Marc Chagal, La cena di Emmaus. |
XIX Domenica del Tempo Ordinario, “B”.
Io
sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 41-51) In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore.
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I Giudei muovono una nuova obiezione a Gesù, non di natura logica.
Essi “mormorano” contro di lui. E’ cambiato lo stato d’animo.
Non sono più disposti ad ascoltarlo, né tanto meno a seguirlo dove li vuole
condurre. Gesù ha detto di essere “disceso dal cielo”. Il
problema è la sua origine divina. Ritroviamo le stesse riserve degli abitanti
di Nazaret di qualche domenica fa: ma chi si crede di essere? Di lui conosciamo
tutto, padre, madre, fratelli, sorelle, vita morte e miracoli. Gesù risponde
descrivendo la fede come un essere attratti da Dio e un lasciarsi
ammaestrare da Lui. La fede va oltre l’evidenza. L’esperienza della fede è
la scoperta della possibilità di ascoltare il Padre e di imparare da Lui,
allo stesso modo come Adamo ed Eva sentivano i passi di Dio nel giardino
dell’Eden (Gen 3,8). La possibilità di fare parte di realtà sempre nuova e
straordinariamente sorprendente, nella quale Dio si concede a noi, senza che ci
sentiamo come degli estranei, né dei privilegiati e tanto meno delle persone
fuori dal mondo. Citando i profeti, Gesù afferma “E
tutti saranno ammaestrati da Dio”. L’incontro con Gesù, “colui
che viene da Dio”, è la via che ci conduce a Dio. Gesù riprende a parlare del segno
del pane per approfondirne il significato ed allargare i confini della
rivelazione del mistero della sua persona: “Io sono il pane vivo,
disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che
io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Tutti noi abbiamo
esperienza del cibo materiale e, nel bene e nel male, ne conosciamo
l’importanza, ma non siamo altrettanto consapevoli che “Non di solo pane vivrà l'uomo” (cfr Mt
4,4). Oltre al pane abbiamo bisogno di un altro cibo per la nostra anima, la
dimensione divina ed eterna della nostra persona. Gesù si offre a noi come “il
pane vivo, disceso dal cielo”, come “carne
per la vita del mondo”. Se siamo convinti che la vita è dono di Dio, e che da Lui
veniamo e a Lui torniamo, come possiamo fare a meno di questo pane vivo disceso dal cielo? Gesù,
facendosi uomo e offrendo se stesso per amore nostro, attraverso il pane
eucaristico si fa nostro cibo, perché possiamo nutrire la nostra anima di
eternità, fino a quando vivremo unicamente e pienamente della sua stessa vita
divina. Buona
Domenica! DON MARCO
BELLADELLI.
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