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Celentano a Sanremo 2012 |
L'apocalisse di Adriano
La tanto
attesa performance di Adriano Celentano alla prima serata del festival di
Sanremo 2012 mi
ha fatto tenerezza. A farmi tenerezza è
soprattutto lui. Celentano non è più un
giovincello, ha già superato abbondantemente i settant’anni. Nonostante la
penombra nella quale si è mosso, gli impietosi primi piani delle telecamere
evidenziano sul suo volto i segni del tempo che passa e che inesorabilmente apre
davanti a chiunque nuovi orizzonti. Quegli stessi segni li ritroviamo poi nelle
sue parole. Regge la scena per quasi un’ora, ma ha continuamente bisogno di
bere. Gli si secca
la gola.
Per chi lo ascolta, i suoi silenzi non sono più imbarazzanti,
come quelli di una volta. Sono silenzi di chi ha bisogno di pensare a quello
che deve dire. E quando le cose non gli escono come desidera, provocando sul
pubblico quell’effetto di sorpresa che non lascia via di scampo, ci gira
attorno, si ripete a scapito della forza comunicativa. La sua apparizione sul
palco dell’Ariston è quella di un redivivo che si rialza in mezzo ad un mucchio
di cadaveri, rimasti a terra dopo la tempesta di bombe che ha introdotto la sua
entrata in scena. Come se si trattasse di un’anima tornata dall’Aldilà per
ammonire i vivi sui loro errori, recenti e passati, su ciò che li attende, su
che cos'è la vera vita. Giocando sui cattivi impianti di amplificazione
che ci sono in tante chiese d’Italia, ha cominciato prendendosela con i preti
che non parlano agli ultimi e delle ultime cose. Non ci dicono la vera ragione
per cui siamo venuti al mondo. Per andare in Paradiso! dopo esserci scrollati
di dosso la polvere che ci si è appiccicata addosso negli anni della nostra
vita terrena. Non se la prende più con l’inquinamento, o con la
cementificazione selvaggia delle periferie urbane. E’ come se si fosse arreso
ad un mondo per il quale non c’è più niente da fare, se non lasciarlo andare
per la sua strada. L’unica salvezza è il Paradiso. Se la prende con quelli che
sono gli organi ufficiali della Chiesa cattolica italiana, rimproverandoli di
parlare troppo poco di Dio e della sua bellezza, soprattutto ai malati
terminali che, ben consapevoli di ciò che li aspetta, hanno bisogno di
speranza. Non è più il Celentano “rock” di qualche anno fa. E’ un Celentano
“lento” quello che chiede a Montezemolo di organizzargli un accelerato, non un
treno ad alta velocità, per gustare e bellezze dell’Italia. Quell’Italia che gli
passa davanti e poi scappa mortificata da ciò che gli hanno fatto gli Italiani.
Passando oltre la polemica contro la Consulta per la bocciatura del referendum sulla
legge elettorale, alla fine il Celentano del 2012 non è più il solito
presuntuoso a cui siamo abituati. Sa di provocare polemiche infinite e le
anticipa in un gioco delle parti non tanto retto bene dal piccolo Pupo di
turno. Tra un tema e l’altro ci scappano pezzi di canzoni. La musica serve a
rimettere tutti d’accordo e a ricordarci chi è prima di tutto Adriano
Celentano, un cantante e, nel bene e nel male, un pezzo di storia d’Italia.Ma
anche in questo caso i suoi scatti da molleggiato non sono più quelli di una
volta. Forse allora, quello che ha dato fastidio ai suoi detrattori di oggi non
sono tanto le cose in sé che ha detto, quanto il messaggio apocalittico di fine
prossima ventura e di speranza in un Dio risorto, presente neanche troppo sotto
traccia in tutta la sua performance. Capisco come tutto questo possa dare tanto
fastidio a chi non vuol pensare a queste cose e tanto meno sentirsele dire in
televisione, dal servizio pubblico. Per quanto mi riguarda, meglio Celentano,
piuttosto del politicamente corretto di tanti altri super coccolati imbonitori
televisivi di turno. Bravo Adriano!
don Marco Belladelli.
Caro Marco,
RispondiEliminasono anni che non vedo il Festival perché trovo siano soldi buttati in un paese di sprechi, dove c'è ormai solo da fare un buco nel fondo; hanno raschiato anche quello! Non mi meraviglia che Celentano, un personaggio fondamentale per noi sessantenni, abbia parlato di Dio e del Paradiso e di tutte le critiche che possa aver icevuto. Soltanto mi chiedo? Chi lo avrebbe potuto ascoltare? Cosa può mai interessare a quelli che assistono e vivono certe unutili trasmissioni che ormai non sono più neanche un fatto di costume popolare! Stiamo alla canna del gas e dovremmo essere tutti più preoccupati. E poi parlare di speranza, dell'unica Speranza che è Dio e parlarne unendola a discorsi sulla Chiesa Cattolica, che purtroppo ormai e troppo Cattolica per ricordasi di essere la Casa di noi tutti poveri CRISTIANI! E allora se qualcuno che mi legge mi capisce, al di là delle parole uniamoci in un abbraccio di Pace e di Solidarietà con i tanti, i troppi malati, lasciati soli da un'indifferenza che ormai dovrebbe farci paura. La Chiesa di Cristo è piena di tanti poveri preti che vivono questo dolore sulla loro carne. un abbraccio nel Signore, anche a chi non crede. T.S.
Caro Toni, pur nella contraddittorietà del personaggio e del contesto, mi pare un segno dei tempi che qualcuno abbia il coraggio di indicare come unica via oggi aperta davanti a noi quella del Dio di Gesù Cristo. Un segno che va nella direzione di quel grande abbraccio di pace e di solidarietà con i tanti ultimi di questo nostro tempo. Grazie sempre dell'attenzione. Ciao! dM.
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