venerdì 21 giugno 2024

Il Vangelo della salute del 23/06/2024

Giorgio de Chirico, “Cristo e la tempesta”, Olio su tela, 1914, Musei Vaticani, Roma

XII Domenica  del Tempo Ordinario, “B”

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal Vangelo secondo Marco  (4,35-41).
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli

dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore.

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Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?” è la domanda con cui si conclude il brano evangelico proposto oggi dalla liturgia, un interrogativo attorno al quale l’evangelista Marco sviluppa tutta la sua narrazione. All’inizio del suo scritto egli ha già fornito una risposta molto precisa in proposito, dichiarando apertamente di quale buona notizia voglia parlarci: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (1,1), professione di fede che troverà conferma nelle parole del Centurione, quando sotto la croce afferma: “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!” (15,39). Ma prima di arrivare alla piena adesione, lo stupore suscitato dal Signore Gesù ci accompagna nel cammino di fede.

Terminato l’insegnamento con le parabole sul regno di Dio e congedata la folla, Gesù decide di attraversare il lago di Tiberiade con i discepoli: “Passiamo all’altra riva”. Tutto quello che succede da questo momento in poi è conseguenza di questa sua decisione consapevole di quanto accadrà. Lo scatenarsi della natura, del vento e dell’acqua, contro le barche, mentre Gesù dorme tranquillo e sereno a poppa, diventa l’occasione propizia per mettere una prima volta alla prova la fede dei discepoli. Gesù lascia che i discepoli provino il terrore di fronte al rischio di perdere la vita per orientare e rafforzare la loro fede in lui e nella sua opera, anche se apparentemente il tutto può sembrare insignificante, come un piccolo seme di senape. La paura e l’ansia devono essere superati da una fede che, attraverso le più diverse esperienze di vita, di giorno in giorno diventa sempre più forte e capace di affrontare qualsiasi prova, anche il rischio della morte. Essere stati scelti da Gesù per stare con lui e continuare la sua missione nel mondo, non significa essere dei privilegiati, garantiti in tutto e per tutto contro ogni pericolo e minaccia alla nostra vita. Come il cammino terreno di Gesù è stato disseminato da difficoltà, dall’inizio alla fine, così sarà anche per i suoi discepoli, fino alla fine dei tempi.

Tutto l’episodio è disseminato da domande, a cominciare dall’angoscia dei discepoli che si vedono rovinati: “non t’importa che siamo perduti?”, richiesta che in qualche modo evoca quella dei demoni nella sinagoga di Cafarnao “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?” (Mc 1,24). Anche Gesù si rivolge ai discepoli con delle domande a proposito della loro paura e della loro mancanza di fede: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Una problematicità che orienta a superare il panico dovuto al pericolo di perdere la vita con una fede incondizionata in Gesù, cominciando a riconoscere in lui il padrone della natura. La domanda finale: “Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”, induce ad una curiosità aperta su tutto il ministero pubblico di Gesù, caratterizzato in numerose circostanze dalla manifestazione della sovrumana potenza divina, come è avvenuto per la tempesta sedata.  In realtà si tratta di una duplice domanda, che possiamo riformulare in questo modo: Chi è costui che compie tali cose? Chi è costui che chiede una tale fede?, domande non soltanto per i discepoli che hanno vissuto l’esperienza della tempesta e della potenza salvatrice di Gesù, ma per tutti i credenti di ogni tempo e di ogni luogo, soprattutto per noi, che ogni Domenica ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia, per fare la stessa esperienza dei discepoli durante la traversata del Mare di Galilea, e cioè riconoscere la presenza viva del Signore in mezzo a noi e accogliere la sua grazia che ci salva.

Buona Domenica!

don Marco Belladelli. 

 

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