Presepe in piazza S. Pietro - Natale 2021 |
S. Messa della Notte
Oggi è nato per voi il Salvatore
Dal Vangelo secondo Luca
(2,1-14).
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento
di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era
governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria
città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla
città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla
famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era
incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una
mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Parola del Signore.
-------------------------------------------------------
La liturgia del giorno di Natale si sviluppa in quattro celebrazioni diverse: della vigilia, della notte, dell’aurora e del giorno. Tralasciamo quella della vigilia, la meno considerata e cominciamo con il commento alla S. Messa della notte.
La canzone di S. Alfonso Maria de’ Liguori “Quanno nascette Ninno”, da cui fu tratta la più famosa e popolare “Tu scendi dalle stelle”, attesta l’antica la tradizione di recarsi in chiesa nel cuore della notte per celebrare il mistero della nascita di Gesù. Quella notte - dice S. Alfonso - era così luminosa che “pareva miezojuorno...”.
Anche noi continuiamo a uscire di casa nel cuore della notte, sfidando le tenebre, e non soltanto quelle fisiche, per accogliere la luce del “mistero nascosto da secoli, ma ora manifestato ai suoi santi” (Col 1,26). Seguiamo Giuseppe, che in ossequio al bando imperiale del famoso censimento, secondo il quale ognuno doveva farsi registrare nella sua città di origine, “dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta”. Cesare Augusto con la sua decisone ha determinato le condizioni della nascita di Gesù, ma in tutta la sua grandezza e potenza non si è accorto di nulla, e cioè che in quell’oscuro e lontano angolo dell’impero romano si stava realizzando l’evento più grande che la storia abbia mai conosciuto, Dio che si fa uomo. In quella nascita, apparentemente comune a quella di tanti uomini, si compivano le promesse dei Profeti tanto attese dal popolo d’Israele.
L’Evangelista Luca descrive la nascita di Gesù con una semplicità disarmante: “Maria … diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.”. Tre frasi di semplice cronaca, nelle quali descrive gesti altrettanto comuni di una qualsiasi madre attenta al proprio neonato, apparentemente incapaci di rivelare un mistero tanto grande. Quanto inchiostro si spreca oggi, nell’era della comunicazione per eccellenza, per eventi che lasciano il tempo che trovano. Fari accesi, microfoni aperti, ingenti risorse, e non soltanto umane, con frotte di cronisti in stato d’assedio per suscitare un po’ di curiosità morbosa, qualche emozione e poco più, per qualcosa che lascia il tempo che trova …
Da parte di san Luca invece nessuna enfasi, né retorica, ma semplicemente il mistero di Maria che ha partorito suo figlio, “il primogenito” di tutta la creazione (Col 1,15), come dirà S. Paolo, colui che era prima di me (Gv 1,30), come ci ha detto il Battista nelle Domeniche di Avvento, colui che era fin dal principio (Gv 1,1), come ci dirà nella liturgia del giorno di Natale l’evangelista Giovanni nel suo prologo. Insomma, non un uomo qualsiasi, ma il Figlio di Dio fatto uomo.
Le fasce servono per proteggerlo. Un neonato non può provvedere a se stesso. Nella sua fragilità ha bisogno di essere nutrito, lavato e soprattutto amorevolmente custodito. Anche il Figlio di Dio ha bisogno di tutto questo. Quelle fasce sono anche annuncio del sudario e delle altre bende che avvolgeranno il suo cadavere nel momento della morte, dalle quali sarà liberato non per mano d’uomo.
In attesa di farsi cibo di vita eterna per tutta l’umanità (Gv 6,51), Gesù Bambino dorme nella mangiatoia, in un anfratto di quel caravanserraglio, dove Maria e Giuseppe hanno trovato rifugio per un evento tanto importante. Per terra avrebbe corso il rischio di essere calpestato dagli animali. In quella mangiatoia il Figlio di Dio sta sospeso a mezz’aria, tra cielo e terra, perché per lui e i suoi genitori “non c’era posto nell’alloggio”. Un segno dell’ostilità umana e terrena che fin da ora lo attornia con aria minacciosa. Come non ha trovato posto allora neanche nella più malandata locanda della terra, così anche oggi il Figlio di Dio trova davanti a sé ancora tanta indifferenza ed ostilità.
Gli Angeli indicano ai pastori proprio le fasce e la mangiatoia come segni per riconoscere il “salvatore, il Cristo Signore”. Fragilità e ostilità umana restano anche per noi i segni attraverso i quali riconoscere l’Emanuele, il Dio con noi. Nella luce di questo evento Cielo e terra si congiungono, ma soprattutto Dio e l’uomo si uniscono molto di più di quanto lo siano stati fin dall’inizio della creazione. Affrettiamoci anche noi, cari amici, e guardiamoci bene intorno, perché anche oggi là dove c’è fragilità e ostilità ingiustificata contro il Bene troveremo il Dio fatto uomo, il nostro Salvatore. Allora il buio della notte si trasformerà nella luce splendente di mezzogiorno!
Cari amici, sorelle e fratelli che avete la bontà di leggermi,
Buon Natale con tutto il cuore !!!
don Marco Belladelli
Nessun commento:
Posta un commento