Jan Brueghel, il Giovane, Adamo ed Eva nel paradiso terrestre; (1640) Accademia Ambrosiana. |
L'uomo
non separi ciò che Dio ha congiunto.
Dal Vangelo secondo Marco (10, 2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per
metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la
propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero:
«Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa
norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per
questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due
diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque
l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro. Parola del Signore.
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A
cominciare da oggi e nelle prossime Domeniche, la liturgia ci proporrà il
confronto con tre temi di fondo per la vita di tutti, quindi anche per i
cristiani, per la cultura e la società odierna e di ogni tempo, quali la
sessualità, la ricchezza e il potere.
Nel
racconto di san Marco, Gesù lascia per sempre la Galilea e si incammina verso
Gerusalemme, dove affronterà la passione, morte e risurrezione. L’episodio proposto
dal vangelo si svolge al di là del Giordano nel territorio della Perea (oggi
Giordania), dove incontra alcuni farisei che gli pongono la domanda sulla liceità da parte del marito di ripudiare la propria moglie, cioè il problema del
divorzio. Una
questione importante non soltanto per la morale e la religione, ma anche per la
società civile e la sua cultura.
Gesù
non dà subito la risposta, ma pone ai suoi interlocutori un’altra domanda: che
cosa dice in proposito la legge di Mosè? Egli sa bene che l’intento dei farisei
è di metterlo in aperto conflitto con la Legge, unica fonte autorevole della
volontà di Dio. Soltanto dopo aver ricevuto la risposta che secondo Mosè era
lecito rimandare la propria moglie, Gesù esprime il proprio parere in merito
alla domanda che gli era stata posta.
Prima
di tutto interpreta il dettato della legge di Mosè come un cedimento alla “durezza
del vostro cuore”. Chiarita la natura del precetto mosaico,
ripropone il progetto iniziale della creazione (cfr. Gen 1,27 e 2,24), vera
fonte della volontà di Dio, secondo il quale la sessualità, che distingue l’umanità
in uomo e donna, ha come fine una comunione così forte, perché i due diventino
“una
sola carne”, uione che all’uomo non è lecito spezzare.
Diversamente
dai farisei che si basavano unicamente sui precetti di Mosè, Gesù fa
riferimento al progetto originale divino, riconoscibile nella creazione, scaturita
“dalla Parola, come creatura Verbi”
(Verbum Domini 9), perché Dio ha creato l’universo con la potenza della sua ‘Parola’. Nelle parole di Gesù: “Dio li creò”, si
riconosce l’azione del ‘Verbo’ creatore,
che ora si fa interprete autorevole del
suo valore, significato e fine ultimo della sua opera, nella specie della
relazione tra l’uomo e la donna.
La
sessualità è prima di tutto ‘dono’ di Dio, per mezzo di essa l’uomo e la donna
sono chiamati ad una vita di comunione nella quale sono coinvolte tutte le
dimensioni del loro essere. Un percorso di novità di vita che prevede
l’abbandono delle famiglie di origine, il superamento della loro stessa
individualità, per trascendersi e diventare “una sola carne”.
Questa
comunione ha un valore religioso fondamentale, perché nella trascendenza
reciproca l’uomo e la donna diventano via e luogo per la conoscenza di Dio e
per l’incontro con Lui. In questa straordinaria unione di vita, l’uomo e la
donna si accompagnano reciprocamente verso la salvezza, quando Dio sarà tutto
in tutti (cfr. 1Cor 15,28).
Per
aiutare i miei venticinque lettori ad approfondire questa importante dimensione
della vita umana riporto alcune affermazioni di Benedetto XVI, tratte dalla sua
prima enciclica “Deus caritas est”: “ … l'amore tra uomo e donna, nel
quale corpo e anima concorrono inscindibilmente e all'essere umano si schiude
una promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo di
amore per eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di
amore sbiadiscono.” (n. 2).
“Due
cose emergono chiaramente da questo rapido sguardo alla concezione dell'eros
nella storia e nel presente. Innanzitutto che tra l'amore e il Divino esiste
una qualche relazione: l'amore promette infinità, eternità — una realtà più
grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere. Ma al
contempo è apparso che la via per tale traguardo non sta semplicemente nel
lasciarsi sopraffare dall'istinto. Sono necessarie purificazioni e maturazioni,
che passano anche attraverso la strada della rinuncia. Questo non è rifiuto
dell'eros, non è il suo « avvelenamento », ma la sua guarigione in vista della
sua vera grandezza.” … “Sì, l'eros vuole sollevarci «in estasi» verso il
Divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un
cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni” (n. 5).
Limitare
la relazione uomo-donna alla mera dimensione del bisogno biologico o al semplice
piano psicologico del nostro sentire significa lasciarsi ancora una volta
condizionare dalla “durezza di cuore”, che già con
Mosè aveva svilito il progetto originale di Dio. D’altro canto non si può
capire ed accogliere il disegno di Dio, se prima non viene annunciato e adeguatamente
tradotto in un percorso educativo per le giovani generazioni. Chi ha orecchi
per intendere, intenda!
L’incontro
di Gesù con i bambini, non è una parentesi naif con la quale S. Marco intende
alleggerire l’atmosfera, ma è strettamente collegato con quanto la precede. Per
comprendere la volontà di Dio su di noi, in particolare per quanto riguarda la
dimensione della sessualità, è necessaria una semplicità ed una umiltà di cuore
come quella dei bambini, indicati da Gesù come esempio e modello per tutti
coloro che intendono seriamente accogliere la proposta del regno di Dio. Anche
la tenerezza con cui Gesù si intrattiene con i bambini diventa una via
importante per disporci ad accogliere la novità del regno. Un sentimento per il
quale diventiamo quasi naturalmente capaci di un vero amore disinteressato,
fino all’eroismo, cioè fino a dare la vita per le persone che amiamo, come Gesù
stesso ci ha insegnato. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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