Andrea Mantegna, Presentazione al tempio di Gesù, 1465-66; Gemäldegalerie, Berlino. |
Festa della presentazione al tempio di Gesù
I miei occhi hanno visto la tua salvezza
Dal
vangelo secondo Luca ( 2,22-40; forma breve: Lc 2,22-32).Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome
Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
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Quando il 2 Febbraio cade in Domenica, la celebrazione della festa della Presentazione al tempio del Signore ha la precedenza sulla liturgia del Tempo Ordinario. Oggi chi partecipa alla S. Messa tornerà a casa con la candela benedetta. All’inizio della celebrazione verrà consegnata a tutti i presenti, riuniti in fondo alla chiesa, un piccolo cero acceso. Dopo la benedizione in processione si procederà verso l’altare, cantando a Cristo luce delle genti e gloria d’Israele.
Giuseppe e Maria vanno al tempio con il Bambino Gesù, loro primogenito, per riscattarlo, come prescrive la Legge del Signore. Con questo gesto Gesù si sottomette alla Legge, una obbedienza che troverà il suo compimento nel Getsemani, quando pronuncerà il “fiat”: “non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26,39). Al centro della nostra celebrazione c’è il mistero dell’incontro. L’incontro di Dio con il suo Popolo nel tempio è rappresentato con l’immagine dello sposo e della sposa nell’intimità del talamo nuziale: “Adorna, o Sion, la stanza per le nozze, accogli Cristo tuo Signore” (primi vespri, 2° antifona). Tutti noi ci riconosciamo nel vecchio Simeone che mosso dallo Spirito Santo va al tempio, dove si realizzerà quanto gli era stato promesso, cioè vedere la consolazione d’Israele. La luce di Cristo accesa nei nostri cuori dalla fede e dalla grazia di Dio ci guiderà a questo incontro, dopo del quale anche noi canteremo il nostro “Nunc dimittis …”: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola …”. Come dice San Paolo: “ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3,8). Il vecchio Simeone e la profetessa Anna, insieme a Maria, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, gli Apostoli e molti altri discepoli delle prime Comunità di Palestina fanno parte di quel “resto d’Israele” (cfr. Is 10,20ss e parr.) che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Illuminati dalla luce divina gli sono andati incontro e lo hanno riconosciuto fino ad affidare a lui tutta la loro vita. E’ lo Spirito Santo con la sua luce che guida l’anima alla certezza dell’incontro con Dio, oltre ogni ragionevole dubbio. Il mistero dell’incontro è un dono della grazia che cambia tutta la nostra vita
In questo contesto particolare oggi la Chiesa celebra la Giornata della vita consacrata, cioè di coloro che si consacrano a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza. Una vocazione caratterizzata dai segni concreti dell’avvenuto incontro, tanto da rappresentare nella Chiesa e nel mondo una anticipazione di quella condizione definitiva che vivremo tutti in Paradiso. Oggi allora preghiamo particolarmente per chi ancora non ha incontrato Dio e per tutti i religiosi e le religiose, per la loro fedeltà alla chiamata a cui hanno risposto e per le vocazioni alla vita religiosa. Andiamo con gioia incontro a Cristo Signore!
don
Marco Belladelli.
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