El Greco, “San Giovanni Battista”, 1597-1607, particolare. San Francisco, Legion of Honor Museum |
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Dal Vangelo secondo Luca ( 3,1-6)
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era
governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo
fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca
dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su
Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parola del Signore.
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La seconda d’Avvento è sempre la Domenica del Battista, con i suoi richiami alla conversione ci accompagna al Natale. Per presentarlo Luca parte addirittura dall’imperatore romano, Tiberio, e passando da Pilato, Erode e i sommi sacerdoti del tempo, arriva fino a Giovanni, figlio di Zaccaria, che nel deserto accoglie la parola di Dio. Un evento dalla portata universale, molto più importante di tutto quello che accade nei palazzi del potere. ‘La parola di Dio che viene su Giovanni’ è già parte dell’opera di salvezza divina, per la quale “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.
Tutto il nuovo Testamento presenta il Battista come il profeta di cui ha parlato Isaia, quando a proposito del ritorno degli esuli da Babilonia, aveva annunciato: “Voce … che grida nel deserto”. E’ lui il nuovo Elia (cfr. Lc 1,17), che secondo la tradizione d’Israele avrebbe preceduto la manifestazione del Messia. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, l’antico Testamento non è stato un fallimento generale. Giovanni, con Maria, Elisabetta, Zaccaria e tanti altri personaggi che incontriamo nei primi due capitoli di Luca e in tutti e quattro i Vangeli, fanno parte di quel “resto d’Israele”, cioè di quel gruppo di persone, che Dio si era riservato all’interno del popolo per realizzare le promesse messianiche. Non sono persone importanti, ma semplici, umili e “giuste”, cioè fedeli all’antica alleanza, e per questo capaci di accogliere la Parola di Dio che “viene” nel mondo. Per realizzare la sua opera di salvezza Dio conta su di loro, e non sui grandi della terra. Come per lo Spirito Santo sceso su Maria (cfr Lc 1,35; 3,22), il ministero del Battista inizia quando “la parola di Dio” scende su di lui, la chiamata del profeta coincide con il momento storico favorevole (cfr. 2Cor 6,2) per la realizzazione dell’opera di salvezza di Dio. Infatti soltanto da quel momento in poi Giovanni cominciò a percorrere tutta la regione del Giordano, “predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”.
La 1° lettura del profeta Baruc e la citazione di Isaia nel vangelo si rivolgono agli esiliati d’Israele a Babilonia, cioè persone stanche, sfiduciate, deluse e amareggiate dalla dura realtà del presente, senza nessuna speranza di poter ritornare in patria per ritrovare ciò che avevano lasciato e ricostruire ciò che era andato distrutto. Gli interlocutori del Battista non sono poi tanto diversi. Israele è ormai da secoli oppresso da popoli invasori e non può nemmeno coltivare il sogno di un riscatto da queste dominazioni. Da tempo immemorabile non c’è più un profeta in mezzo al popolo, come se Dio si fosse completamento dimenticato delle sue promesse. Il popolo è guidato dai sacerdoti, occupati a far politica e pronti a qualsiasi compromesso con i Romani, ma completamente disinteressati del popolo e della sua fedeltà a Dio.
Se si eccettuano
qualche fiammata emotiva per qualche evento occasionale, l’andazzo generale di
oggi è caratterizzato da un individualismo quanto mai radicale ed esasperato. Un
ripiegamento su se stessi che genera ansie, angosce e paure. Insomma gente
senza speranza, preoccupata soltanto del mantenimento dello status quo raggiunto. Per questo Papa
Francesco continua a gridare: “Non
lasciatevi rubare la speranza!”. Quella speranza che nasce nel cuore di
ogni uomo, quando come per il Battista, siamo pronti ad accogliere in noi la Parola di Dio. Se l’Avvento consiste
in un percorso di elevazione per recuperare la grazia del nostro rapporto con
Dio, questo comincia dall’ascolto della Parola di Dio. Soltanto in questo dialogo Dio torna ad essere il “Dio personale” da cui sono fuggiti i
nostri Progenitori e la nostra vita di
fede viene riscattata da tutte le
rappresentazioni riduttive in cui l’abbiamo costretta.
Il Battista, con tutta la sua forza carismatica, ci ricorda che la nostra elevazione spirituale consiste nell’accogliere totalmente la sfida della fede, in tutta la sua radicalità, senza sconti, facilitazioni, scorciatoie e insignificanti banalizzazione sul genere del buonismo universale. Ogni uomo che accoglie seriamente la Parola di Dio è segno di salvezza e di speranza per tutti: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. Ancora buon Avvento a tutti! … e buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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