Immagine della Madonna della Grotta, venerata nella chiesa parrocchiale di Praia a Mare. La statua originale si trova nel santuario omonimo. Ogni 15 Agosto si celebra con solennità la sua festa. |
Solennità dell’Assunzione della B. V. Maria,
S. Messa vespertina della vigilia.
Beato il ventre che ti ha portato!Dal Vangelo secondo Luca (11,27-28)
In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Parola del Signore.
S. Messa del giorno.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente.
Dal Vangelo secondo Luca, 1, 39-56In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Parola del Signore.
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La
solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria è preceduta da una
celebrazione vespertina con letture proprie. Secondo Luca una donna in mezzo
alla folla esce con una esclamazione di beatitudine per colei che ha generato e
allattato Gesù: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Gesù risponde
in un modo che sembra voler rettificare quanto detto dalla donna, indirizzando
la beatitudine a coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano, cioè ai
discepoli: “Beati
piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”. Di fatto Maria
è la prima vera discepola, perché la sua grandezza non si fonda tanto sul
privilegio della maternità divina, ma principalmente sull’aver accolto la
Parola di Dio ed averla osservata, fino al punto che in lei si è fatta carne.
Infatti, nel brano evangelico della liturgia del giorno, Elisabetta saluta
Maria dicendo: “E
beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). Un
atto di fede che è all’origine di tutte le virtù e le grazie che noi contempliamo
e veneriamo in Maria. Quel suo “fiat” non è altro
che la sintesi di tutta la sua vita, vissuta in piena comunione con Dio. E’
stata totalmente partecipe della vita e della missione del Figlio, fino al suo
compimento, cioè fino ad essere associata alla sua gloria immediatamente dopo
la morte, come ultimo dono di grazia, evento al centro della nostra
celebrazione. Sono tanti gli spunti che questa festa ci offre. Oggi vorrei
soffermarmi a riflettere quanto sia importante per un cristiano pensare al proprio
destino di gloria in Paradiso. Non è facile oggi sentir parlare del Paradiso e
tanto meno vederlo come prospettiva ultima della propria vita. Ricordo invece che
il mio vecchio parroco, secondo uno schema di retorica pre-conciliare,
immancabilmente concludeva tutte le sue omelie con un riferimento esplicito
alle realtà future. Soprattutto noi ragazzi si ironizzava benevolmente su quel
finale, segno inequivocabile che la predica era giunta al termine. Era però
come una goccia che scava il marmo. Il costante e continuo richiamo alle realtà
celesti, permetteva ai fedeli di immaginare per sé questo orizzonte ultimo di
speranza a cui siamo tutti destinati. Oggi invece rischiamo di scambiare questa
nostra realtà terrena per il traguardo della nostra vita. Perdere di vista
questo orizzonte vitale, è causa di gravi patologie spirituali, prima fra tutte
l’immoralità e l’amoralità dilaganti, e a seguire l’insicurezza, le ansie
esistenziali, i comportamenti ispirati al neopaganesimo e le superstizioni. Anche
l’impegno di chi vuol rimediare ai mali dei nostri giorni alla fine risulta
equivoco: “Così, pur essendo
necessario un continuo impegno per il miglioramento del mondo, il mondo
migliore di domani non può essere il contenuto proprio e sufficiente della
nostra speranza. E sempre a questo proposito si pone la domanda: Quando è «
migliore » il mondo? Che cosa lo rende buono? Secondo quale criterio si può
valutare il suo essere buono? E per quali vie si può raggiungere questa
«bontà»?” (Benedetto XVI, Spe salvi n. 30). Uno dei messaggi della festa di oggi è che il
Paradiso, cioè la pienezza della vita, è l’ultima e definitiva grazia che Dio
riserva ai suoi figli. Con la fine della nostra esistenza terrena e il
superamento delle sue contraddizioni, riceviamo in dono la visione diretta di
Dio, la vita che dura per sempre e la piena e perfetta armonia con noi stessi,
con i fratelli e con il creato. Questa è la nostra gloria, questa è la nostra
beatitudine. Ora, la speranza di un traguardo tanto straordinario è il
fondamento per un’autentica libertà interiore, rispetto a tutte le realtà umane
di cui rischiamo di diventare schiavi e vittime, e la ragione per un impegno di
vita più evangelico. Come dice san Paolo: “La
speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri
cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.” (Rom 5,5).
Vivere di questa Speranza non significa essere degli illusi e neppure delle
persone che vivono fuori dal mondo, ma esservi più profondamente radicati e,
forti di quella libertà interiore che la grazia del Vangelo ci ottiene, essere
in grado di dare tutto noi stessi e il meglio di noi, come ha fatto Gesù e come
ha fatto Maria. Oggi veneriamo Maria Santissima Assunta in cielo, la
contempliamo splendente nella gloria del paradiso. In questa particolare
circostanza ella ci rivela quello che è il
più grande desiderio del suo cuore di Madre, quello di poter avere con
sé tutti i suoi figli. Buona festa dell’Assunta, dovunque voi siate!
DON MARCO BELLADELLI.
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