Papa Francesco lava i piedi ai detenuti di Regina Coeli. |
XXVI del Tempo Ordinario, “B”.
Chi
non è contro di noi è per noi.
Se
la tua mano ti scandalizza, tagliala.
Dal Vangelo secondo Marco
(9,38-43.45.47-48).
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo
visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché
non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno
che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non
è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete
di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
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In
questo passaggio della narrazione evangelica, Gesù si occupa della formazione degli
Apostoli per prepararli ad affrontare lo scandalo della croce. Mentre prima
nessuno osava interrogarlo su ciò che aveva detto, perché più interessati a discutere
su chi fosse tra loro il più grande, ora è Giovanni, il più giovane del gruppo,
a rivolgergli la parola. Parlando al plurale, cioè a nome di tutti, e per dimostrargli quanto
fossero in sintonia con lui sul tema dell’accoglienza: “Chi accoglie uno di questi
bambini nel mio nome, accoglie me”, lo informa di aver proibito ad
un estraneo del loro gruppo di compiere esorcismi nel suo nome. Gesù, suo
malgrado, deve dissentire dal comportamento degli Apostoli, perché ancora una
volta dimostrano di non aver capito in che cosa consista la dignità del
discepolo e di non saper distinguere tra chi è di Cristo e chi non lo è, proprio
loro che vivono a stretto contato con lui e godono dei benefici di questa
particolare posizione dell’ “essere di Cristo” (cfr. 9,41). La
fiducia nel nome di Gesù e ancor di più l’agire in forza di esso è già in
qualche modo comunione salvifica, al di là di ogni chiusura e settarismo di chi,
oggi come ieri, con troppa facilità è pronto a distinguere tra “noi” e “voi”
dentro e fuori la Chiesa.
A
partire da queste considerazioni, si capisce anche la severità delle
affermazioni contro coloro che scandalizzano “questi piccoli che credono”,
cioè quelli che con il loro atteggiamento e comportamento rappresentano un
ostacolo per la fede altrui, soprattutto dei più semplici e dei più deboli.
Sarebbe meglio per questi tali farsi mutilare mani, piedi, occhi e addirittura
suicidarsi, piuttosto che subire la rovina eterna, rappresentata con l’immagine
della Geenna.
Se
si ignora la continuità con il brano della scorsa domenica, si rischiano
interpretazioni moralistiche, e alla fine anche contraddittorie rispetto ad un
messaggio tanto importante, come quello odierno. Per questo non dobbiamo perdere
il filo del discorso di Marco. Gesù sta preparando gli Apostoli ad
affrontare l’evento straordinariamente
drammatico e sconvolgente della passione, ma paradossalmente, dal valore
salvifico per tutta l’umanità. Per non restarne “scandalizzati”, fino
al rifiutarsi di credere in lui, è necessario fin da ora accogliere Gesù
totalmente. Per fare questo serve la stessa umiltà che ci è richiesta davanti
ad un bambino. Questa semplicità di cuore ci renderà capaci di distinguere tra “chi
è per noi”, da “chi è contro di noi”. Allora
capiremo anche che chi “fa un miracolo nel nome del Signore”
non può essere scambiato per un nemico,
perché tutto quello che è fatto ‘nel suo
nome’, anche il gesto più semplice, come dar “da bere un bicchiere d'acqua”,
avrà “la sua ricompensa”. Chi non ha questa umiltà e semplicità di
cuore e questa capacità di discernimento per riconoscere l’ “essere
di Cristo”, cioè essere suo discepolo, diventa un ostacolo per la
fede altrui. Meglio sarebbe per lui “che gli si metta una macina da asino al collo
e venga gettato nel mare”. Diventiamo
ostacolo alla fede altrui tutte le volte che con presunzione giudichiamo persone
e fatti con meri criteri umani di appartenenza, e non in base all’ “essere
di Cristo” come ci insegna Gesù nel Vangelo. Purtroppo sono ancora
tanti gli scandali nella Chiesa, quelli manifesti e quelli nascosti. Oltre alla
piaga infamante della pedofilia, per la quale anche un solo caso sarebbe di
troppo, oggi per gli uomini di Chiesa ci sono altre grandi tentazioni: la brama
per il potere, la carriera e il
successo, i compromessi con i potenti della terra, giustificati come bene della
Chiesa, l’avidità per il denaro, a cui si aggiunge la ricerca del piacere, come
se il libero e pubblico impegno alla castità davanti a Dio e agli uomini fosse
un vuoto cerimoniale, senza nessuna conseguenza personale.
Me
infelice! Chi ci libererà da questi scandali? Siano rese grazie a Dio, per
mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore! (cfr. Rm 7,4s). Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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