sabato 17 agosto 2013

Il Vangelo della salute del 18/08/2013

Shahbaz Bhatti
don Pino Puglisi
   
Mons. Oscar Romero
   XX Domenica del tempo Ordinario “C”
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.
Dal Vangelo secondo Luca  (12, 49-57).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia", e così accade.
E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Parola del Signore.
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Gesù continua a parlare ai discepoli e il tema rimane ancora l’accoglienza del regno come dono del Padre: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno” (12,32).
Gesù ricorre all’immagine del fuoco per paragonare la sua missione ad un incendio che si diffonderà su tutta la terra. Il fuoco evoca l’opera dello Spirito Santo, che dispone il cuore degli uomini ad aprirsi al dono di Dio. In altri contesti ha il significato del giudizio divino, oppure della purificazione. Ricordiamo il fuoco eterno della Geenna, o il fuoco che brucerà la zizzania al tempo del raccolto.
Ma ciò a cui si riferisce ora Gesù a che fare con quello che aveva detto il Battista quando aveva parlato di un “battesimo di fuoco” (Mt 3,12). E’ questo il battesimo che angoscia Gesù “finché non sia compiuto!”.Quel fuoco sarà appiccato dopo che Gesù sarà stato immerso nell’abisso della morte. Un’angoscia che anticipa quella del Getsemani, descritta da Luca come una vera e propria lotta finale tra Gesù e satana.
Se questo è il prezzo pagato da Gesù per “darci il regno del Padre”, non dobbiamo meravigliarci che l’accoglienza del regno comporti anche per noi lotte, divisioni e conflitti, per fino dentro lo stesso nucleo familiare.
Ogni giorno e più volte al giorno preghiamo: “venga il tuo regno!”.  Nello stesso tempo, più o meno consapevolmente, ne ostacoliamo la venuta, resistendo e opponendoci alla grazia che Dio ci dona. Penso alla nostra poca docilità spirituale, perché preghiamo poco e male; siamo poco disponibili all’ascolto della parola di Dio, superficiali e indifferenti nella vita sacramentale. Penso alle nostre rigidità psicologiche che ci condizionano moralmente. Per non parlare poi dei condizionamenti sociali e culturali a cui siamo sottoposti, soprattutto in questo nostro tempo di dittatura del relativismo, dove la ricerca del vero e del bene diventa sempre più difficile. Ecco perché l’adesione al regno richiede scelte che inevitabilmente comportano divisioni e conflitti.
A questo punto Gesù si rivolge alla folla e usando un esempio di tipo meteorologico in modo retorico chiede: “come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?”. Naturalmente il “segno giusto che dobbiamo riconoscere è lui, Gesù, e la sua missione. Ricordiamo anche le parole di Gesù quando dice “Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta” (Mt 12,39). Il primo segno di Dio che dobbiamo accogliere è il mistero della persona e dell’opera del Signore Gesù in mezzo a noi. Per lui, con lui e in lui comprenderemo e accoglieremo tutti gli altri segni che Dio ci offre quotidianamente per la nostra salvezza.
Davanti a questo monito non posso non ricordare quello che Papa Francesco disse ai Cardinali il giorno seguente la sua elezione:
Terzo, confessare. Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.” (14/03/2013).  
Benedetto XVI nell’introduzione al 1° volume di Gesù di Nazaret, afferma che il Signore Gesù, così come ce lo presentano i Vangeli, è “una figura sensata e convincente”.
Questa sarà la discriminante nella lotta contro l’apostasia che presto si scatenerà all’interno della Chiesa.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
  
 

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