venerdì 26 gennaio 2024

Il Vangelo della salute del 28/01/2024

Anonimo, Gesù insegna nella sinagoga di Cafarnao, sec. XI, abbazia di Lambach (Austria)

IV Domenica del tempo Ordinario “B”.

Insegnava loro come uno che ha autorità.

Dal Vangelo secondo Marco  (1, 21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a

gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore.

------------------------------------

Dopo l’annuncio del regno di Dio e la chiamata dei primi quattro Apostoli, Marco ci racconta una giornata tipo del ministero di Gesù. Siamo a Cafarnao, città situata sulle rive del lago di Galilea e lungo la “via del mare” che collegava Damasco con il Mar Mediterraneo, dove abitano Pietro e suo fratello Andrea. E’ sabato e Gesù va in sinagoga per insegnare, accompagnato dai discepoli. Contrariamente a quanto ci aspetteremmo, san Marco non ci riporta le parole dette da Gesù, ma racconta la reazione dei presenti, i quali rimangono profondamente colpiti dal suo insegnamento, tanto da essere “stupiti”,  letteralmente ‘fuori di sé’, perché a differenza degli scribi - annota l’evangelista - egli parla loro “come uno che ha autorità” (v. 22).

Ma le sorprese non finiscono qui, improvvisamente uno degli ascoltatori aggredisce verbalmente Gesù, gridandogli contro: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!” (v. 24). A Gesù bastano poche delle sue parole piene di ‘autorità’ per mettere a tacere chi lo stava sfidando, e per liberare quell’uomo dalla schiavitù dello spirito immondo da cui era posseduto.

Lo stupore iniziale del popolo è diventato un vero e proprio senso di “timore”, dal quale sorgono innumerevoli interrogativi su chi fosse realmente Gesù e sulla sua missione. Un crescendo emotivo più volte presente nella Bibbia quando un uomo o una donna vengono a trovarsi a diretto contatto con la realtà soprannaturale di Dio.  

La rimarcata differenza della predicazione di Gesù rispetto a quella degli scribi, non consiste quindi in una diversa qualità retorica dei suoi discorsi, o in particolari tecniche di comunicazione, ma nel parlare con la stessa autorità di Dio. Con quella stessa autorità comanda e s’impone anche agli ‘spiriti impuri’, notoriamente superiori agli uomini, tanto da dominarli e far loro del male, e  sempre e assolutamente in aperto contrasto con Dio e con tutto ciò che lo rappresenta. Davanti al quel gesto potente di Gesù che libera l’indemoniato dalla schiavitù del male e lo restituisce alla propria disponibilità, all’uomo non resta che smarrirsi nel timore della propria pochezza e fragilità, interrogandosi su chi sia colui che fa tutto questo.

Fin dall’inizio del suo ministero pubblico, l’opera di Gesù si caratterizza quindi per questo particolare rapporto con Dio, che nessun altro maestro della legge poteva rivendicare. La parola che Gesù rivolge agli uomini apre immediatamente l’accesso al volere del Padre e alla verità di Dio. Non così, invece, accadeva agli scribi, la cui interpretazione delle Sacre Scritture era frutto di studio della tradizione e di approfondite riflessioni.

All’efficacia della parola, Gesù unisce la potenza dei segni di liberazione dal male. Paradossalmente sono proprio i demoni i primi a parlare della identità di Gesù e della sua relazione con Dio Padre: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!” (v. 24), non certo con lo scopo di suscitare consenso attorno a lui, ma nel tentativo di ostacolare il proseguo suo cammino tra gli uomini.

Gesù, con la sua predicazione e scacciando i demoni, impedendo loro di parlare di lui, inaugura il regno di Dio e la sua sovranità sul mondo, da questa sua missione dipende la nostra salvezza. Lui sa che per liberare l’umanità dal dominio del peccato, dovrà essere sacrificato sulla croce come vero Agnello pasquale, evento che il diavolo vuole in tutti i modi impedire. La croce di Cristo sarà la rovina del demonio ed è per questo che Gesù non smette di insegnare ai suoi discepoli che per entrare nella sua gloria deve patire molto, essere rifiutato, condannato e crocifisso (cfr. Lc 24,26), essendo la sofferenza parte integrante della sua missione. Questo mistero di ‘potenza umile’ e di ‘amore grande, fino al dono della vita’ si ripropone a noi oggi nella Parola che abbiamo ascoltato e nel sacrificio che si ripresenta sull’altare in tutta la sua attualità di potenza salvifica, per essere di nuovo accolto come grazia che salva e che trasforma tutta la nostra vita, perché come ci raccomanda san Paolo nella seconda lettura: “vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.” (1Cor 7,35).

Buona Domenica!

don Marco Belladelli

 

Nessun commento:

Posta un commento