Bernardo Strozzi, Elia e la vedova di Sarepta (1999). |
IV
Domenica del tempo Ordinario “C”
Gesù
come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.
Dal Vangelo secondo
Luca. (4,21-30). In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro:
«Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore.
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Riprendiamo
la nostra riflessione da dove ci siamo fermati Domenica scorsa: “Oggi
si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.
Quando
l’entusiasmo dei Nazaretani è al massimo per essersi rivelato il Messia atteso,
Gesù sconcerta tutti dichiarandosi “profeta” non “bene accetto” nella sua patria. Ma andiamo con ordine.
Prima
domanda: perché Luca fa cominciare il ministero pubblico di Gesù da Nazareth,
quando, come attestano gli altri due sinottici, sapeva bene che
cronologicamente le cose non sono andate così? Lui stesso dice che Gesù è
preceduto dalla fama e dall’entusiasmo popolare per tutto quello che aveva
fatto in Galilea: “la sua fama si diffuse
in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode”
(Lc 4,14-15). Per questo i suoi concittadini si aspettano da lui segni e
prodigi non meno sorprendenti di quanto era avvenuto a Cafarnao (4,23).
Altro
particolare da spiegare: quando apre il rotolo del profeta Isaia, non si tratta
di un aprire a caso, ma della ricerca di quel passo “dove era scritto”. E’
chiara l’intenzione di Gesù, che vuole leggere quella parola, per dire
quelle cose. Indirettamente abbiamo risposto anche alla prima domanda sul
perché si comincia da Nazaret.
Abbiamo
davanti un esempio di cosa significhi l’intelligente lavoro redazionale,
dichiarato apertamente da Luca all’inizio del suo vangelo, quando fa
riferimento a un “un resoconto
ordinato”.
Fin
dall’inizio Luca vuole evidenziare il valore universale della missione di Gesù.
Per rompere con tutta una serie di attese, legami e presunti privilegi vantati
dal popolo d’Israele nei confronti di Dio e del suo Inviato, non c’era contesto
migliore di quello di Nazaret. Questa pretesa primogenitura d’Israele,
oltre a condizionare fortemente e
snaturare il valore e il significato della missione di Gesù, nasconde
sostanzialmente una indisponibilità alla fede. Questo è nocciolo della
questione di quanto accaduto a Nazaret e su cui siamo chiamati anche noi a
confrontarci e riflettere. Tutto quel favore e quella attestazione di stima
dimostrata a Gesù, giustificata dalle “parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”,
è il tipico atteggiamento e comportamento di chi pur riconoscendo di trovarsi
davanti ad un evento del tutto soprannaturale, tuttavia non è assolutamente
disposto all’atto di fede e ad accoglierlo come opera di Dio. Ecco perché Gesù
reagisce in modo, passatemi il termine, scostante dichiarandosi invece di
sentirsi persona sgradita.
I
due esempi del profeta Elia ed Eliseo, presi dall’antico testamento non fanno
altro che confermare quanto era scritto nel profeta Isaia. Ieri, come oggi Gesù
rivolge il suo annuncio di salvezza, il Vangelo, ai poveri. La sua opera di
liberazione dal peccato e dal dominio del male è per tutti quegli uomini di
buona volontà, che l’attendono il loro riscatto soltanto da Dio. Con lui è
iniziato il tempo “di grazia del
Signore”
per tutti coloro che lo vorranno accogliere con fede. O c’è fede, oppure non se
ne fa niente. Nessuno può reclamare o avanzare diritti, vantaggi, privilegi o
pretese di alcun genere.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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