venerdì 31 gennaio 2025

Il Vangelo della salute del 02/02/2025

Raffaello SanzioPresentazione di Gesù al tempio, 1502-1503, Pinacoteca Vaticana

Festa della presentazione al tempio di N.S.G.C.

I miei occhi hanno visto la sua salvezza.

Dal vangelo secondo Luca (2,22-40)

[ Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone,

uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
]

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.  

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Quando il 2 Febbraio cade in Domenica, la celebrazione della festa della Presentazione al tempio del Signore ha la precedenza sulla liturgia del Tempo Ordinario. Chi partecipa alla Santa Messa tornerà a casa con la candela benedetta, consegnata all’inizio della celebrazione a tutti i presenti, riuniti in fondo alla chiesa. Dopo l’accensione dei ceri e la benedizione, in processione si procede verso l’altare, cantando a Cristo luce delle genti e gloria d’Israele. Giuseppe e Maria vanno al tempio con il Bambino Gesù, loro primogenito, per riscattarlo, come prescritto da Mosè, gesto con cui Gesù che si sottomette alla Legge di Dio, una obbedienza che troverà il suo compimento nel Getsemani, quando dirà: “non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26,39). 

Al centro della nostra celebrazione c’è il mistero dell’incontro di Dio con il suo Popolo nel tempio, rappresentato con l’immagine del ritrovarsi dello sposo con la sposa nell’intimità della stanza nuziale: “Adorna, o Sion, la stanza per le nozze, accogli Cristo tuo Signore” (primi vespri, 2° antifona). Oggi ci riconosciamo nel vecchio Simeone che mosso dallo Spirito Santo va al tempio, dove si realizzerà quanto gli era stato promesso, e cioè di vedere prima di morire la consolazione d’Israele, l’inizio dell’era messianica, a cui prenderanno parte anche i pagani. La luce di Cristo, simboleggiata dal cero che portiamo in mano, accesa nei nostri cuori dalla fede e dalla grazia di Dio, guiderà anche noi a questo incontro, verso il quale andiamo cantando insieme il “Nunc dimittis …”: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola …”. Come dice San Paolo, la sublimità della conoscenza di Cristo vale più di qualsiasi altra cosa al mondo: “ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3,8). Simeone aggiunge pure una parola profetica per ricordare che Gesù sarà per sempre un segno di contraddizione tra chi accoglie la volontà di Dio e chi la rifiuta, uno scandalo, intrinseco alla sua persona e alla sua missione, che si prolunga anche nella storia e soprattutto nella vita della Chiesa. L’immagine dell’Addolorata, con la spada nel petto: “anche a te una spada trafiggerà l’anima”, è il segno della sofferta partecipazione spirituale di Maria per il rifiuto di Gesù da parte degli uomini. Anche Anna, per le sue doti profetiche riconosce in Gesù il Messia, loda Dio e parla del bambino a quanti attendevano la realizzazione delle promesse antiche. 

Il vecchio Simeone e la profetessa Anna, insieme a Maria, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, gli Apostoli e i molti discepoli delle prime Comunità di Palestina, fanno parte di quel resto d’Israele che aspettava la redenzione d’Israele, illuminati dalla luce divina gli sono andati incontro, lo hanno riconosciuto e, facendosi discepoli, hanno affidato a lui tutta la loro vita.

E’ lo Spirito Santo con la sua luce per la nostra anima, non per i sensi, che ci dà la certezza di aver incontrato Dio, oltre ogni ragionevole dubbio. Il mistero dell’incontro è un dono della grazia che cambia tutta la nostra vita.

In questo contesto particolare oggi la Chiesa celebra la GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA, cioè dei Religiosi (Suore e Frati), di coloro che si consacrano a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza, uno stato di vita caratterizzato dal totale abbandono in Dio nei segni concreti della consacrazione, tanto da rappresentare una anticipazione di quella condizione definitiva nella quale ci troveremo quando vedremo Dio faccia, faccia. Nella bi-millenaria storia della Chiesa, i Religiosi, con la loro forza profetica, hanno sempre contribuito al superamento delle crisi e al rinnovamento della vita di tutta la comunità ecclesiale. Oggi allora preghiamo perché i religiosi e le religiose continuino ad essere il dono dello Spirito Santo per tutta la Chiesa, e perché la loro fedeltà al Vangelo sia l’origine dello loro fecondità vocazionale. Andiamo con gioia incontro a Cristo Signore, alleluia!

don Marco Belladelli.

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