venerdì 23 aprile 2021

Il Vangelo della salute del 25/04/2021

 Il Buon Pastore, III secolo d.C. - Catacombe di Priscilla - Roma

IV Domenica di Pasqua “B”

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni  (10, 11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il

Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». 
Parola del Signore.

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La IV Domenica di Pasqua segna un passaggio di prospettiva. Dopo i racconti delle apparizioni di Gesù risorto, il cui scopo è di confermarci nella fede della risurrezione, come un evento reale e fondamentale del cristianesimo, nelle prossime Domeniche ascolteremo brani tratti dai discorsi tenuti da Gesù in diverse occasioni del suo ministero, soprattutto durante l’ultima cena. Una volta accolto il grande mistero della risurrezione, il passo successivo consiste nell’entrare in rapporto con il Signore risorto, per partecipare alla novità di vita che egli è venuto a portare nel mondo. Viene così gradualmente annunciata ed evidenziata la presenza e l’opera dello Spirito Santo, il cui compito fondamentale è quello di plasmarci a immagine e somiglianza a Gesù e di guidarci a lui. Culmine delle celebrazioni pasquali sarà infatti l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo.

Anche dopo la riforma liturgica conciliare, la IV Domenica di Pasqua è rimasta la Domenica del Buon Pastore, secondo la parabola del capitolo 10 di Giovanni, da cui è tratto il brano proposto oggi dalla liturgia, nel quale Gesù si propone come il “bravo” pastore, cioè colui che fa il bene delle pecore, diversamente dai mercenari e dai ladri, che invece sfruttano il gregge, lo danneggiano e nel momento del pericolo lo abbandonano. Il recinto non è un ovile qualsiasi, ma il tempio di Gerusalemme. Il guardiano che apre la porta è il custode del tempio stesso.

Senza questi  riferimenti, saremmo tentati di pensare ad un fuorviante e generico contesto bucolico, mentre da parte di Gesù c’è la chiara la volontà di polemizzare apertamente con i capi del popolo d’Israele, i quali invece che comportarsi come dei buoni pastori, spadroneggiano sul gregge come dei ladri e dei briganti. La ragione dello scontro è la cacciata del cieco nato dalla sinagoga da parte dei capi del popolo, perché insisteva nel dare testimonianza a Gesù che l’aveva guarirlo (cfr. Gv 9).

Il fatto che le pecore riconoscano la sua voce e lo seguano perché da lui ricevono la vita in abbondanza è la prova che Gesù è l’unica vera ragione di salvezza per l’umanità. La realtà della risurrezione rende possibile, concreta e attuale per chiunque lo voglia questa esperienza di relazione di vita e di amore, perché Dio non fa preferenze di persone.

Nel testo evangelico Gesù ripete per ben due volte: “Io sono il buon pastore”, titolo giustificato dal fatto che, diversamente dai ladri e dai mercenari, egli “offre la vita per le pecore”. Questa affermazione viene ripetuta una terza volta nella parte finale del brano odierno, per sottolineare che si tratta di una atto compiuto in piena libertà e che ha origine dall’amore che esiste tra il Figlio e il Padre. Il comando ricevuto dal Padre, più che un obbligo morale, manifesta l’essenza stessa di Dio. Come le pecore attraverso il gesto dell’offerta della vita riconoscono il “Buon Pastore”, così noi riconosciamo in Gesù, morto e risorto per noi, il nostro Salvatore. Da questo “dono della vita” ha origine un rapporto con Gesù ad immagine e somiglianza di quello che esiste tra il Padre e il Figlio. Un rapporto di Amore per il quale anche noi come le pecore riconosciamo la voce del Buon Pastore, lo ascoltiamo e lo seguiamo l’unico nostro Pastore.

Nel 1964 alla Domenica del Buon Pastore è stata collegata la celebrazione della “Giornata Mondiale per le Vocazioni”.  Il tema scelto per questa 58° GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI è: “San Giuseppe: il sogno della vocazione”.  Nell’anno dedicato a San Giuseppe, Papa Francesco nel suo Messaggio ci ricorda l’esempio di questo grande Santo e dice: “Mi piace pensare allora a San Giuseppe, custode di Gesù e della Chiesa, come custode delle vocazioni. Dalla sua disponibilità a servire deriva infatti la sua cura nel custodire.  (…) Questa cura attenta e premurosa è il segno di una vocazione riuscita. È la testimonianza di una vita toccata dall’amore di Dio. Che bell’esempio di vita cristiana offriamo quando non inseguiamo ostinatamente le nostre ambizioni e non ci lasciamo paralizzare dalle nostre nostalgie, ma ci prendiamo cura di quello che il Signore, mediante la Chiesa, ci affida! Allora Dio riversa il suo Spirito, la sua creatività, su di noi; e opera meraviglie, come in Giuseppe.”. Preghiamo per i nostri sacerdoti, per tutti sacerdoti e specialmente per le vocazioni al ministero sacerdotale.

Buona Domenica!

 don Marco Belladelli.

 

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