Perugino, Le nozze di Cana. |
II
Domenica del Tempo Ordinario “C”
Così
Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea.
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre
di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei,
contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite
d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora
prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene
portarono. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore.
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Da
Lunedì scorso fino a Mercoledì delle Ceneri siamo nella 1° parte del Tempo
Ordinario. Come abbiamo ricordato domenica scorsa, il racconto delle nozze
di Cana è uno dei tre episodi in cui si articola la celebrazione dell’Epifania.
Per Giovanni evangelista, infatti con questo miracolo Gesù “manifestò
la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.
Quello
di Cana sembra essere un miracolo un po’ gratuito. A che serve offrire vino
buono in abbondan za alla fine di un
banchetto nuziale, quando gli invitati hanno già bevuto molto? Nel contesto
nuziale Gesù si trasforma da invitato a vero sposo e le nozze celebrate sono
quelle di Dio con l’umanità. La sua presenza tra gli uomini è presenza stessa di
Dio. Attraverso il segno dell’acqua cambiata in vino si manifesta l’inizio dell’opera
di salvezza divina. L’uomo e Dio ritrovano la via della comunione in un modo
tanto concreto e tanto forte, come mai avremmo immaginato. Questa allora è la
vera ragione della festa. L’intervento di Maria, che sembra quasi spingere un
Gesù reticente a fare il miracolo, ha il valore e il significato di un
discernimento del momento storico in cui questo mistero di salvezza deve
manifestarsi. E’ lei ad informare il Figlio che uomini ormai “Non
hanno più vino”. E’ sempre lei ad invitare i servi a fare “quello
che vi dirà”.
Davanti
a questo particolare, come non pensare ai tanti interventi di Maria a nostro
favore, verificatisi in questi ultimi due secoli della nostra storia recente, a
cominciare dall’apparizione a S. Caterina Labourè (Parigi 1830) con la consegna della Medaglia
miracolosa, passando per Lourdes e per Fatima, fino a quelle dei nostri
giorni? Il messaggio che ci viene dalla presenza di Maria tra di noi è sempre quello
di un richiamo celeste a fare con
più serietà ciò che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo, perché “nel
frattempo è venuto a mancare il vino”. Mai periodo storico è stato
caratterizzato dal superbo abbandono di
Dio da parte dell’uomo come ai nostri giorni. Da quando è stato eletto Papa, Benedetto XVI
va ripetendo che Dio è “di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza
e dalla coscienza umana”, tanto che non abbiamo più né forza né energie
spirituali per il presente e siamo del tutto disorientati per il futuro.
Non
è mia intenzione fare del terrorismo psicologico, ma credo sia opportuno fermarsi
a riflettere sui tempi che stiamo e sui segni che li caratterizzano, per
discernere soprattutto quelli che ci vengono da Dio. Come ho scritto nella mia
ultima pubblicazione Come nei giorni di
Noè: “Personalmente non credo sia poi
così vicina (la fine del mondo). E’ innegabile però che molte cose stiano
cambiando in modo tanto radicale da non lasciare nulla come prima, e
soprattutto con una tale accelerazione difficilmente sostenibile da chiunque. … sono dell’idea che stiamo vivendo un passaggio epocale a
tutto tondo, per il quale è difficile trovare nel nostro passato prossimo e
remoto qualcosa di paragonabile. Come se nessun uomo non avesse mai vissuto una
situazione del genere.” Siamo ad una sua
svolta importante della storia dell’umanità, caratterizzata da una nuova manifestazione
della potenza salvifica di Dio. All’abbandono di oggi seguirà un’esperienza di
comunione che non ha precedenti. Prepariamoci allora a partecipare al banchetto
di nozze dell’Agnello: “Beati gli
invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!” (Ap. 19,9).
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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