Michelangelo Merisi da Caravaggio, Adorazione dei Pastori, 1609 – Museo Regionale, Messina |
Solennità del Natale
di Nostro Signore Gesù Cristo.
S. Messa dell’aurora.
I pastori trovarono Maria, Giuseppe e il bambino.
Dal Vangelo secondo Luca (2,15-20)
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori
dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato
nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato
detto loro.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Parola del Signore.
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Il brano evangelico della S. Messa dell’aurora è la continuazione di quello della notte. Dopo l’apparizione e l’annuncio degli angeli, i pastori vanno a vedere “questo avvenimento”. Lo riconoscono dal segno che era stato loro indicato: “Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia”. Dal canto loro, i pastori riferiscano “ciò che del bambino era stato detto loro”, suscitando lo stupore e la meraviglia di tutti i presenti. Il brano si conclude con le lodi a gloria di Dio per tutto quello che hanno visto e riconosciuto come opera sua.
Quella dei pastori è la nostra stessa prospettiva. Anche a noi, come a loro, viene annunciato un’ avvenimento. Anche noi, come loro, viene offerto lo stesso segno da interpretare: un uomo e una donna, con accanto a sé il figlio appena nato. Nel segno che ci sta davanti dobbiamo riconoscere la realtà dell’evento, il suo valore ed il suo significato. Tutto questo è opera di Dio o è semplicemente “natura”? E’ davvero l’aurora della salvezza per tutta l’umanità, o soltanto un altro uomo che si aggiunge ai tanti miliardi che hanno calpestato e continueranno a comparire sulla terra? Siamo davvero davanti al Figlio di Dio, fatto uomo, o si tratta di una delle tante illusioni della storia umana?
Nonostante le luci, i colori, le emozioni e i sentimenti più nobili con cui nel corso della storia abbiamo cercato di camuffare la celebrazione del Natale a nostro uso e consumo, la sua sostanza è e rimane fondamentalmente un evento della fede, senza della quale tutto perde senso. Ed è per quella fede che ogni anno, come gli anonimi pastori di turno, siamo condotti davanti alla grotta di Betlemme, per confrontarci con il mistero del il bimbo avvolto in fasce, il Dio fatto uomo.
Dio si nasconde perché vuole essere cercato per un incontro che si trasformi in una alleanza di amore, non di moralismo, né tanto meno di arida dottrina, ma per un incontro d’amore. La via, il metodo che ci viene indicata per entrare dentro a questo mistero è sempre quella dell’umiltà e dell’amore. E’ lo stesso umile atto di obbedienza chiesto ai nostri Progenitori, Adamo ed Eva, e che essi non sono stati in grado di offrire a Dio.
Per noi è diverso, perché il segno che ci sta davanti è molto più che un ‘aiutino’. Oltre a confermarci nella fede, nel segno si realizza un incontro di comunione, che poi si sviluppa in una missione. Entrando in sintonia con l’umiltà di questo bambino, che giace in una mangiatoia, egli ci condurrà nel profondo di noi stessi, a quella semplicità e umiltà, vere dimensioni della nostra umanità, per un assenso alla verità e alla grazia con cui Dio ci ha creato e salvato, gesto affettuoso di un docile abbandono in Dio.
Come dice l’autore della lettera agli Ebrei, in quel segno Dio ci parla:
“Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.” (Ebr 1,1ss).
Siamo davanti a qualcosa che per grandezza e straordinarietà non può essere paragonato a nessun altro evento. Come si fa a non lasciarsi contagiare dalla gioia che sprigiona da questo giorno? Come si può tacere un annuncio tanto importante per tutti gli uomini? Uniamoci ai pastori, agli Angeli e ai Santi e a tutte le creature dell’universo nella lode a Dio. Ancora Buon Natale! cari amici, chiunque voi siate e dovunque vi trovate.
don Marco Belladelli
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