giovedì 10 novembre 2016

Il Vangelo della salute del 13/11/2016

La basilica di S. Benedetto a Norcia, prima e dopo il terremoto del 30/10/16;
"Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta" (Lc 21,6).
XXXIII Domenica del tempo Ordinario “C”
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
 Dal Vangelo secondo Luca (21,5-19)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore.

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Dopo esserci proiettati dentro le cose future, oggi riflettiamo sulla nostra condizione storica dove siamo continuamente messi alla prova da calamità naturali, come il recente terremoto in centro Italia, guerre, persecuzioni, ingiustizie e conflitti di ogni tipo. L’annuncio della futura distruzione del tempio, che avverrà nel 70 d.C. per mano dell’Imperatore Tito, è l’inizio di un discorso nel quale Gesù non vuole fare del sensazionalismo con anticipazione sconcertanti, né tanto meno del terrorismo psicologico, ma piuttosto offrire ai discepoli criteri di discernimento e indicazioni sull’atteggiamento da tenere davanti ad eventi sconvolgenti, che fanno vacillare anche la fede più forte e dubitare della presenza e della onnipotenza provvidente di Dio.
Mentre alcuni ammiravano la bellezza del tempio, Gesù ne preannuncia la distruzione: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta ”. I discepoli, sapendo che Gesù non parla mai a vanvera, chiedono quando questo accadrà e quali saranno i segni premonitori. Egli risponde con tre moniti: “Badate di non lasciarvi ingannare … Non andate dietro a loro! … non vi terrorizzate”.
Il vero problema non sono le calamità naturali o gli eventi storici avversi, quanto piuttosto l’essere ingannati, il lasciarsi prendere dalla paura e addirittura il mettersi al seguito di falsi idoli. Anche se non nominato esplicitamente, colui che è pronto ad approfittare di una fede vacillante, messa a dura prova dalle avversità naturali o storiche a cui siamo sottoposti, è satana, il bugiardo per antonomasia. Il suo obiettivo è separarci da Gesù e ogni occasione e mezzo sono buoni per raggiungere lo scopo. Saremo facilmente ingannati se ci lasciamo dominare dalla paura.
Dopo averci messo in guardia dal pericolo di essere fuorviati, nella seconda parte del brano troviamo due indicazioni positive. Un contesto ostile dal punto di vista esistenziale, sociale e culturale per un cristiano è sempre occasione e luogo per la testimonianza: “Avrete allora occasione di dare testimonianza”. E’ stato così agli inizi della Chiesa, quando i discepoli, fuggiti da Gerusalemme dopo il martirio di Stefano, cominciarono a predicare il Vangelo in Samaria e nelle altre regioni circostanti nelle quali si erano dispersi (cfr Atti 8,1ss). E’ così anche per noi oggi. Che cosa significa per noi il sacrificio di più di 40 milioni di cristiani nel XX secolo e degli altri 100.000 che ogni anno di questo terzo millennio vengono uccisi in odio alla fede, se non l’occasione per una più coerente e coraggiosa testimonianza cristiana e al rafforzamento della nostra fede, cose entrambe necessarie per rilanciare la presenza e l’azione della Chiesa nel mondo, specialmente in Europa di questo nostro tempo. Che cosa significano le migrazioni in atto da decenni di milioni di uomini e donne provenienti dai paesi più poveri del mondo, se non l’occasione per esercitare la carità, la forma più alta possibile di testimonianza cristiana e pure di evangelizzazione.
La testimonianza cristiana ha bisogno di perseveranza: “ Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita ”. Perseverare significa rimanere fermi nella fede anche di fronte al vorticoso divenire degli eventi, soprattutto se funesti. E’ la capacità di non lasciarsi smuovere, né sviare e tanto meno separarci da quel legame di comunione di vita che ci unisce al Signore Gesù: “ Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? – dice San Paolo - Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.”(Rom 8,35-37). La perseveranza è figlia della Speranza cristiana: virtù che ci insegna a fissare lo sguardo sulle realtà del Cielo, come fondamento di quelle terrene. Da essa ci viene la forza necessaria per superare ogni prova e ogni tentazione. Insomma, vivere da cristiani è stato, e continua ad essere una bella sfida. Come ha detto Gesù “ Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. (Gv 16,33).
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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