venerdì 18 gennaio 2013

Il Vangelo della salute del 20/01/2013

Perugino, Le nozze di Cana.
II Domenica del Tempo Ordinario “C”
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea.
Dal Vangelo secondo giovanni  (2,1-12).  
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore.

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Da Lunedì scorso fino a Mercoledì delle Ceneri siamo nella 1° parte del Tempo Ordinario. Come abbiamo ricordato domenica scorsa, il racconto delle nozze di Cana è uno dei tre episodi in cui si articola la celebrazione dell’Epifania. Per Giovanni evangelista, infatti con questo miracolo Gesù “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.
Quello di Cana sembra essere un miracolo un po’ gratuito. A che serve offrire vino buono in abbondanza alla fine di un banchetto nuziale, quando gli invitati hanno già bevuto molto? Nel contesto nuziale Gesù si trasforma da invitato a vero sposo e le nozze celebrate sono quelle di Dio con l’umanità. La sua presenza tra gli uomini è presenza stessa di Dio. Attraverso il segno dell’acqua cambiata in vino si manifesta l’inizio dell’opera di salvezza divina. L’uomo e Dio ritrovano la via della comunione in un modo tanto concreto e tanto forte, come mai avremmo immaginato. Questa allora è la vera ragione della festa. L’intervento di Maria, che sembra quasi spingere un Gesù reticente a fare il miracolo, ha il valore e il significato di un discernimento del momento storico in cui questo mistero di salvezza deve manifestarsi. E’ lei ad informare il Figlio che uomini ormai “Non hanno più vino”. E’ sempre lei ad invitare i servi a fare “quello che vi dirà”.
Davanti a questo particolare, come non pensare ai tanti interventi di Maria a nostro favore, verificatisi in questi ultimi due secoli della nostra storia recente, a cominciare dall’apparizione a S. Caterina Labourè  (Parigi 1830) con la consegna della Medaglia miracolosa, passando per Lourdes e per Fatima, fino a quelle dei nostri giorni? Il messaggio che ci viene dalla presenza di Maria tra di noi è sempre quello di un  richiamo celeste a fare con più serietà ciò che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo, perché “nel frattempo è venuto a mancare il vino”. Mai periodo storico è stato caratterizzato  dal superbo abbandono di Dio da parte dell’uomo come ai nostri giorni.  Da quando è stato eletto Papa, Benedetto XVI va ripetendo che Dio è “di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana”, tanto che non abbiamo più né forza né energie spirituali per il presente e siamo del tutto disorientati per il futuro.
Non è mia intenzione fare del terrorismo psicologico, ma credo sia opportuno fermarsi a riflettere sui tempi che stiamo e sui segni che li caratterizzano, per discernere soprattutto quelli che ci vengono da Dio. Come ho scritto nella mia ultima pubblicazione Come nei giorni di Noè: “Personalmente non credo sia poi così vicina (la fine del mondo). E’ innegabile però che molte cose stiano cambiando in modo tanto radicale da non lasciare nulla come prima, e soprattutto con una tale accelerazione difficilmente sostenibile da chiunque. … sono dell’idea che stiamo vivendo un passaggio epocale a tutto tondo, per il quale è difficile trovare nel nostro passato prossimo e remoto qualcosa di paragonabile. Come se nessun uomo non avesse mai vissuto una situazione del genere.” Siamo ad una sua svolta importante della storia dell’umanità, caratterizzata da una nuova manifestazione della potenza salvifica di Dio. All’abbandono di oggi seguirà un’esperienza di comunione che non ha precedenti. Prepariamoci allora a partecipare al banchetto di nozze dell’Agnello: “Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!” (Ap. 19,9).
Buona Domenica!
 don Marco Belladelli.

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