venerdì 3 gennaio 2025

Il Vangelo della salute del 05/01/2025

Lorenzo Costa, Adorazione del bambino Gesù, 1490 - Lione. 

II Domenica di Natale

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal vangelo secondo Giovanni (1,1-18) 
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore.

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La seconda Domenica di Natale ci dà l’occasione di approfondire ulteriormente il significato ed il valore del mistero dell’incarnazione e, come nel giorno della solennità, lo facciamo aiutati dal prologo del vangelo di San Giovanni, nel quale l’evangelista collega la rivelazione storica del Verbo fatto carne con ciò che era fin dall’inizio: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.” (1,1),mostrandoci così l’unità del disegno divino di creazione e di salvezza universale. 

La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (v. 5). Nel contrasto tra la luce e le tenebre si palesa fin da subito un conflitto che a lungo andare si trasformerà in un vero e proprio scontro tra la vita e la morte, tra il bene e il male. Anche se all’apparenza il bene sembra soccombere di fronte alla pervasività del male, ricordiamo che basta la luce fioca di una candela per sconfiggere le tenebre, ora, con l’irruzione nella storia umana del Verbo di Dio, che è “la luce del mondo”, come dice S. Alfonso: “era mezzanotte sembrava mezzogiorno!”, anche l’oscurità più profonda non ha più ragione di esistere.

Venne fra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto.” (v. 11), nonostante la testimonianza del Battista, che ha preparato il popolo d’Israele alla venuta del Messia, le tenebre si sono prese la loro rivincita opponendosi in tutti i modi alla divina presenza del Verbo di Dio, fatto uomo.

A quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio.” (1,12).I figli di Dio però si distinguono e si riconoscono dagli oppositori del regno, perché sono stati generati da Dio e sono portatori di vita e di luce.

Così arriviamo all’affermazione centrale di tutto il prologo: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.” (v. 14): nel Verbo fatto carne per volontà del Padre e per mezzo dello Spirito Santo, Dio abita in mezzo a noi per sempre. Anche quando è tornato al Padre, la sua presenza in mezzo a noi non si è interrotta, come ha detto ai discepoli prima di salire al cielo: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Dopo il peccato originale l’uomo si è nascosto a Dio e in seguito si è sempre più allontanato da lui, a cominciare dall’omicidio di Abele, dal diluvio fino e dalla dispersione dei popoli alla torre di Babele. Per fermare questa fuga e orientare di nuovo il cammino dell’umanità verso la casa del Padre, Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, perché ogni uomo attraverso la sua divina presenza e ascoltando la sua voce, come il figliol prodigo (cfr. Lc 15,17), senta dentro di sé il desiderio di ritornare all’armonia del paradiso terrestre e si apra al dono ancora più grande e straordinario della vita di comunione con Dio.

L’incarnazione è molto di più di una “buona relazione” spirituale con Dio, attraverso di essa ci viene donata e partecipata la vita stessa di Dio. Non si tratta di aggiungere un ‘qualcosa’ alla nostra esistenza umana, paragonabile ad esempio ad un miglioramento socio-economico, nel “Verbo che si fa carne” ciascun uomo, nella propria singolarità, e l’umanità nel suo insieme, sono elevati alla dignità di figli di Dio, nel senso di una generazione divina, che non ha nulla a che vedere con la generazione umana biofisica.

Quello del Verbo fatto carne è un mistero da contemplare: “E noi abbiamo contemplato la sua gloria (v.14). La contemplazione è un modo particolare di conoscere la realtà, che prende le mosse dall’amore umile ed oblativo, attraverso il quale si raggiunge una comprensione della realtà che supera quella dell’esperienza sensibile rielaborata razionalmente. La contemplazione è l’amore che ti fa conoscere il mistero nascosto nei secoli e a noi rivelato per mezzo del Figlio. Non si tratta quindi di una esclusività per iniziati, ma di un dono per tutti, quando accogliamo l’abbondanza di grazia che si è riversata su di noi con la presenza del Figlio, da quando è venuto ad abitare in mezzo a noi, che ci ha resi capaci di amare come ci ha amati lui.

In questa relazione di amore, Dio e l’uomo trovano la comunione di vita che avrà il suo compimento nella Gerusalemme celeste, quando Dio sarà tutto in tutti (1 Cor 15,28), dove ogni diversità non sarà più ragione di conflitto e di emarginazione, ma di armonia, dono e ricchezza per tutti. Questa è la vera gioia, tutto il resto è inganno, per ben che vada al massimo un surrogato del vero Amore. Ancora Buon Natale!

don Marco Belladelli.

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