Pompeo Batoni, Sacro Cuore di Gesù, 1767, Chiesa del Gesù - Roma. |
Solennità del
Sacro Cuore di N. S. Gesù Cristo - “B”
Giornata di preghiera per la santificazione dei sacerdoti.
Uno dei soldati gli colpì il fianco, e
subito ne uscì sangue e acqua.
Dal Vangelo secondo Giovanni, (19, 31-37).
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe
all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che
dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si
compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo
della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno
trafitto».
---------------------------------------------------------------------------
Anche la festa del Sacro Cuore, come quella del Corpus Domini, ha avuto origine da
quelle che la Chiesa abitualmente definisce “rivelazioni private”, cioè manifestazioni soprannaturali, apparizioni
e messaggi a Santi mistici. Questa devozione affonda le sue radici nel lontano
medioevo, ma il momento del suo sviluppo in tutta la Chiesa avviene nel XVII
secolo soprattutto per merito di S. Giovanni Eudes, a cui seguirono le
rivelazioni di Gesù a S. Margherita Alacoque dal Dicembre 1627 in poi, diffuse
poi dai Padri Gesuiti, che ne fecero un cardine della loro spiritualità. Nel 1856 il beato Pio IX istituì la festa del
Sacro Cuore per tutta la Chiesa. Cento anni dopo il Papa Pio XII, per
ricordarne l’importanza, scrisse addirittura una lettera enciclica, Haurietis aquas, riprendendo un versetto
del profeta Isaia: “Attingerete acqua con
gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12,3).
Nel 2006, in occasione
del 50° anniversario dell’enciclica, Benedetto XVI scrisse una lettera al
Superiore generale della Compagnia di Gesù, nella quale ribadiva il valore e
l’importanza della devozione del Sacro Cuore per ogni cristiano, Papa Ratzinger
dice che: “Il costato trafitto del
Redentore è la sorgente alla quale dobbiamo attingere per raggiungere la vera
conoscenza di Gesù Cristo e sperimentare più a fondo il suo amore”.
L’immagine del cuore trafitto ci aiuta a tenere lo sguardo fisso su Gesù, per conoscere meglio e sperimentare più da vicino l’Amore di Dio, fino a vivere unicamente di quell’amore e testimoniarlo ai fratelli. Posando il nostro capo sul cuore di Cristo, come fece San Giovanni durante l’ultima cena, il nostro cuore impara a corrispondere in modo sempre più adeguato all’amore di Dio, per riparare all’infedeltà che oggi più che mai caratterizza il rapporto dell’umanità con Dio. Infatti il Sacro Cuore di Gesù è sempre rappresentato fiammeggiante e circondato di spine, per significare che il suo Amore è inestinguibile, come il roveto ardente di Mosè (cfr. Es 3,1ss), nonostante gli oltraggi, i sacrilegi e le indifferenze di cui spesso è fatto oggetto dagli uomini. L’immagine più famosa è quella di Pompeo Girolamo Batoni, riportata anche in questo post. Tutta la celebrazione odierna è una esaltazione dell’amore di Dio e la Chiesa ci invita a pregare in modo particolare per la santificazione dei sacerdoti.
Il brano evangelico ci
riporta sotto la croce, nel momento in cui il cuore di Gesù viene trafitto con
una lancia per assicurarsi che fosse già morto. Dal costato aperto, dice il
vangelo, “subito uscì sangue ed acqua”,
che bagnarono gli occhi malati di San Longino[1]
e fu immediatamente guarito, oggi quell’acqua e quel sangue scendono su di noi
per guarire la durezza del nostro cuore. La morte fisica di Gesù non segna la
sconfitta della missione di Gesù, ma il momento massimo della sua efficacia per
tutti gli uomini, senza fare differenza di persona. L’acqua e sangue sono
tradizionalmente interpretati come le fonti della grazia dei sacramenti, in
particolare del Battesimo e dell’Eucaristia. Il dono della grazia non è altro
che la partecipazione alla vita divina, in una comunione di amore piena e
totale. Comunione di amore non sempre adeguatamente corrisposta da parte
dell’uomo, che, a detta del profeta Osea nella 1° lettura, nei confronti di Dio
spesso si comporta come un adolescente capriccioso, che più lo attiri con
legami di amore e più lui si allontana.
La liturgia della parola
è completata dalla straordinaria esperienza di San Paolo il quale ha dedicato
tutta la sua vita alla missione apostolica, perché fosse rivelato a tutto il
mondo il mistero nascosto nei secoli e rivelato in Cristo Gesù “nel quale abbiamo la libertà di accedere a
Dio in piena fiducia mediante la fede in lui.”, a cui fa seguito un
profondo atto di adorazione perché ci venga concesso “di essere potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante il suo
Spirito”.
Finisco queste
riflessioni con la giaculatoria propria della coroncina al sacro Cuore:
V. Dolce Cuor del mio Gesù,
R. Fa ch’io t’ami sempre più.
don
Marco Belladelli.
[1] Secondo la tradizione, S. Longino raccolse la terra del Calvario intrisa del preziosissimo Sangue di Gesù e portò con sé quella reliquia a Mantova, dove è conservata nella cripta della basilica di S. Andrea.
Nessun commento:
Posta un commento