sabato 16 ottobre 2021

Il Vangelo della salute del 17/10/2021

Marco Basaiti, Vocazione dei figli di Zebedeo, 1510 Galleria dell'Accademia - VE. 

XXIX del Tempo Ordinario, “B”.

Il Figlio dell'uomo è venuto

per dare la propria vita in riscatto per molti.

Dal Vangelo secondo Marco (10, 35-45)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore.

Dopo la sessualità e la ricchezza, non poteva mancare il tema del potere, sono le tre realtà su cui abitualmente fa leva il demonio per tentarci e allontanarci da Dio.

Sono gli apostoli, Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, a suscitare il problema con la loro richiesta: “Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Pretesa umanamente giustificabile per il fatto che sono al seguito di Gesù dalla prima ora e insieme con Pietro hanno partecipato a eventi dai quali sono stati esclusi gli altri apostoli, come nel caso della risurrezione della figlia di Giàiro e della trasfigurazione.

Siamo sempre in viaggio verso Gerusalemme. Come abbiamo visto, l’episodio del giovane ricco ha suscitato tra gli Apostoli perplessità. Gesù ha appena parlato loro per la terza volta della sua prossima passione, morte e risurrezione e subito dopo i due fratelli chiedono di poter occupare nel futuro regno i posti più importanti. Una vera e propria contrapposizione, come essere su sponde opposte. Gesù è concentrato su ciò che l’attende a Gerusalemme per la salvezza dell’umanità, mentre gli Apostoli pensano alla loro affermazione personale e alla gloria. Nel suo “camminare avanti a loro” (v. 32) Gesù è solo. Dietro di lui ci sono i Dodici, che nonostante il tempo passato al suo fianco, sono ancora incerti e confusi, e del tutto fuori strada su ciò che li aspetta.

Gesù non rigetta la richiesta dei figli di Zebedeo, ma contesta l’errata comprensione della sua gloria: “Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”, riproponendo invece la necessità di condividere il passaggio obbligato della sua umiliazione. Nel regno di Dio chi vuol primeggiare deve fare proprio il mistero della passione, come è stato per Gesù. L’ambizione per i primi posti è tale da spingerli a rispondere subito affermativamente, senza sapere bene che cosa significasse ‘ricevere lo stesso battesimo di Gesù’. Gesù però conferma che pure loro andranno incontro a persecuzioni e al martirio, ma i posti a cui ambiscono sono assegnati da Dio: “per coloro per i quali è stato preparato”, anticipando quello che lui stesso dirà davanti a Pilato, e cioè che ogni autorità viene dall’alto (Gv 19,11).

Questo vale per qualsiasi autorità, soprattutto dentro la Chiesa, dal Santo Padre fino all’ultimo prete appena ordinato, ovviamente dando per scontate onestà, dirittura morale e fedeltà al Vangelo delle persone in questione. Qualora però gli uomini nel corso del discernimento contravvenissero a questo principio, scegliendo persone ‘per i quali non è stato preparato’, ci troveremo ad essere guidati da persone e pastori che come dice il profeta: “… pascono se stessi!” (Ez 34,2). Una situazione veramente disastrosa per la Chiesa e la società, a cui non voglio neanche pensare, ma purtroppo non siamo molto lontani da una simile.

Proseguendo nell’analisi del nostro testo, Gesù si fa carico del risentimento degli altri dieci Apostoli e nel suo argomentare dice che per la Chiesa non deve accadere quello che avviene in ambito civile, dove spesso il potere è oppressivo nei confronti dei cittadini. ‘Tra voi’  invece l’autorità va sempre esercitata come un servizio e il primato è per colui che sa farsi servo degli altri. Il modello da imitare è il Figlio dell’uomo, che è venuto “non per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (v. 45). Chiunque nella Chiesa è investito di autorità o di un ministero oppure di un qualsiasi compito  deve sempre prendere a modello il servizio del  Signore Gesù. Oggi che da più parti si rimprovera alla Chiesa carrierismo, connivenza con i poteri forti della politica e dell’economia e soprattutto l’incoerenza di chi predica bene e razzola male, senza reticenze va affermato con più forza che chi comanda deve essere pronto ad offrire tutto se stesso sull’esempio di Gesù. Altrimenti si diventa come i grandi del mondo, in continua lotta tra di loro per prevalere gli uni su gli altri e a perseguire i loro interessi di parte. Una riflessione che meriterebbe ben altro approfondimento e sviluppo.

don Marco Belladelli.

 

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