El Greco, Battesimo di Gesù, 1597-1600 - Madrid |
Festa
del Battesimo del Signore.
Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.
Dal Vangelo secondo Marco (1, 7-11)
In quel tempo, Giovanni
proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di
chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua,
ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel
Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e
lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal
cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho
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Con il Battesimo di Gesù al Giordano si conclude
il ciclo delle celebrazioni natalizie. Come già detto nel commento alla festa
dell’Epifania, insieme con l’adorazione dei Magi e il miracolo delle nozze di
Cana, questo evento è parte della manifestazione di Gesù al mondo, evento nel
quale il Natale si collega con la Pasqua e il mistero dell’incarnazione del
Verbo di Dio trova il suo compimento nell’orizzonte della redenzione
universale. L’immersione di Gesù nelle acque del Giordano, segno della sua
morte, sepoltura e risurrezione, è infatti anticipazione della Pasqua. Pur non
avendo peccato, mettendosi in fila con tutti coloro che andavano dal Battista,
Gesù si fa solidale con tutti gli uomini peccatori. Dopo il battesimo, appena
uscito dall’acqua del Giordano, Gesù riceve la pienezza dello Spirito Santo,
necessaria per compiere la sua missione, e nella voce celeste si manifesta la
testimonianza del Padre che lo chiama “Figlio
mio” in cui ha posto il suo compiacimento, cioè l’elezione messianica. Il
Figlio riceve il battesimo degli schiavi, per riscattarli dalla schiavitù e
rendere tutti figli di Dio.
Secondo il racconto dell’evangelista Marco,
Giovanni Battista parla del futuro Messia senza sapere chi fosse colui che
spinto dallo Spirito Santo sarebbe venuto per farsi battezzare e nel quale
avrebbe riconosciuto “colui che è più
forte di me”, cioè una dignità molto superiore alla sua. Gesù infatti
compare sulla scena della storia presso il fiume Giordano confuso tra la folla
e proveniente da Nazareth, oscura città della Galilea che nessuno avrebbe mai
considerato come possibile patria del Messia. Subito dopo il battesimo egli
vive un’esperienza molto simile a quanto avverrà in seguito con la
trasfigurazione, con l’unica differenza che allora ci saranno dei testimoni. Il
linguaggio e le immagini sono quelle di una teofania, cioè di una manifestazione
di Dio in forma sensibile, come risulta dai cieli aperti sul mondo, dalla
rappresentazione dello Spirito in forma corporea “come una colomba” e dalla voce tonante che risuona. Per Gesù sono i
segni rivelatori del mistero della sua persona e della missione che è chiamato
a compiere. Gesù, confuso in mezzo a tutti i peccatori che andavano dal
Battista, in un atteggiamento di totale solidarietà con essi, prende piena
coscienza della sua identità di Figlio di Dio, della sua perfetta unione con Dio
e pieno della potenza dello Spirito Santo riceve l’investitura messianica per
svolgere la missione per cui è stato inviato, soprattutto la forza per
affrontare l’evento fondamentale della salvezza, e cioè la passione, morte e
risurrezione. Al Giordano viene anticipata la vittoria di Dio contro il male e i
pochi accenni di Marco sono sufficienti a farci capire le dimensioni e le
implicanze di questo evento, offrendoci l’opportunità di riflettere sul valore
del battesimo e della cresima e sugli effetti di questi sacramenti nella nostra
vita. Rendendoci figli di Dio, il
battesimo cambia sostanzialmente la nostra persona, soprattutto per il
particolare rapporto che viene a crearsi tra noi e il Padre, ad immagine di
quello di Gesù stesso. Con il dono dello Spirito Santo nel giorno della cresima
siamo resi capaci di testimoniare il Signore Gesù in ogni momento della nostra
vita e in ogni situazione, fino al gesto eroico del martirio, se fosse
necessario.
Nel battesimo al Giordano si realizza anche la
rivelazione del mistero della Santissima Trinità, primo e fondamentale mistero
della nostra fede, offrendoci l’occasione di contemplare il Padre, il Figlio e
lo Spirito e l’opera di salvezza compiuta da Dio a nostro favore. Il Cielo è
aperto anche per noi! Lodare, benedire ed esaltare Dio per le opere da lui
compiute in nostro favore è quanto mai salutare e positivo per la nostra vita,
soprattutto per il nostro equilibrio interiore. Facciamo risuonare le nostre
voci in inni di lode al Signore e come gli Apostoli nel giorno di Pentecoste
non stanchiamoci di proclamare le “grandi opere di Dio” (At 2,11) che quotidianamente egli ci
dona e mette a nostra disposizione. Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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