Jacob de Backer Avarizia, sec. XVI, Museo di Capodimonte (NA). |
XXV Domenica del tempo Ordinario “C”
Non potete servire a Dio e la ricchezza
Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13).
In quel
tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di
sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te?
Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie
l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io
che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci
sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». Parola del Signore.
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Se
è vero che niente può fermare la misericordia di Dio, perché tutti siano salvi,
è altrettanto vero che il nostro ostacolo più grande sulla via della salvezza è
l’avidità per le ricchezze materiali. Non si può servire contemporaneamente Dio
e la ricchezza, come dice oggi il vangelo nella conclusione. Un dilemma quanto
mai attuale, considerato il materialismo dei nostri tempi.
Gesù parla ai suoi discepoli, ma ad ascoltarlo ci sono anche i suoi avversari,
gli scribi e i farisei, i quali essendo attaccati al denaro, come si dice nel
seguito del brano che oggi la liturgia ci propone: “ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui” (16,14). La
reazione di Gesù è durissima: “Egli disse
loro: "Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma
Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a
Dio è cosa abominevole.”(16,15). Uno sviluppo che a mio parere darebbe
ancora più risalto al monito finale di oggi: “Non potete servire Dio e la
ricchezza” (16,13).
Siamo sempre in cammino con Gesù verso Gerusalemme, una strada che porta allo
scandalo della croce, mistero di salvezza per tutti gli uomini. Se vogliamo
salvarci, avanti con Gesù! Se invece la pensiamo come i farisei, fermiamoci
subito. Abbiamo ricevuto la vita per un dono d’amore di Dio Padre, perché con
cuore libero, distaccato da tutti e da tutto, soprattutto dall’avidità delle
ricchezze, possiamo amare come Gesù ci ha insegnato e giungere alla vita eterna.
Portandoci l’esempio di un amministratore disonesto, Gesù non vuole indurci a
imitarlo nelle sue ruberie, ma ad usare le ricchezze per farci degli amici che
ci apriranno le porte del regno dei cieli. Infatti l’amministratore disonesto,
davanti alla pesante accusa che gli viene mossa, non perde tempo a discolparsi,
ma pensa ad una via d’uscita per quando non avrà più a disposizione tutti quei
beni. Approfittando ancora della sua posizione, la soluzione consiste nel fare
grossi sconti ai debitori del padrone, perché quando verrà cacciato si
ricordino di lui e per riconoscenza lo accolgano in casa loro.
Tutti conosciamo il valore delle ricchezze e dei beni materiali. Ci sono
necessari per vivere. Quando però si trasformano in un fine, una ragione di
vita e addirittura un idolo, fino a sacrificare qualsiasi cosa pur di
arricchirsi, diventano la causa della nostra rovina. Arriva il giorno in cui
non serviranno più a nulla, come per esempio per la salvezza della nostra anima
o per entrare nella vita eterna, anche se qualcuno stoltamente ha provato a
comprarsi anche il Paradiso.
La ricchezza è allora un mezzo da usare per entrare nel regno di Dio. Se
aiutiamo chi è nel bisogno, essi ci accoglieranno in paradiso quando la
ricchezza non conterà più nulla: “Fatevi
degli amici con la ricchezza disonesta, perché quando questa verrà a mancare,
essi vi accolgano nelle dimore eterne”. In caso contrario saranno proprio
loro, i poveri, a condannarci. La fedeltà a Dio in questo mondo nelle “cose di poco conto”, cioè nell’uso dei
beni materiali, sarà ricompensata con la vera ricchezza.
Ed eccoci al monito finale: non è possibile tenere il piede in due scarpe, o si
serve Dio, o si serve la ricchezza, con tutte le conseguenze del caso. Detto in
poche parole: Gesù vuole dei discepoli prudenti nell’uso dei beni materiali,
cioè capaci di senso delle solidarietà e della giustizia sociale. Li vuole
determinati a vivere secondo le esigenze del Regno di Dio, così come egli ha
annunciato e inaugurato. Non ci sono vie di mezzo. Chiediamo al Signore Gesù di vivere seriamente la nostra fede, in
ogni suo aspetto, anche nell’uso delle ricchezze, come oggi ci ha insegnato. Buona
Domenica!
don Marco Belladelli.
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