venerdì 25 novembre 2016

Il Vangelo della salute del 27/11/2016

Aurelio Luini, l'arca di Noè, Monastero maggiore di San Maurizio, Milano
I Domenica di Avvento - “A”
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo
DAL VANGELO SECONDO MATTEO, (24, 37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui
Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare
la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Parola del Signore.
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Il tempo d’Avvento comprende le quattro domeniche che precedono il 25 Dicembre e si conclude la vigilia di Natale, giorno nel quale la liturgia canta: "Prope est iam Domine, venire adoremus" Il Signore è ormai vicino! Venite adoriamo. I due segni caratteristici di questo periodo liturgico sono il colore violaceo dei paramenti e la ormai tradizionale corona d’Avvento, che spesso troviamo anche in altri ambienti come elemento decorativo. Composta da rami di sempreverde intrecciati su cui sono fissate quattro candele, in genere di colore rosso, progressivamente accese una dopo l’altra di domenica in domenica, indica le tappe di avvicinamento al Natale e ci ricorda di prepararci spiritualmente alla celebrazione del mistero dell’incarnazione.
Nell’antifona d’ingresso della 1° Domenica, il Salmo 25(24) ci introduce alla spiritualità dell’Avvento: “A te, Signore, elèvo l'anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso”. Da secoli la Chiesa inizia il nuovo ciclo celebrativo dei misteri della salvezza da questo commovente slancio di elevazione spirituale, nel quale si riconosce totalmente dipendente da Dio. Essa deve tutto a Dio e vive unicamente in Lui e per Lui. “Mio Dio mio tutto”, come pregava quotidianamente San Francesco. Al centro dell’Avvento c’è il rapporto dell’uomo con Dio nella sua vitale essenzialità. Ogni celebrazione festiva o feriale è un continuo invito a fissare lo sguardo e tutto il proprio essere unicamente su Dio. Attraverso un’attenta vigilanza, vissuta nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio, la Chiesa si prepara ad un nuovo incontro con il suo Signore. Contemplando il mistero della venuta di Gesù nell’umiltà della carne e attendendo il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi, essa riscopre la propria origine, la propria natura umano/divina, la propria missione nel mondo e il senso del suo cammino storico come luogo in cui si compie la sua elevazione e glorificazione. Anche se tante volte questo cammino assomiglia più ad un vagabondare o a una carambola senza senso, attraverso di esso ogni anima va incontro al proprio Salvatore e “Sposo” per dare compimento al desiderio di comunione presente nel profondo del nostro cuore: “Il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te” (S. Agostino, Confessioni). Nell’Avvento celebriamo il mistero del Dio già venuto tra noi, del suo essere sacramentalmente tra noi ogni giorno e l’attesa della sua ultima venuta. L’esperienza quotidiana della viva presenza del Signore in mezzo a noi, dono dello Spirito Santo, rafforza nel credente il primato della Speranza, cioè la certezza della salvezza e il desiderio delle realtà future e definitive.
Pur nella diversità dei tre cicli in cui si articola la liturgia festiva: A, B e C , a cui corrisponde la lettura continuata di uno dei tre vangeli sinottici, rispettivamente Matteo, che ci accompagnerà quest’anno, Marco e Luca, ogni Domenica di Avvento propone un tema specifico di riflessione. Quello della prima Domenica è il vegliare.
Nel brano evangelico di oggi Matteo afferma con forza: “il Signore verrà!”. Anche se non sappiamo quando, il testo ci da un esempio di come si realizzerà questa venuta: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo ”. Noè, personaggio lontano nel tempo, diventa straordinariamente attuale per il suo rapporto con Dio. Mentre tutti gli altri uomini continuavano a fare le solite cose di sempre, senza capire quanto stava per accadere e non si sono accorti di nulla, Noè invece aveva intuito che qualcosa di diverso sarebbe successo. Per questo ha costruito l’arca e al momento opportuno vi è entrato. E’ stata la sua fede in Dio il valore aggiunto della sua comprensione delle cose e del suo agire, fino ad immaginare quel qualcosa di nuovo a cui i suoi contemporanei non pensavano minimamente. Perché non si ripeta anche per noi la stessa situazione, cioè ‘di non accorgersi di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti’, dobbiamo vegliare, cioè stare svegli. Vegliare significa prima di tutto pregare incessantemente senza mai stancarsi, ma anche, come dice San Paolo nella lettera ai Romani: “comportarsi onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestiti invece del Signore Gesù Cristo” (cfr Rom 13,14).
Come nei giorni di Noè, anche la prossima venuta del Signore si risolverà in un giudizio, quando non sarà più possibile giustificarsi. Siamo avvisati! Per questo nel vegliare è compreso anche il recupero di una condotta di vita onesta, alla quale ci esorta l’Apostolo Paolo nella seconda lettura. La parabola del ladro è in questo senso significativa. Quando subiamo un furto, ci rendiamo conto di non essere stati sufficientemente accorti.  Accogliamo il monito di Gesù come un preciso invito a fare di Dio il centro della nostra vita, prima che sia troppo tardi. L’Avvento 2016 sia una nuova opportunità nel segno della grazia per crescere nel nostro rapporto con Dio fino al “mio Dio, mio tutto!” di francescana memoria.
Buon Avvento!
don Marco Belladelli.

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