venerdì 1 ottobre 2021

Il Vangelo della salute del 03/10/2021

Jan Brueghel, il Giovane, Adamo ed Eva nel paradiso terrestre; (1640) Accademia Ambrosiana. 

 XXVII Domenica del Tempo Ordinario, “B”.

L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto.

Dal Vangelo secondo Marco (10, 2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro. 
Parola del Signore. 

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A cominciare da oggi e nelle prossime Domeniche, la liturgia ci proporrà il confronto con tre temi di fondo per la vita di tutti, quindi anche per i cristiani, per la cultura e la società odierna e di ogni tempo, quali la sessualità, la ricchezza e il potere.

Nel racconto di san Marco, Gesù lascia per sempre la Galilea e si incammina verso Gerusalemme, dove affronterà la passione, morte e risurrezione. L’episodio proposto dal vangelo si svolge al di là del Giordano nel territorio della Perea (oggi Giordania), dove incontra alcuni farisei che gli pongono la domanda sulla liceità da parte del marito di ripudiare la propria moglie, cioè il problema del divorzio. Una questione importante non soltanto per la morale e la religione, ma anche per la società civile e la sua cultura.

Gesù non dà subito la risposta, ma pone ai suoi interlocutori un’altra domanda: che cosa dice in proposito la legge di Mosè? Egli sa bene che l’intento dei farisei è di metterlo in aperto conflitto con la Legge, unica fonte autorevole della volontà di Dio. Soltanto dopo aver ricevuto la risposta che secondo Mosè era lecito rimandare la propria moglie, Gesù esprime il proprio parere in merito alla domanda che gli era stata posta.

Prima di tutto interpreta il dettato della legge di Mosè come un cedimento alla “durezza del vostro cuore”. Chiarita la natura del precetto mosaico, ripropone il progetto iniziale della creazione (cfr. Gen 1,27 e 2,24), vera fonte della volontà di Dio, secondo il quale la sessualità, che distingue l’umanità in uomo e donna, ha come fine una comunione così forte, perché i due diventino “una sola carne”, uione che all’uomo non è lecito spezzare.

Diversamente dai farisei che si basavano unicamente sui precetti di Mosè, Gesù fa riferimento al progetto originale divino, riconoscibile nella creazione, scaturita “dalla Parola, come creatura Verbi” (Verbum Domini 9), perché Dio ha creato l’universo con la potenza della sua ‘Parola’.  Nelle parole di Gesù: “Dio li creò”, si riconosce l’azione del ‘Verbo’ creatore, che ora si fa interprete autorevole del  suo valore, significato e fine ultimo della sua opera, nella specie della relazione tra l’uomo e la donna.

La sessualità è prima di tutto ‘dono’ di Dio, per mezzo di essa l’uomo e la donna sono chiamati ad una vita di comunione nella quale sono coinvolte tutte le dimensioni del loro essere. Un percorso di novità di vita che prevede l’abbandono delle famiglie di origine, il superamento della loro stessa individualità, per trascendersi e diventare “una sola carne”.

Questa comunione ha un valore religioso fondamentale, perché nella trascendenza reciproca l’uomo e la donna diventano via e luogo per la conoscenza di Dio e per l’incontro con Lui. In questa straordinaria unione di vita, l’uomo e la donna si accompagnano reciprocamente verso la salvezza, quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1Cor 15,28).

Per aiutare i miei venticinque lettori ad approfondire questa importante dimensione della vita umana riporto alcune affermazioni di Benedetto XVI, tratte dalla sua prima enciclica “Deus caritas est”: “ … l'amore tra uomo e donna, nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente e all'essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo di amore per eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono.” (n. 2).

Due cose emergono chiaramente da questo rapido sguardo alla concezione dell'eros nella storia e nel presente. Innanzitutto che tra l'amore e il Divino esiste una qualche relazione: l'amore promette infinità, eternità — una realtà più grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere. Ma al contempo è apparso che la via per tale traguardo non sta semplicemente nel lasciarsi sopraffare dall'istinto. Sono necessarie purificazioni e maturazioni, che passano anche attraverso la strada della rinuncia. Questo non è rifiuto dell'eros, non è il suo « avvelenamento », ma la sua guarigione in vista della sua vera grandezza.” … “Sì, l'eros vuole sollevarci «in estasi» verso il Divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni” (n. 5).

Limitare la relazione uomo-donna alla mera dimensione del bisogno biologico o al semplice piano psicologico del nostro sentire significa lasciarsi ancora una volta condizionare dalla “durezza di cuore”, che già con Mosè aveva svilito il progetto originale di Dio. D’altro canto non si può capire ed accogliere il disegno di Dio, se prima non viene annunciato e adeguatamente tradotto in un percorso educativo per le giovani generazioni. Chi ha orecchi per intendere, intenda!

L’incontro di Gesù con i bambini, non è una parentesi naif con la quale S. Marco intende alleggerire l’atmosfera, ma è strettamente collegato con quanto la precede. Per comprendere la volontà di Dio su di noi, in particolare per quanto riguarda la dimensione della sessualità, è necessaria una semplicità ed una umiltà di cuore come quella dei bambini, indicati da Gesù come esempio e modello per tutti coloro che intendono seriamente accogliere la proposta del regno di Dio. Anche la tenerezza con cui Gesù si intrattiene con i bambini diventa una via importante per disporci ad accogliere la novità del regno. Un sentimento per il quale diventiamo quasi naturalmente capaci di un vero amore disinteressato, fino all’eroismo, cioè fino a dare la vita per le persone che amiamo, come Gesù stesso ci ha insegnato. Buona Domenica!

 don Marco Belladelli.

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