venerdì 9 aprile 2021

Il Vangelo della salute dell'11/04/2021

Andrea del Verrocchio, Incredulità di S. Tommaso, 1473, Museo di Orsanmichele - Firenze. 

 II Domenica di Pasqua “B” 
e della Divina Misericordia.

Otto giorni dopo, venne Gesù.

Dal Vangelo secondo Giovanni  Gv 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli

dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore.

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La seconda Domenica di Pasqua, detta anche “in albis”, era il giorno in cui i neo battezzati  deponevano la veste bianca battesimale (in albis deponendis), ricevuta durante la celebrazione della veglia pasquale. Oggi la Chiesa conclude la grande celebrazione della Pasqua, protrattasi per tutta la settimana come se fosse un unico giorno nel quale il tempo si è fermato, il giorno senza tramonto, l’ottavo giorno, inizio una nuova era. Il “tempo pasquale” si concluderà con la Pentecoste, quando lo Spirito Santo, lo Spirito del risorto, verrà effuso sulla Chiesa e sul mondo.

Dopo otto giorni gli Apostoli sono ancora riuniti nel cenacolo, quando appare loro di nuovo Gesù, con le stesse modalità del giorno di Pasqua: “Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»”. L’ “ottavo giorno” diventa così per la Chiesa così il “dies dominicus”, cioè il giorno del Signore, la Domenica, il giorno in cui i credenti, riuniti a celebrare l’eucaristia, incontrano il Signore risorto e si uniscono in comunione con lui.

La risurrezione del Cristo è un avvenimento universale, che inaugura una nuova dimensione dell’esistenza umana, quella del tempo escatologico, il tempo di Dio, in cui progressivamente tutto verrà ricapitolato in Cristo, fino al momento in cui il Signore risorto consegnerà il Regno al Padre. Nella risurrezione Gesù ha raggiunto l’eternità, portando con sé tutta l’umanità di ieri, di oggi e di domani e nella nuova possibilità di una esistenza umana in un orizzonte escatologico che interessa tutti, si apre un nuovo genere di futuro per tutti gli uomini. Nella vita del cristiano la risurrezione si impone come una condizione definitiva, differente dalla normale condizione terrena, nel bel mezzo del mondo vecchio che continua ad esistere.

L’apostolo Tommaso, assente alla prima apparizione di Gesù nel giorno di Pasqua, è suo malgrado il protagonista del testo del Vangelo di oggi. Rifiutandosi di credere alla testimonianza degli altri dieci: “«Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò»”, più che un dubbio nel senso filosofico e psicologico del termine, egli esprime una esigenza. In quanto Apostolo, per la missione alla quale è stato chiamato da Gesù stesso, non poteva essere escluso da un’esperienza tanto fondamentale, quale quella della risurrezione (cfr. Atti 1,21-22). Come avrebbe potuto annunciare autorevolmente il Cristo risorto insieme a tutti gli altri Apostoli, senza farne esperienza?

La beatitudine di coloro che credono senza aver visto, si fonda proprio sulla testimonianza apostolica e trova nel comune atto di fede: “mio Signore e mio Dio!”, il punto d’incontro.

Il cuore di Gesù, nel quale il Signore stesso ci invita a mettere la nostra mano per non essere più increduli, è la fonte inesauribile della divina Misericordia che si riversa sulla terra, per attirare tutti gli uomini a sé. L’acqua ed il sangue fuorusciti da quel cuore, squarciato dalla lancia (cfr. Gv 19,33-34), sono simboli dei sacramenti della Chiesa. Tutte le volte che entrando in chiesa mettiamo la nostra mano nell’acquasantiera per farci il segno della croce, ricordiamo le parole di Gesù a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!” (Gv 20,27) e sentiremo ravvivarsi in noi la grazia del nostro battesimo. Toccando quel costato squarciato e immergendoci nell’amore misericordioso di Dio, riconosceremo il Cristo risorto, sempre vivo e presente in mezzo a noi, e la sua straordinaria opera di salvezza, quella cioè di attirare tutti a se (cfr. Gv 12,32).

Ancora Buona Pasqua!

don Marco Belladelli.

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