimane intatto, se non ancora più forte. 
Possiamo già augurarci: Buon Natale! Che sia un vero incontro con Cristo.
don Marco Belladelli

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