venerdì 20 gennaio 2023

Il Vangelo della salute del 22/01/2023.

III Domenica del tempo Ordinario “A” 

La Domenica della Parola di Dio

Venne a Cafàrnao perché si compisse 

ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia

dal vangelo secondo matteo (4, 12-23). 

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:

«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Parola del Signore.

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Come ricordavo all’inizio dell’Avvento, il testo evangelico che ci accompagnerà per tutto quest’anno in una lettura continuata, soprattutto nel “Tempo Ordinario”, è quello di Matteo. Il 2023 sarà quindi un cammino di fede e di preghiera in sua compagnia e mi pare utile premettere alcune notizie d’introduzione.

Matteo, chiamato anche Levi, è uno dei dodici Apostoli. Tutti e tre i sinottici narrano la sua chiamata (Mt 9,9ss; Lc 5,27ss; Mc 2,13ss). Era un pubblicano, cioè un esattore delle tasse. I pubblicani frequentavano i Romani e spesso vivevano secondo i costumi dei pagani. Erano invisi, disprezzati e soprattutto temuti dal popolo, perché avevano dalla loro parte il sostegno delle forze di occupazione romane, per conto dei quali riscuotevano le tasse dai loro concittadini. Erano anche persone molto pragmatiche, senza scrupoli, facili al compromesso e alla corruzione, che guardavano al proprio interesse e religiosamente indifferenti. Insomma l’esatto contrario dei farisei, i quali invece avevano fatto della pratica religiosa e soprattutto della scrupolosa osservanza della legge mosaica una loro peculiarità.

Le fonti del primo secolo ci parlano di un testo di Matteo redatto in aramaico, di cui però non sappiamo se il testo greco in nostro possesso sia la sua traduzione o altro. Dal punto di vista letterario, la narrazione di Matteo è caratterizzata da molte citazioni dell’antico testamento, soprattutto dei Profeti, per dimostrare ai suoi lettori, quasi sicuramente una comunità giudeo-cristiana, che Gesù è il Messia atteso.

La struttura del racconto trae ispirazione dal Deuteronomio, il libro che raccoglie i discorsi con cui Mosè esorta il popolo ad essere fedele all’alleanza stabilita con Dio sul monte Sinai. Matteo infatti organizza la sua narrazione attorno a cinque grandi discorsi di Gesù: 1° il discorso della Montagna ai capp. 5-7; 2° il discorso missionario al cap. 10; 3° il discorso delle parabole al cap. 13; 4° il discorso sulla Chiesa al cap. 18; 5° il discorso escatologico ai capp. 24-25. Per lui Gesù è il nuovo Mosè, venuto per istaurare la nuova alleanza e inaugurare il regno dei cieli.

Un’altra sua caratteristica è la grande attenzione per la Chiesa, presentata come la comunità escatologica, cioè degli ultimi tempi, nella quale è sempre presente il Signore (cfr. 18,20 e 28,20), mandata nel mondo per continuare la sua missione e nella quale si vive (o almeno si dovrebbe vivere!) secondo le esigenze del regno dei cieli. Se Gesù è il nuovo Mosè, la Chiesa è il popolo della nuova alleanza, aperta universalmente a tutti, che Dio si è scelto tra gli uomini, per il rifiuto d’Israele.Unica cosa richiesta a tutti è la fede nel Signore Gesù, il Figlio del Dio vivente (cfr. 16,16). Altre caratteristiche di Matteo le diremo nei vari commenti al Vangelo di domenica in domenica.

Il brano di oggi è la conclusione del cap. 4°, nella quale viene descritto l’inizio del ministero di Gesù. Secondo Matteo, Gesù comincia la sua attività pubblica dopo l’arresto del Battista. Anche  se il primo messaggio nella forma e nel contenuto è identico a quello del Precursore per sottolinearne la continuità (cfr. 3,2), i segni che inaugurano il regno dei cieli e l’orizzonte universale della missione di Gesù rivelano una realtà totalmente nuova, in discontinuità con l’antico testamento (cfr. Mt 11,13).

Nell’attività di Gesù si riconosce lo splendore della luce messianica, secondo l’annuncio profetico ascoltato nella prima lettura, che avrebbe illuminato anche i pagani, indicati come Galilea delle genti: “Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta”. In colui che annuncia la buona novella del regno e si prende cura di ogni sua malattia e infermità, il popolo ha visto questa luce. L’effetto di questo annuncio è straordinariamente nuovo, rispetto a tutto ciò che lo ha preceduto. Gesù è anche per noi oggi questa luce. La creazione ha avuto inizio dalla luce (cfr. Gen 1,3); con la luce di una stella Dio ha guidato i Magi fino a Betlemme, perché adorassero il Re dei Giudei appena nato; nel prologo del suo vangelo Giovanni dice: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre”. Gesù è la luce che squarcia le tenebre, che attira a sé tutti gli uomini e dona la vita a chi l’accoglie. Chi si ritrae dalla luce di Gesù non ha parte a questo dono e rimane nelle tenebre. Ecco perché l’annuncio del regno comincia dalla conversione, segno di un cambiamento profondo e coinvolgente: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Insieme alla conversione c’è la guarigione da “ogni sorta di malattie e di infermità”, fisica, morale e spirituale che ammorbano l’umanità. Finalmente liberati dalle tenebre, possiamo aprirci alla buona novella del regno. Accogliere Gesù nella propria vita, non è un fatto puramente di ordine morale e nemmeno riducibile a un  percorso di guarigione psicosomatico, ma equivale ad una vera e propria ri-creazione dell’uomo stesso. Lo comprendiamo nella reazione dei primi Apostoli alla chiamata di Gesù, Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, due copie di fratelli pescatori, accolgono senza battere ciglio l’invito categorico di Gesù e lasciano tutto, un episodio sconcertante. Che cosa ha indotto i quattro uomini ad un cambiamento di vita tanto repentino e radicale? Nessuna spiegazione umanamente plausibile può giustificare una così profonda trasformazione. Diventare “pescatori di uomini” significa dare la propria vita per salvare gli altri uomini, un’attività squisitamente divina. Accanto a Gesù essi rappresentano il germe della Chiesa, la comunità che Matteo associa sempre alla persona di Gesù: dove c’è Cristo, c’è la Chiesa; e dove c’è la Chiesa, c’è sempre Cristo. Oggi si celebra la 4° DOMENICA DELLA PAROLA, che ha per tema: “Vi annunciamo ciò che abbiamo veduto” (1Gv 1,3) e il cui scopo è di favorire la lettura della sacra Scrittura da parte di tutto il popolo di Dio. Buona domenica !!!

don Marco Belladelli.

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