Duccio da Buoninsegna, Gesù risorto nel cenacolo con gli apostoli, 1311, Museo dell'opera del Duomo - Siena. |
III Domenica di Pasqua “B”
Così
sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.
Dal Vangelo secondo Luca (24,
35-48)
In quel
tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era
accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il
pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e
disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro
cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e
guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore.
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Dopo
due settimane dalla Pasqua siamo ancora fermi, insieme con gli Apostoli riuniti
nel cenacolo la sera di quel giorno dopo il sabato nel quale la Maddalena,
Pietro e Giovanni hanno trovato il sepolcro vuoto. Davanti a noi c’è ancora il
mistero della risurrezione di Gesù nel suo vero corpo.
Mentre
tutti ascoltano stupefatti il racconto dei discepoli di Emmaus, Gesù appare agli
Apostoli, suscitando il solito stupore e
timore. Si fa riconoscere dai presenti i quali, superato lo sbigottimento,
cominciano ad aprire il cuore alla comprensione delle Scritture e ad accogliere
la missione della testimonianza che il Signore affida loro.
Meraviglia
l’insistenza con cui Gesù cerca di fugare i dubbi e le perplessità dei discepoli:
“Toccatemi
e guardate, … datemi da mangiare”, per vincere la loro resistenza ad
accettare l’evidenza dei fatti. Il riconoscimento infatti non si esaurisce
soltanto in una verifica di tipo sperimentale/sensibile, ma consiste nel
portare a compimento quel percorso di fede a cui li aveva preparati dall’inizio
della predicazione fino al momento della passione. Si tratta di un
riconoscimento che non avrà mai più bisogno di prove provate, come per i due
discepoli di Emmaus, che dopo aver riconosciuto il Signore nell’atto dello
spezzare il pane, quando “fu sottratto
alla loro vista”, superano una volta per sempre lo scoramento in cui si
trovavano all’inizio del racconto (cfr. Lc 24,17). La fede nella risurrezione
consiste da una parte nella certezza dell’evento storico e della viva presenza
del Signore Gesù è risorto e vivo in mezzo a noi, dall’altra nell’esperienza
liberante della “Speranza” cristiana,
fondamento dell’orizzonte divino ed eterno della nostra esistenza umana, che ci
rende capaci di investire la nostra vita ad immagine e somiglianza di Gesù
stesso.
La
seconda cosa di cui Gesù si preoccupa nella sua apparizione è di aiutare i
discepoli a superare lo scandalo della croce. L’averlo visto perire così
miseramente, umiliato come il più grande di tutti i malfattori comparsi sulla
terra, aveva completamente cancellato in loro qualsiasi ricordo luminoso di
tutto quello che avevano vissuto insieme a lui, durante la sua missione sulla
terra. L’ostacolo della croce lo si può sintetizzare in quello che, più o meno
drammaticamente, tutti percepiamo come l’impossibilità di sfuggire a quei due
processi di mortificazione personale a cui siamo sottoposti in questa nostra
vita terrena: la decadenza della nostra condizione psico-fisico, fino alla
morte, e l’imperfezione morale e spirituale, cioè l’incapacità di salvarci da
soli. Il solo pensiero di queste realtà ci turba così profondamente, fino a annullarci. Ecco perché
era necessario che il Signore aprisse loro la mente e attraverso l’intelligenza delle Scritture li conducesse
a superare lo scandalo della croce. Ecco perché anche noi abbiamo bisogno di
nutrirci con frequenza ed abbondanza della Parola di Dio. Ecco perché la Parola
è la luce e la vita dell’uomo. Per mezzo della Parola
di Dio impariamo a non aver paura della Croce, ad amarla e a trovare in essa la
grazia della misericordia che ci perdona, la forza della conversione e la via
per una vita nuova. Anche noi oggi siamo chiamati ad aprire i nostri cuori al
Signore per diventare suoi testimoni nel mondo. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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