Cappella del Seminario vescovile di Kielce - Polonia. |
XVIII Domenica del Tempo Ordinario, “B”.
Chi viene a me non avrà fame, chi crede in me non avrà sete, mai!
Dal Vangelo secondo Giovanni
(6, 24-35)
In quel tempo, quando la
folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle
barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono
di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché
avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete
saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane
per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il
Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».
Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha
mandato».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore.
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Continua la lettura del
capitolo sesto del Vangelo di Giovanni con la prima parte del discorso de “il pane della vita”. Come ho già detto
in precedenza, oltre al luogo, Giovanni ci ha dato anche un’indicazione di
tempo, ricordandoci che tutti questi avvenimenti si svolgono in prossimità della
festa di Pasqua (cfr v. 4). Il segno del pane e tutto ciò che ora viene detto
va compreso nell’orizzonte della Pasqua di Cristo.
Coloro che hanno
mangiato i pani e i pesci cercano Gesù e lo trovano a Cafarnao.
La folla, che non aveva
visto Gesù salire sulla barca con i discepoli, gli chiede: “Rabbì,
quando sei venuto qua?”. La domanda diventa l’ incipit di un lungo dialogo tra Gesù e i Giudei nella sinagoga di
questo villaggio (v. 59). Gesù non soddisfa la loro curiosità. Sa che lo
cercano soltanto perché hanno mangiato i pani e si sono saziati. Per
assicurarsi un tale favore il più a lungo possibile sono pronti addirittura a
proclamarlo loro re (cfr. v.15).
Gesù smaschera le loro
intenzioni e si dissocia da esse. Non vuole essere scambiato per il tribuno della
plebe di turno, che con l’abilità di un demagogo conquista facilmente il
consenso della folla. Egli non mira a vantaggi personali, tanto meno di carattere
politico. Come dirà a Pilato durante il processo che lo vedrà condannato alla
crocifissione: “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18,36). Non è
certo questo il fine della sua missione.
Superato il pericolo di
essere scambiato per un trascinatore di folle, Gesù concentra la sua attenzione
sul vero significato del segno del pane in rapporto al mistero della sua
persona e alla missione che è venuto a compiere, ponendo ai suoi interlocutori
la questione fondamentale per chiunque lo avvicini: credere in lui, in quanto “il
Figlio dell'uomo”, sul quale “il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.
I suoi interlocutori
capiscono subito dove vuole andare a parare con questi discorsi, e sull’esempio
di Mosè, che nel deserto aveva dato ai loro padri la manna come cibo, gli
chiedono un segno a conferma del suo essere inviato dal Padre, una prova
provata su cui fondare il loro atto di fede in lui.
Di fronte all’ostinata
ricerca di un cibo materiale, gratuito ed abbondante, Gesù invita i Giudei a guardare
al presente e non al passato: “Non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il
Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero”. A scanso di
altri possibili fraintendimenti, Gesù afferma con chiarezza: “Io
sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non
avrà più sete, mai!”.
Nel segno del pane Gesù
rivela la sua vera identità e la sua missione. Egli è colui che è venuto a
sfamare e dissetare l’uomo in tutto e per tutto e per sempre. Per mezzo della
fede e della comunione di vita con Gesù che ci è offerta nell’Eucaristia, abbiamo
la possibilità di godere dei beni spirituali della salvezza, fondamentali anche
per orientare tutta la nostra vita, in tutte le sue dimensione nell’orizzonte
del regno di Dio.
E a noi basta questo
segno per credere in lui e vivere della sua viva presenza in mezzo a noi? Oppure
opponiamo a Gesù la stessa invincibile incredulità dei Giudei? L’Eucaristia è
davvero il cibo che ci fa sentire sazi di tutto e per sempre? Oppure soltanto
un mero rito religioso, senza conseguenze sulla nostra vita? Domande che fanno
appello alla nostra fede nel Figlio di Dio e alla nostra esperienza di Gesù nell’’Eucaristia
e nel nostro vissuto quotidiano. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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