Antonello da Messina, Salvator Mundi, 1465-75, Londra. |
II
Domenica del tempo Ordinario “B”.
Videro
dove dimorava e rimasero con lui.
Dal Vangelo secondo Giovanni (1,35-42)
In quel tempo Giovanni stava
con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse:
«Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così,
seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa
cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove
dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli
dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
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Terminate le celebrazioni natalizie con la festa
del Battesimo di Gesù, entriamo nella prima parte del tempo Ordinario fino all’inizio
della Quaresima, il 14 Febbraio prossimo,
Mercoledì delle Ceneri. Il brano del Vangelo di questa Domenica ci
prepara al ministero pubblico di Gesù, orientati ancora una volta dalla
testimonianza autorevole del Battista che, avendo visto lo Spirito Santo
scendere su Gesù nel momento del battesimo (cfr. Gv 1,32), lo indica ai suoi
discepoli come “l’agnello di Dio”,
cioè il Messia atteso.
In questo episodio Gesù sembra ancora un ‘privato cittadino’, che si aggira dalle
parti del Battista confuso tra i suoi tanti seguaci e riceve a casa sua coloro
che saranno i suoi primi apostoli come degli amici. Molto probabilmente invece
Gesù era già conosciuto dalla folla, perché come si evince dal racconto di
Matteo (cfr. 11,2ss.), la prima parte del suo ministero pubblico si sovrappone
all’ultimo periodo di predicazione del Battista, che si chiuderà con il suo arresto
e il martirio per mano di Erode Antipa.
L’espressione usata dal Battista verso Gesù, “Ecco l’agnello di Dio”, richiama l’immagine messianica dell’agnello condotto
al macello nel quarto canto del Servo di Jahwè nel libro di Isaia
(cfr. Is 53,7). Due discepoli del Battista, Andrea e lo stesso evangelista
Giovanni, su indicazione del profeta, seguono Gesù e “videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui”. Un’esperienza
che conferma la testimonianza del Battista, tanto che Andrea, quando incontra il
fratello Simone, gli dice in modo esplicito: “Abbiamo trovato il Messia”.
Insieme con loro, lo abbiamo trovato anche noi e ogni Domenica ci riuniamo
attorno alla sua viva presenza in mezzo a noi, per imparare a stare con lui.
Gesù è l’inviato del Padre e attraverso di lui Dio parla a noi uomini come con
degli amici, dice il Concilio (cfr. Dei
Verbum 2). Per intrattenersi con noi, Dio ha scelto la forma affettuosa
dell’amicizia. Durante il suo ministero Gesù ne ha fatto il modello di ogni suo
rapporto con uomini che ha incontrato, anche quando si paragona al maestro, al
medico, al pastore e via dicendo. La missione di Gesù è prima di tutto uno
stare amichevole di Dio con noi, che ci trasfigura interiormente per trasformarsi
prima in una luminosa testimonianza e poi in un’azione missionaria e apostolica
di annuncio ed inaugurazione del regno di Dio in parole ed opere. La fede
cristiana è quindi Dio che si fa amico degli uomini. L’essenza dell’amicizia
consiste nella gioia dello stare insieme all’altro per se stesso, oltre ogni
interesse e/o finalità particolare di qualsiasi natura e genere. “Beati i vostri occhi che vedono il Cristo e
i vostri orecchi che ascoltano la sua parola” canta
oggi la Liturgia delle ore .
Ricordiamo a tal proposito anche le parole di Gesù durante l’ultima cena: “Voi siete miei amici,
se fate ciò che io vi comando” (Gv 15,14). La gioia più
vera della vita è, infatti, incontrare, seguire, conoscere e amare Gesù con
tutto se stessi. L'amicizia col Maestro assicura all'anima pace profonda e
serenità anche nei momenti bui e nelle prove più ardue. Quando la fede si
imbatte in notti oscure, nelle quali non si "sente" e non si
"vede" più la presenza di Dio, l'amicizia di Gesù garantisce che in
realtà nulla può mai separarci dal suo amore (cfr. Rm 8, 39). Soprattutto
nell’Eucaristia ci è data l’opportunità di accogliere e rafforzare questo
rapporto amichevole perché, dopo aver riconosciuto, ascoltato e goduto della
sua presenza, sappiamo parlare di lui e testimoniarlo a chi ancora non lo
conosce, come ha fatto il Battista con i suoi discepoli. Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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