Guido Reni, Battesimo di Gesù, 1623 - Vienna. |
Festa del Battesimo di Gesù.
Appena
battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (3, 13-17)
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per
farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io
che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli
rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia».
Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli
ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di
lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato:
in lui ho posto il mio compiacimento».
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La festa del Battesimo di Gesù al Giordano fa ancora parte della celebrazione dell’Epifania, come ho detto nel Vangelo della salute del 6 Gennaio, e con essa si conclude il ciclo delle celebrazioni natalizie. Un fatto, quello del Battesimo, presente nel racconto di tutti e quattro gli evangelisti, concordi nel ritenerlo un evento fondamentale della vita di Gesù. Dopo il concepimento verginale nel seno di Maria, Gesù riceve di nuovo il dono dello Spirito Santo, a cui si accompagna la voce dal cielo che lo proclama: “Il Figlio mio, l’amato”. E’ il momento della investitura solenne e della piena consapevolezza circa la sua identità e la missione da compiere. E’ lui l’Inviato, il Consacrato, l’Unto di Dio, il Messia, tutti titoli che traducono il termine greco “Cristo”, apposizione abitualmente associata al nome Gesù, per indicarne la persona divina e la missione da compiere. Fino ad ora Dio ha inviato nel mondo dei profeti, con il compito di parlare in suo nome, nessuno poteva immaginare la presenza stessa di Dio tra gli uomini nella persona del Figlio.
L’arrivo di Gesù al Giordano mette in difficoltà il Battista che, come
emerge dal breve dialogo tra i due riportato dall’evangelista, vorrebbe lui
essere battezzato da Gesù, il quale risponde invitandolo a rispettare la
volontà di Dio, che così ha disposto: “conviene che adempiamo ogni giustizia”. Il suo mettersi in fila
con tutti i peccatori che vanno da Giovanni per fare penitenza e cambiare vita
è per Gesù un gesto di solidarietà. Come dice San Paolo: “Colui che non aveva
conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi
potessimo diventare giustizia di Dio.” (2Cor 5,21). Il Battesimo di Gesù non è infatti un
gesto di penitenza come per gli tutti gli altri, ma è l’anticipazione dell’atto
redentivo con cui, attraverso la sua passione, morte e risurrezione purificherà
e libererà il mondo dal peccato.
Subito dopo il Battesimo Gesù “vide lo Spirito di Dio
discendere come una colomba e venire sopra di lui” a cui segue
immediatamente la voce dal cielo: “Questi è il Figlio mio,
l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”, eventi di origine divina
che consacrano e proclamano Gesù come il Messia atteso, pronto per compiere la
missione per cui è stato inviato. Secondo Matteo infatti, soltanto dopo il
Battesimo inizia la predicazione del Vangelo e l’inaugurazione del Regno di Dio,
con il perdono dei peccati e i vari segni di guarigione e di salvezza dell’uomo
che l’accompagnano. La sera di Pasqua Gesù risorto effonderà lo Spirito Santo sugli
Apostoli riuniti nel Cenacolo: “… soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito
Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui
non perdonerete, non saranno perdonati".” (Gv 20,22-23), perché la Chiesa, con la sua stessa
potestà divina, continuasse quest’opera di misericordia e di salvezza per tutti
gli uomini, in ogni luogo e in ogni tempo, fino alla fine del mondo.
Il dono dello Spirito Santo e la sua azione, prima in Gesù e poi nella
Chiesa, evidenzia la ‘natura carismatica’ dell’esperienza cristiana.
Un aspetto da evidenziare soprattutto oggi, quando molti, irretiti dal razionalismo
moderno, sono restii ad accettare questa dimensione soprannaturale per se
stessi e ancor più nella vita della Chiesa. Non si diventa cristiani per
familiarità, né per tradizione e tanto meno per assonanza culturale. Come è
stato più volte proclamato durante le celebrazioni natalizie, si diventa “figli di Dio” soltanto accogliendo nella
propria vita il Verbo di Dio fatto carne per mezzo dello Spirito Santo, cioè per
grazia: “A
quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a
quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne
né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” (Gv 1,12-13). L’ “essere generati da Dio” comporta un cambiamento
sostanziale della natura umana, molto più profondo della cosiddetta “cultura cristiana”. Parliamo di una
trasformazione che, come per Gesù al Giordano, procede dallo Spirito Santo.
Con il nostro Battesimo e con la Cresima, lo Spirito Santo è diventato
il protagonista anche della nostra vita cristiana, è lui che ci purifica dal
peccato e che muove la nostra anima ad aderire totalmente a Gesù, confermandoci
interiormente giorno per giorno sulla bontà di ciò che crediamo e viviamo,
rendendoci capaci dell’obbedienza al comandamento di amare come lui, fino al
dono di tutta la nostra vita (cfr. Gv 15,12-13).
Un ricordo personale: la pala d’altare della piccola cappella della
villa padronale dove da bambino partecipavo alla S. Messa festiva,
rappresentava il Battesimo di Gesù al Giordano, una iconografia che si richiamava
quella di Guido Reni. L’assidua frequentazione di quel luogo ha reso questo
evento per me particolarmente familiare e straordinariamente presente ed
attuale, in modo particolare nella mia vocazione e nel ministero sacerdotale. Buona
festa del Battesimo a tutti !!!
don Marco Belladelli.
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