Decorazione del presbiterio della cappella di Villa Risi, Castelletto Borgo, Mantova. |
II Domenica del tempo Ordinario, “A”
Ecco
l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!
dal vangelo secondo giovanni (1, 29-34)
In
quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello
di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto:
“Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo
conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse
manifestato a Israele».
Parola del Signore.
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Siamo
ancora al Giordano in compagnia di Giovanni Battista, dove egli predica e
battezza. La sua missione di precursore non si è esaurita con l’Avvento, ma
continua anche oggi per aiutarci con la sua parola ad accogliere il mistero del
Dio fatto uomo. La sua testimonianza data ai suoi discepoli, quando disse: “fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco
l'agnello di Dio!", è fondamentale per riconoscere
in Gesù il Messia,.” (Gv 1,36). Per l’evangelista Giovanni, il Battista non è
soltanto l’ultimo dei grandi Profeti dell’Antico Testamento, secondo
l’interpretazione dei tre sinottici, ma il testimone autorevole del Verbo di
Dio, fatto uomo, e della sua presenza in mezzo a noi.
Nel
brano di oggi l’evangelista Giovanni ci racconta la testimonianza resa dal Battista
a Gesù, come Messia, che si riassume nell’esclamazione: “Ecco l’agnello di Dio,
colui che toglie il peccato del mondo!”, espressione fatta propria dalla liturgia per accompagnare
il gesto dell’ostensione del sacramento all’assemblea prima della comunione. Il
punto di partenza di questa affermazione è la sua missione: “Sono venuto a battezzare
nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele”, segno della sua totale
dedizione a questo scopo. Nonostante l’incontro delle rispettive madri, quando
entrambi ancora non erano nati, il Battista afferma di non aver mai conosciuto personalmente
Gesù e lo ripete per due volte: “Io non lo conoscevo”. Il riconoscimento avviene
per mezzo dello Spirito Santo presente in entrambi: “Ho contemplato lo Spirito
discendere e rimanere su di lui”. Un incontro che va ben al di là dei rapporti
interpersonali, a cui facciamo abitualmente riferimento nelle nostre esperienze
umane. Per capire di che cosa si tratti, ricordiamo ciò che ha detto Gesù
durante l’ultima cena a proposito dello Spirito Santo: “Quando verrà lui, lo
Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se
stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.” (Gv 16,13). Lo Spirito
Santo ci apre ad orizzonti di conoscenza ben al di là di quelli che sono le
possibilità della ragione umana.
Arriviamo
così ai contenuti della sua testimonianza, che riguardano l’identità di Gesù: “questi è il Figlio di Dio” e la sua missione: “è lui che battezza nello
Spirito Santo”. In questa esperienza il Battista è stato guidato dallo Spirito Santo,
soltanto lui poteva fargli riconoscere Gesù e spingerlo a testimoniare chi fosse
veramente Gesù. Bisogna entrare in quella stessa straordinaria esperienza di
comunione e di vita per conoscere Gesù, amarlo sopra ogni cosa ed accogliere il
dono di salvezza che Lui soltanto ci offre, e cioè “togliere (nel senso di prendere su
di sé)
il peccato del mondo!”.
Il
momento centrale di tutta la testimonianza del Battista è quindi nell’espressione
iniziale, quando indica Gesù come “l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del
mondo!”.
Il Battista aveva capito che il Messia
non sarebbe stato un principe trionfante, accompagnato da successi
spettacolari, ma piuttosto il servo sofferente che con la sua morte avrebbe
liberato il mondo dal peccato, come lo descrive il profeta Isaia nel famoso “Canto del servo di Jahvè” al capitolo 53,7ss
(vedi anche Es 12,7-13).
La testimonianza del Battista conferma la natura essenzialmente carismatica del Cristianesimo, qualora qualcuno non l’avesse ancora capito. Senza la docilità allo Spirito e senza lasciarsi condurre dallo Spirito Santo oltre ogni umana capacità di comprensione, non si va da nessuna parte. Basta pensare a che cosa è successo nella vita della Chiesa in questi ultimi sessant’anni, a causa del “fraintendimento del Concilio Vaticano II” (cfr. Benedetto XVI Lettera ai Cristiani d’Irlanda), per un eccesso di razionalità a scapito della dimensione della grazia. Lo Spirito Santo è la garanzia divina della sua testimonianza ed è pure la via maestra per l’esperienza di comunione a cui siamo chiamati e per la trasmissione della fede nel mondo d’oggi. Nessun altro mezzo o strumento sarà tanto efficace senza la potenza dello Spirito di Dio. Questo deve farci riflettere sulla qualità della nostra testimonianza cristiana, quando non riusciamo ad incidere nei cuori degli uomini di oggi, soprattutto in famiglia nell’educazione cristiana dei figli, facendo ricorso ad argomenti poco convincenti, che lasciano il tempo che trovano, trascurando invece la forza dello Spirito Santo e la sua azione, che viene dalla preghiera e dalla lettura della Parola di Dio e dalla vita sacramentale. Niente sarà più incisivo della grazia che proviene dall’azione dello Spirito Santo in ciascuno di noi. Buona domenica !!!
don
Marco Belladelli.
Grazie per il commento..
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