Pietro Perugino, Adorazione dei Magi, 1504, Città della Pieve (PG) |
Solennità dell’Epifania del Signore,
Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.
Dal Vangelo secondo
Matteo (2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di
Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a
Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo
visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il
re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei
sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva
nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto
per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero
l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà
il pastore del mio popolo, Israele”».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore.
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Nella venuta a Betlemme
dei santi Magi, Gesù viene riconosciuto come il Salvatore del mondo,
riconosciuto ed accolto da tutti i popoli del mondo. Il Natale trova così il
suo compimento nell’Epifania, annuncio della redenzione universale, che si
realizzerà a Pasqua. Nella celebrazione dell’Epifania la Chiesa evoca tre fatti
della vita di Gesù. Il più noto è naturalmente l’adorazione dei Magi a
Betlemme, a cui vanno associati il Battesimo di Gesù al Giordano e il miracolo
dell’acqua cambiata in vino alle nozze di Cana.
Per chi ha
familiarità con la Liturgia delle ore trova questi riferimenti nelle
antifone del Benedictus e del Magnificat del giorno
dell’Epifania:
Ant. al Benedictus: “Oggi la Chiesa lavata dalla
colpa nel fiume Giordano,
si unisce a Cristo suo Sposo, accorrono i magi con
i doni alle nozze regali
e l’acqua cambiata in vino rallegra la mensa,
alleluia.”.
Ant. al Magnificat: “Tre prodigi celebriamo in
questo giorno santo:
oggi la stella ha guidato i Magi al presepio,
oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze,
oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano
per la nostra salvezza, alleluia.”
Oltre il ricordo dei tre gli eventi citati, nell’immagine delle nozze
regali di Cristo, Sposo e Signore della Chiesa, viene sintetizzato in
modo mirabile il loro rapporto, valore e significato. I Magi adoranti che
offrono in dono oro, incenso e mirra rappresentano tutti popoli della terra che
lo riconosceranno come il Re dei re. Nel Battesimo al Giordano, figura della
passione morte e risurrezione, Gesù, investito dallo Spirito Santo per la
missione messianica e indicato dal Padre come “il Figlio da ascoltare”,
purifica l’umanità dalle sue colpe per renderla degna di sé. Il miracolo di
Cana, presentato da Giovanni come il primo dei segni compiuti da Gesù nella sua
missione terrena, è l’anticipazione del banchetto nuziale alla fine dei tempi,
descritto nell’Apocalisse (cfr. 21,2ss), a cui sono invitati tutti i popoli del
mondo: “Beati gli invitati alla cena del Signore!”, come proclama
la liturgia eucaristica.
L’Epifania è quindi
annuncio e anticipazione della Pasqua. Il sacrificio della croce, atto di amore
con cui Gesù ci ha liberato dal peccato, dal male, dalla morte e ci ha unito a sé
in comunione di vita, non poteva trovare immagine più significativa di quella
dell’unione sponsale-coniugale.
Termino con
un testo poetico, di cui non conosco l’autore, sul senso e sul valore di questa
sorprendente e meravigliosa esperienza che è l’incontro salvifico tra Dio e
l’uomo, come spunto per una riflessione personale sulla festa dell’Epifania.
“Non erano fannulloni, allora;
avevano patria, casa e professione.
Non erano poveri allora;
avevano incenso, mirra e oro.
Non erano ciechi allora;
si lasciavano attrarre dalla stella.
Non erano cercatori di tesori allora
coloro che venivano dal lontano oriente.
Non erano politici allora
coloro che cercavano il nuovo re.
Non erano reporter allora
coloro che con la stella giunsero alla meta.
Non erano testimoni neutrali
coloro che si lasciarono riempire di gioia.
Non erano diplomatici
coloro che offrirono i loro doni.
Erano uomini, diventati uomini
davanti a un Dio diventato uomo.”
Buona Epifania!
don Marco Belladelli.
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