venerdì 16 aprile 2021

Il Vangelo della salute del 18/04/2021

Duccio da Buoninsegna, Gesù risorto nel cenacolo con gli apostoli, 1311, Museo dell'opera del Duomo - Siena. 

III Domenica di Pasqua “B”

Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.

Dal Vangelo secondo Luca  (24, 35-48)

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come

vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore.

------------------------------------

Dopo due settimane dalla Pasqua siamo ancora fermi, insieme con gli Apostoli riuniti nel cenacolo la sera di quel giorno dopo il sabato nel quale la Maddalena, Pietro e Giovanni hanno trovato il sepolcro vuoto. Davanti a noi c’è ancora il mistero della risurrezione di Gesù nel suo vero corpo.

Mentre tutti ascoltano stupefatti il racconto dei discepoli di Emmaus, Gesù appare agli Apostoli, suscitando  il solito stupore e timore. Si fa riconoscere dai presenti i quali, superato lo sbigottimento, cominciano ad aprire il cuore alla comprensione delle Scritture e ad accogliere la missione della testimonianza che il Signore affida loro.

Meraviglia l’insistenza con cui Gesù cerca di fugare i dubbi e le perplessità dei discepoli: “Toccatemi e guardate, … datemi da mangiare”, per vincere la loro resistenza ad accettare l’evidenza dei fatti. Il riconoscimento infatti non si esaurisce soltanto in una verifica di tipo sperimentale/sensibile, ma consiste nel portare a compimento quel percorso di fede a cui li aveva preparati dall’inizio della predicazione fino al momento della passione. Si tratta di un riconoscimento che non avrà mai più bisogno di prove provate, come per i due discepoli di Emmaus, che dopo aver riconosciuto il Signore nell’atto dello spezzare il pane, quando “fu sottratto alla loro vista”, superano una volta per sempre lo scoramento in cui si trovavano all’inizio del racconto (cfr. Lc 24,17). La fede nella risurrezione consiste da una parte nella certezza dell’evento storico e della viva presenza del Signore Gesù è risorto e vivo in mezzo a noi, dall’altra nell’esperienza liberante della “Speranza” cristiana, fondamento dell’orizzonte divino ed eterno della nostra esistenza umana, che ci rende capaci di investire la nostra vita ad immagine e somiglianza di Gesù stesso.

La seconda cosa di cui Gesù si preoccupa nella sua apparizione è di aiutare i discepoli a superare lo scandalo della croce. L’averlo visto perire così miseramente, umiliato come il più grande di tutti i malfattori comparsi sulla terra, aveva completamente cancellato in loro qualsiasi ricordo luminoso di tutto quello che avevano vissuto insieme a lui, durante la sua missione sulla terra. L’ostacolo della croce lo si può sintetizzare in quello che, più o meno drammaticamente, tutti percepiamo come l’impossibilità di sfuggire a quei due processi di mortificazione personale a cui siamo sottoposti in questa nostra vita terrena: la decadenza della nostra condizione psico-fisico, fino alla morte, e l’imperfezione morale e spirituale, cioè l’incapacità di salvarci da soli. Il solo pensiero di queste realtà ci turba così  profondamente, fino a annullarci. Ecco perché era necessario che il Signore aprisse loro la mente e attraverso  l’intelligenza delle Scritture li conducesse a superare lo scandalo della croce. Ecco perché anche noi abbiamo bisogno di nutrirci con frequenza ed abbondanza della Parola di Dio. Ecco perché la Parola è la luce e la vita dell’uomo. Per mezzo della Parola di Dio impariamo a non aver paura della Croce, ad amarla e a trovare in essa la grazia della misericordia che ci perdona, la forza della conversione e la via per una vita nuova. Anche noi oggi siamo chiamati ad aprire i nostri cuori al Signore per diventare suoi testimoni nel mondo. Buona Domenica!

 don Marco Belladelli.

 

Nessun commento:

Posta un commento