Domenico Ghirlandaio, Battesimo di Gesù, 1486. |
Festa
del Battesimo del Signore “C”.
Mentre
Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì.
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava
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Con la festa del battesimo di Gesù si concludono le
celebrazioni natalizie. Insieme con l’adorazione dei Magi e il miracolo di
Cana, fa parte delle tre celebrazione in cui si articola la solennità
dell’Epifania, nella quale il Natale si collega alla Pasqua, evento in cui il
mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio trova il suo compimento.
L’immersione di Gesù nelle acque del Giordan o
è annuncio della Pasqua e segno della sua sepoltura e risurrezione.
Pur non avendo peccato, Gesù nel battesimo si fa
solidale con tutti i peccatori, riceve la pienezza dello Spirito Santo,
necessario per compiere la sua missione, e la solenne attestazione del
compiacimento divino per la sua disponibilità alla volontà divina.
Il brano di oggi riprende la testimonianza del
Battista, il quale sa di non essere il Messia atteso ed è pure consapevole
della diversità del suo ministero rispetto a quello di Gesù: “Io
vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, … costui vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Il battesimo di acqua ha un
valore penitenziale, mentre il battesimo nello Spirito Santo è l’innesto dell’uomo in Dio. Configurati
ad immagine e somiglianza di Gesù, diventiamo veri figli di Dio. E’ lui quello che
verrà “in Spirito Santo e fuoco” per purificare e santificare. Ha
inizio la nuova creazione dell’uomo.
Si passa quindi ai vv. 21-22 dove si descrive
ciò che è successo dopo il battesimo. Dalle immagini usate da Luca, come l’apertura
del cielo, l’ “apparenza corporea” dello Spirito
e la forma impersonale usata per la “voce dal cielo”, si capisce che si
tratta di una teofania pubblica e non di qualcosa di esclusivo, che ha
riguardato soltanto Gesù, come per gli altri due sinottici. Mentre egli era in
preghiera, cioè durante una condizione di particolare comunione con Dio, molto
cara al nostro Evangelista, si verificano due fenomeni strettamente collegati l’uno
con l’altro: il segno visibile, che attesta la discesa dello Spirito Santo, e
la voce celeste, che spiega e conferma il segno. La voce attesta la sua
identità e il suo particolare rapporto con il Padre. Gesù non è uno dei tanti
profeti, ma di “mio figlio”, cioè colui con il quale c’è un rapporto unico,
che non ha eguali con nessun altro personaggio da me inviato in precedenza. Egli
è il “prediletto”. L’effusione dello Spirito, rappresentata
dall’apparizione corporea, come di colomba, che richiama il suo l’aleggiare
primordiale all’inizio della creazione (cfr Gen 1,2), indica la solenne
investitura per la missione da compiere. Gesù è il Figlio di Dio, presente in
mezzo a noi, ha ricevuto lo Spirito, come annunciato da Isaia nei canti del
servo di Jahwè (cfr cap. 42 e cap. 53), per avere la forza di compiere la
sua missione fino in fondo, fino a donare la sua vita per la salvezza di tutti
gli uomini.
Per vivere nell’umiltà e nella semplicità della
nostra quotidianità una fedeltà a Dio eroica, cioè capace di rinnegare
noi stessi, come ci è richiesta da Gesù nel Vangelo, anche noi abbiamo bisogno
del dono dello Spirito Santo. Senza lo Spirito siamo come una campana rotta
(cfr 1Cor 13,1 ss), richiamo confondere la fede con il moralismo e di cadere
con facilità nel fariseismo. Buona Domenica!
don MARCO BELLADELLI.
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