Domenico Ghirlandaio, Battesimo di Gesù, 1485-90 S. Maria Novella - Firenze |
Festa del Battesimo del Signore “C”
Mentre Gesù, ricevuto il
battesimo, stava in preghiera,
il cielo si aprì.
Dal Vangelo secondo Luca (3,15-16.21-22).
In quel tempo, poiché il
popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro
se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo
con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di
slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
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Con la festa del Battesimo di Gesù si concludono le celebrazioni natalizie. Insieme con l’adorazione dei Magi e al primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana, il Battesimo al Giordano fa parte dei tre eventi in cui si articola la celebrazione dell’Epifania, cioè il mistero della manifestazione di Gesù come salvatore del mondo. Un passaggio quello della Epifania, che collega il Natale alla Pasqua, evento centrale per la realizzazione della salvezza di tutta l’umanità, quando il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio trova il suo compimento nel sacrificio della croce e nella risurrezione. L’immersione di Gesù nelle acque del Giordano è infatti segno della sua morte, sepoltura, risurrezione e annuncio della Pasqua.
Il brano di oggi inizia con la testimonianza del
Battista, che risponde a chi lo interroga di non essere il Messia, di cui però
annuncia prossimità, grandezza e potenza: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è
più forte di me, … costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.
Il battesimo di acqua ha un valore penitenziale, mentre il battesimo nello
Spirito Santo trasforma l’uomo in ‘figlio
di Dio’. Sarà il Cristo, che viene “in Spirito Santo e fuoco” a
purificare e santificare l’umanità intera, configurando coloro che saranno
battezzati nel suo nome a sua immagine e somiglianza, quali veri figli di Dio,
punto di partenza della nuova creazione.
Dopo la testimonianza del Battista, Luca
descrive ciò che succede immediatamente dopo il battesimo di Gesù. Le immagini
usate, come l’apertura del cielo, la “forma corporea”
dello Spirito e il passivo impersonale del verbo usato per la “voce
dal cielo”, ci fanno capire che siamo davanti ad una teofania
pubblica, cioè sono descritti i segni di una manifestazione “sensibile” del soprannaturale, da tutti percepibile.
Mentre Gesù dopo il Battesimo si raccoglie in preghiera, una condizione di
particolare comunione con Dio, molto cara all’evangelista Luca, i fenomeni che
accadono sono strettamente collegati l’uno con l’altro: l’apertura del cielo,
per indicare il coinvolgimento diretto di Dio nell’evento, la forma ‘corporea’ dello Spirito Santo, che
attesta il suo totale coinvolgimento nel mistero dell’incarnazione nella
persona di Gesù e della sua missione, e la voce celeste che spiega e conferma
il significato dell’evento.
L’effusione dello Spirito in forma corporea richiama
il suo l’aleggiare primordiale all’inizio della creazione (cfr. Gen 1,2), evidenziando
pure la solenne investitura messianica di Gesù per la missione che deve compiere.
In questo particolare momento Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo e presente in
mezzo a noi, riceve lo Spirito per compiere fino in fondo la sua missione: “fino alla morte e a una morte di croce.”
(Fil 2,8), per la salvezza di tutti gli uomini, come annunciato da Isaia nei canti
del servo di Jahwè (cfr. cap. 42 e cap. 53). La “voce dal cielo” attesta la sua identità e il suo particolare
rapporto con il Padre. Gesù non è uno dei tanti profeti dell’antico testamento,
ma soltanto lui è “il Figlio mio” che non ha eguali con
nessun altro personaggio inviato da Dio prima e dopo. Egli è il “prediletto”,
cioè l’Amato per eccellenza, “Dio vero da Dio vero, della stessa sostanza
del Padre”, come professiamo nel Credo.
Più che in qualsiasi
altro avvenimento evangelico, nel battesimo al Giordano Gesù si rivela come il Figlio
di Dio fatto uomo. Come abbiamo già detto, in questo particolare momento
riceve in dono la pienezza dello Spirito Santo, necessaria per compiere la sua
missione, accompagnata dalla solenne attestazione del compiacimento divino per la
sua totale sottomissione alla volontà del Padre. Pur non avendo peccato, si confonda
con tutti gli uomini e le donne che andavano dal Battista, per farsi solidale
con tutti i peccatori, via scelta da Dio per salvare tutta l’umanità.
La prima e
fondamentale conseguenza del battesimo di Gesù al Giordano è che una vita può
dirsi autenticamente cristiana quando è costantemente vissuta sotto l’azione
trasfigurante dello
Spirito Santo, come è stato per Gesù. Soltanto con la grazia dello Spirito Santo
saremo capaci della necessaria umiltà e fedeltà a Dio, fino all’eroismo dell’amore più grande di chi dà la vita per
chi ama (cfr Gv 15,13), come ci ha insegnato Gesù nel Vangelo. Senza l’amore
dello Spirito Santo siamo come una campana stonata, dice S. Paolo (cfr. 1Cor
13,1 ss) e rischiamo di cadere nelle patologie spirituali del fariseismo, cioè di
coloro che confondono la propria religiosità con la fede chiesta da Gesù ai
suoi discepoli, del moralismo di coloro che si sentono sempre a posto davanti a
Dio e agli uomini, mentre sono sempre pronti a criticare le fragilità altrui, e
dell’ipocrisia dei sepolcri imbiancati (cfr. Mt 23,27) di chi predica e lotta
in difesa dei principi evangelici, pur sapendo di vivere personalmente in
aperta contraddizione con quanto proclama in pubblico.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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