A. Mantegna, Presentazione al Tempio, 1455(?) - Berlino |
Domenica fra l'ottava del Natale
Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
(Quando il Natale cade in Domenica si celebra il 30 Dicembre)
Il bambino cresceva,
pieno di sapienza.
Dal
Vangelo secondo Luca (2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale,
secondo la legge di Mosè, (Maria e Giuseppe) portarono il bambino (Gesù) a
Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del
Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in
sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge
del Signore.
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
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Il Natale è diventato nel corso del tempo anche festa della Famiglia più per ragioni culturali e sociali, che non per una diretta implicazione di questo particolare aspetto della vita con il mistero dell’incarnazione. E’ stato Papa Benedetto XV a istituire nel 1921 la festa liturgica della “Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe” e ad estenderla a tutta la Chiesa, con l’intenzione di proporre alle famiglie cristiane l’esempio della Santa Famiglia di Nazareth, come modello a cui ispirarsi per affrontare le crescenti difficoltà del vivere in famiglia, per le quali oggi parliamo di una vera e propria crisi di questa istituzione umana. Nonostante tutte le problematiche ad essa connesse, la Chiesa continua a considerare la famiglia un luogo privilegiato per l’incontro con il Signore Gesù, il Dio fatto uomo, e per l’educazione alla fede delle giovani generazioni.
La
Santa Famiglia di Nazareth si presenta a noi in tutta la sua particolarità,
dovuta alla presenza di Gesù, con cui i genitori, Maria e Giuseppe, devono
continuamente fare i conti, come appare nel racconto della presentazione al tempio,
che oggi la liturgia ci propone. In questo compito del tutto unico li aiuta la fedeltà
a Dio, attraverso il rispetto delle leggi antiche come evidenzia Luca nel suo
racconto, e la reciproca fedeltà allo specifico progetto divino nel quale sono
stati personalmente coinvolti, cioè l’incarnazione del Figlio di Dio e la sua
progressiva manifestazione al mondo. Il punto d’incontro della loro unione consiste
ogni giorno nella piena disponibilità alla volontà divina, come disse Maria
all’Arcangelo Gabriele in occasione dell’annunciazione: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”
(Lc 1,38). Questa è la fonte della loro fede, speranza e carità con cui,
insieme alla preghiera e all’ascolto della Parola, riescono a superare tutte le
difficoltà e a vivere nella pace di Dio. Senza aver la presunzione di offrire
ricette banali che risolvono tutti i problemi connessi con la crisi della
famiglia (la cui analisi meriterebbe un’attenzione più ampia di quanto mi è
possibile in questo mio commento), la reciproca adesione dei coniugi al
progetto di Dio su di loro, condiviso ogni giorno nella fede e nella preghiera,
penso possa rappresentare una buona base di partenza e una concreta modalità di
coniugare la quotidianità per prevenire e affrontare nella vita coniugale e
nella famiglia conflitti e rotture irreparabili.
A
conclusione di questa mia breve riflessione, alcune invocazioni di San Giovanni
Paolo II a Gesù, Giuseppe e Maria a favore delle nostre Famiglie e di tutte le
Famiglie del mondo, tratte dalla
esortazione apostolica Familiaris
Consortio:
Che
san Giuseppe, «uomo giusto», lavoratore instancabile, custode integerrimo dei
pegni a lui affidati, le custodisca, le protegga, le illumini sempre.
Che
la Vergine Maria, come è Madre della Chiesa, così anche sia la Madre della
«Chiesa domestica», e, grazie al suo aiuto materno, ogni famiglia cristiana
possa diventare veramente una «piccola Chiesa», nella quale si rispecchi e
riviva il mistero della Chiesa di Cristo. Sia Lei, l'ancella del Signore,
l'esempio di accoglienza umile e generosa della volontà di Dio; sia Lei, Madre
Addolorata ai piedi della Croce, a confortare le sofferenze e ad asciugare le
lacrime di quanti soffrono per le difficoltà delle loro famiglie.
E
Cristo Signore, Re dell'universo, Re delle famiglie, sia presente, come a Cana,
in ogni focolare cristiano a donare luce, gioia, serenità, fortezza. A Lui, nel
giorno solenne dedicato alla sua Regalità, chiedo che ogni famiglia sappia
generosamente portare il suo originale contributo all'avvento nel mondo del suo
Regno, «Regno di verità e di vita, di santità e di pace», verso il quale è in
cammino la storia. Amen.
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don Marco Belladelli.
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