venerdì 4 maggio 2012

LA VOCE DI MANTOVA/77

Se anche i Vescovi disobbediscono al Papa …
Il 14 Aprile scorso Benedetto XVI ha scritto una lettera ai Vescovi di lingua tedesca per una questione che riguarda tutta la Chiesa, ma sulla quale a tutt’oggi ha incontrato le resistenze di molte Conferenze Episcopali, prima fra tutte, strano a dirsi, proprio di quella italiana. Il problema è la corretta traduzione della formula di consacrazione del vino durante la S. Messa. Le parole

che da quasi quarant’anni ascoltiamo, in questo punto particolare della celebrazione, quando andiamo a Messa sono: Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti”, mentre il testo latino ufficiale, rimasto immutato anche dopo il Concilio, dice: “pro vobis et pro multis”, cioè “per voi e per molti”. Quando negli anni settanta si trattò di redigere i testi del rito della S. Messa nelle lingue nazionali secondo la riforma conciliare, si decise per il “per tutti”, perché si riteneva che questa formula interpretasse più compiutamente il valore del sacrifico di Gesù, che morì in croce per tutti gli uomini, nessuno escluso. Nella sua lettera il Papa dice due cose. Fatto salvo il valore ontologico della morte di Gesù il quale, come più volte ci ricorda San Paolo in vari passi dei suoi scritti, morì per tutti, nella liturgia bisogna rispettare i racconti neotestamentari dell’ultima cena, nei quali si usano le parole o “per molti” o “per voi”, ma mai “per tutti”. La celebrazione eucaristica è per “i molti” che sono presenti e hanno accolto la chiamata di Dio alla salvezza, in rappresentanza di tutti coloro che ancora non hanno risposto. Parlando poi della sua personale esperienza, aggiunge: “Dal momento che devo recitare le preghiere liturgiche continuamente in lingue diverse, noto che, talora, tra le diverse traduzioni, non è possibile trovare quasi niente in comune e che il testo unico che ne è alla base, spesso è riconoscibile soltanto da lontano. Vi sono state poi delle banalizzazioni che rappresentano delle vere perdite”. I riti della S. Messa nelle varie lingue nazionali devono quindi essere una ‘traduzione’ del testo ufficiale latino, non una ‘interpretazione’, perché seguendo questo criterio si finisce per tradire, spesso addirittura banalizzare, il contenuto della liturgia, preghiera ufficiale di tutta la Chiesa universale. Se poi, continua Benedetto XVI, fosse necessario spiegare ai fedeli il significato di certe formule, si ricorra alla catechesi. Attraverso di essa tutti potranno apprezzare il valore della liturgia, una delle fonti dell’unità della Chiesa. Elencati i temi da sviluppare, si meraviglia che tutto ciò non sia stato fatto a tempo debito, visto che la questione si trascina almeno dal 2001. Come dice il proverbio, il Papa ha parlato ai tedeschi, perché tutti comprendano. Su questioni come la liturgia non c’è spazio per decisioni democratiche, come hanno fatto i Vescovi italiani nel Novembre 2010 che, pur sapendo come stavano le cose, avevano deciso a schiacciante maggioranza, 171 contro 11, a favore del “per tutti”. Se è vero che Gesù è morto per tutti, è altrettanto evidente che non tutti accolgono questo dono. Insomma, contrariamente a quello che alcuni pensano, l’inferno purtroppo non è vuoto. Meditate gente, meditate! 
don Marco Belladelli.

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