venerdì 30 settembre 2022

Il Vangelo della salute del 02/10/2022

Pieter Paul Rubens, Vecchia e bambino con una candela (1616-1617), L’Aia, Mauritshuis

XXVII Domenica del tempo Ordinario “C”

“Se aveste fede!”

Dal Vangelo secondo Luca  17,5-10.
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore.

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Un brano breve con due insegnamenti diversi.

Prima di tutto Gesù risponde ad una richiesta degli Apostoli. Spesso Luca usa questo espediente per introdurre un nuovo tema di riflessione. Dopo tutto quello che hanno visto e sentito, accompagnando Gesù  nel suo cammino verso Gerusalemme, gli Apostoli si rendono conto della loro povertà e gli chiedono: “Accresci in noi la fede!”. Qualche domenica fa Luca annotava che, nonostante le dure condizioni poste da Gesù per chi vuole seguirlo, “molta gente andava con lui” (14,24). Gli Apostoli sono stati scelti espressamente per stare con lui ed essere inviati in missione. Non è però sufficiente la frequentazione assidua e la familiarità con Gesù per maturare una incrollabile fiducia in Dio, come quella del Maestro. Senza una fede forte e un abbandono totale alla volontà di Dio come possiamo evitare l’inganno di una vita fatta di piaceri in cui è caduto al figliol prodigo, la durezza di cuore del fratello maggiore, l’avidità dell’amministratore disonesto e la cieca indifferenza per i poveri del ricco epulone? Abbiamo bisogno di crescere nella fede. Insieme agli Apostoli anche noi chiediamo a Gesù: “Accresci in noi la fede!”. Se non sentiamo la necessità di fare nostra la richiesta degli Apostoli vuol dire che non siamo attratti da Gesù e non siamo interessati a seguirlo sulla via del regno di Dio.

Con la metafora del ‘gelso sradicato’, Gesù sembra quasi voler scoraggiare gli Apostoli, più che rispondere alla loro richiesta. Chi avrà mai una fede così grande e capace di segni che sovvertono l’abituale ordine naturale?

Segue poi una seconda parabola con un nuovo insegnamento, quella del ‘servo inutile’, il quale dopo una giornata di lavoro nei campi, una volta tornato a casa per lui non c’è riposo, ma deve ancora servire il suo padrone, prima di pensare a se stesso e al proprio riposo.  

Le due parabole in qualche modo si integrano tra di loro. Se avremo una incrollabile fiducia in Dio, tanto da sradicare le piante con la nostra fede, saremo anche capaci di una umiltà totalmente sottomessa alla volontà di Dio, come dei ‘servi inutili’. Ecco perché basterebbe un briciolo di fede per cambiare prima noi stessi e poi il mondo. Vivere giorno per giorno con umiltà e semplicità di cuore, obbedienti a Gesù come il servo della parabola che dopo aver lavorato e servito il suo padrone, si sente “ un servo inutile, … uno che ha fatto quanto doveva fare”, fa crescere in noi quella fede che ci rende capaci di sradicare il male dal mondo per diffondervi carità, pace e misericordia.

Molti uomini e donne, e tra di essi anche tanti cristiani, oggi vivono nella più totale indifferenza, come se Dio non ci fosse. Davanti ad un tale fenomeno sempre più esteso, ci chiediamo: che cos’è la fede? Ci risponde l’Apostolo Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. E questa vita, che vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.” (Gal. 2,19-20). Nel documento della Chiesa Italiana “Il Rinnovamento della catechesi” (1970), si dice che per avere una mentalità di fede è necessario “educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come lui, a giudicare la vita come lui, a scegliere e ad amare come lui, a sperare come insegna lui, a vivere in lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo.” (n. 38). Come ha detto San Paolo, la fede prima di tutto è Cristo che vive in noi, cioè vivere con Gesù, per Gesù e in Gesù. Da questa esperienza deriva come conseguenza il pensare come lui, il sentire come lui, l’agire come lui, fino ad essere in tutto e per tutto configurati a lui. Allora saremo pronti per sradicare i gelsi e per spostare le montagne. Buona Domenica!

don Marco Belladelli. 

 

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