martedì 13 agosto 2013

Il Vangelo della salute del 15/08/2013

La Madonna della Lizza, venerata nel santuario omonimo in Alezio (LE).
Il Vangelo della Salute
nella solennità dell’Assunzione della B. V. Maria.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente.
 Dal Vangelo secondo Luca,  1, 39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore.
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Con l’assunzione di Maria in cielo in anima e corpo, la Chiesa celebra la piena e totale partecipazione della Madre al mistero del Figlio. Come dice la liturgia, Maria, dopo la morte, non ha conosciuto “la corruzione del sepolcro” (prefazio proprio), ma è passata subito alla beatitudine del paradiso. Unita a Gesù nel momento della nascita e della passione, lo è anche nel momento della gloria. In questo contesto si rivela anche la grandezza della sua persona.
Ora conosciamo e contempliamo senza più nessun impedimento “la pienezza di grazia” di cui Dio l’ha colmata fin dal suo concepimento, la fede con cui ella ha accolto questi doni e la missione che ha svolto, totalmente unita al Figlio, in un modo unico e perfetto, per la salvezza dell’umanità intera.
Sempre la liturgia la esalta come “primizia e immagine della Chiesa” e “segno di consolazione e di sicura speranza” (prefazio). La festa di oggi è soprattutto giorno di Speranza cristiana che si alimenta della certezza delle promesse divine. Pensare al paradiso, desiderarlo, guardare alle realtà ultime della nostra vita non è fuggire dal mondo, ma ci fa bene! Ci rende più liberi e più capaci di dare tutto, fino in fondo, perché questo mondo assomigli sempre più al regno di Dio. E’ l’unico modo per vincere la paura della morte, il vero grande tabù di tutti i tempi e soprattutto dei nostri giorni. Se è vero che siamo inesorabilmente in cammino verso di essa, è altrettanto vero che soltanto passando attraverso di essa raggiungeremo questo stato di beatitudine.
Come dice s. Paolo nella II lettura della liturgia della vigilia: “Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità” (1Cor 15,54), la nostra vita è un viaggio verso l’incorruttibilità e l’immortalità. Insieme con Maria guardiamo fiduciosi al nostro futuro, nel quale è preparato anche per noi una gloria proporzionalmente identica a quella della Beata Vergine.
Immortalità e incorruttibilità riguardano anche il nostro corpo, la dimensione più problematica di tutto il nostro essere. Nessuno di noi può pensarsi al di fuori di esso. Che cosa non si fa per questo povero corpo, destinato alla corruzione del sepolcro, perché duri il più a lungo possibile e sia prestante e gradevole per noi e per gli altri. Questo è l’annuncio sconvolgente presente nella celebrazione di oggi: chi lo consegnerà alla gloria imperitura dell’immortalità non sarà la perizia del bisturi del più bravo chirurgo estetico di questo mondo, ma la GRAZIA di Dio. Niente va perduto di quanto Dio ha creato, nemmeno la realtà tanto pesante e contraddittoria della nostra corporeità, per noi occasione di grandezza e di miseria, ma luogo di presenza divina in noi. Un tema, quello della risurrezione della carne, che meriterebbe ben altra attenzione.
Infine che ci sta a fare Maria in Paradiso? Il suo essere “primizia” significa che la sua missione non è finita. Come può una Madre stare tranquilla finché non vede tutti i suoi figli al sicuro? Così è di Maria. Noi sappiamo che non possiamo farcela da soli. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio; ed Ella sta presso Dio appositamente per intercedere, giorno e notte, per ciascuno di noi. Che altro significano le sue apparizioni e i relativi messaggi, che soprattutto in questi ultimi due secoli hanno costellato la storia dell’umanità, se non questa sua sollecitudine materna, perché nulla vada perduto.
La devozione a Maria è per noi come una marcia in più, di fronte alle difficoltà del vivere, soprattutto di questi ultimi tempi, nel nostro cammino di fede verso la salvezza.
Allora con S. Elisabetta anche noi gridiamo: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! … E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore.”.
Buona festa dell’Assunta, dovunque voi siate!
don Marco Belladelli.

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