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Istanbul, secolo XIV |
XVIII Domenica del Tempo Ordinario, “B”.
Chi viene a me non avrà fame, chi crede in me non avrà sete, mai!
Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 24-35)
In quel tempo, quando la
folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle
barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono
di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché
avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete
saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane
per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il
Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».
Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha
mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale
opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta
scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In
verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è
il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è
colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io
sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non
avrà sete, mai!». Parola del Signore.
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Coloro che
hanno mangiato i pani e i pesci, cercano Gesù. Lo trovano a Cafarnao, sulla
sponda opposta del mare di Galilea rispetto al luogo in cui era avvenuta la
moltiplicazione. La folla, che non lo aveva visto salire sulla barca con i
discepoli, gli chiede: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Con questa
domanda comincia un lungo dialogo tra Gesù e i Giudei nella sinagoga di questo
villaggio(v. 59), noto come “il discorso del pane di vita”. Oltre
al luogo, Giovanni ci aveva già dato anche un’indicazione di tempo, ricordandoci che tutti questi avvenimenti si svolgono nei
giorni prossimi alla Pasqua (cfr v. 4). Il segno del pane e ciò che ora viene
detto va compreso nell’orizzonte della Pasqua di Cristo. Gesù non soddisfa la
loro curiosità. Sa che essi lo cercano soltanto perché hanno mangiato i pani e
si sono saziati e vorrebbero assicurarsi
un tale privilegio per sempre, tanto da essere pronti addirittura a proclamarlo
loro re (cfr v.15). Gesù smaschera le loro intenzioni, per dissociarsi subito
da esse. Non vuole essere scambiato per il tribuno di turno, che con gesti
demagogici conquista facilmente il consenso della folla, per un vantaggio
personale e magari anche politico. Non è certo questo il fine della sua missione,
come dirà a Pilato durante il processo: “Il
mio regno non è di questo mondo” (Gv 18,36). Egli invece risponde
rivelando il vero significato del segno del pane, mettendolo in rapporto al
mistero della sua persona e alla missione che è venuto a compiere. Dopo aver
superato l’insidioso pericolo di essere scambiato per un agitatore di folle,
Gesù pone ai suoi interlocutori la questione fondamentale per chiunque lo
avvicini: credere che lui è “il Figlio dell'uomo” sul quale “il
Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Essi capiscono subito dove egli
vuole andare a parare con questi discorsi, tanto che, facendo riferimento a
Mosè, che nel deserto aveva dato la manna come cibo ai loro padri, gli chiedono
un segno come inviato dal Padre, una prova provata su cui fondare il loro atto
di fede in di lui. Gesù ribatte: “Non Mosè vi ha dato il pane
dal cielo, ma il Padre mio vi da' il pane dal cielo, quello vero”. Ma visto
il riproporsi dell’equivoco della ricerca di un cibo materiale, gratuito ed
abbondante, come è avvenuto in
occasione della moltiplicazione dei pani e ei pesci, Gesù afferma con chiarezza
e a scanso di altri possibili fraintendimenti: “Io
sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non
avrà più sete”. Nel segno del pane Gesù rivela la sua vera identità e la sua missione.
Egli è colui che è venuto per sfamare e dissetare l’uomo per sempre. A noi
basta questo segno per sentire la sua viva presenza in mezzo a noi? E’ davvero
questo il cibo che ci fa sentire sazi di tutto e per sempre? Domande che fanno
appello alla nostra fede nel Figlio di Dio e alla nostra esperienza di Gesù nel
nostro quotidiano. Buona Domenica!
DON MARCO BELLADELLI.
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