martedì 22 novembre 2016

LA VOCE DI MANTOVA/91

Caravaggio, Le opere di misericordia, 1607, Napoli, c/o pio monte della misericordia.
Dal Giubileo della Misericordia,
alla cultura della Misericordia.
Con la chiusura della porta santa della Basilica di San Pietro in Vaticano avvenuta Domenica 27 Novembre scorso, è stato definitivamente archiviato il Giubileo straordinario della Misericordia. Iniziato ufficialmente l’8 Dicembre 2015, Papa Francesco ne aveva anticipato l’inaugurazione il 29 Novembre, con l’apertura delle porta santa della cattedrale di Bangui, capitale del Centrafrica, dove si era coraggiosamente recato in visita per portare la sua parola di pace e di riconciliazione, nonostante nel paese africano fossero ancora in corso scontri
armati anche nei dintorni della stessa capitale. Negli oltre 700 anni di storia da quando fu indetto il primo anno giubilare nel 1300 da papa Bonifacio VIII di dantesca memoria, non era mai successo che la sua apertura avvenisse fuori dalla Città eterna. Non è stata questa l’unica novità di questo Giubileo straordinario. Ricordiamo per esempio l’apertura della porta santa dell’ostello intitolato a don di Liegro alla Caritas di Roma, il mandato ai “missionari della misericordia”, un numeroso gruppo di sacerdoti con il compito di rendersi disponibili in tutto il mondo per ascoltare le confessioni dei fedeli, la potestà concessa a tutti i sacerdoti di assolvere il peccato di aborto, le visite mensili del Papa nei venerdì della misericordia alle realtà dove si raccolgono gli esclusi dalla società del nostro tempo.
Le statistiche dicono che in questi dodici mesi sono arrivati a Roma per attraversare le porte sante delle basiliche pontificie più di 22 milioni di pellegrini, provenienti da 156 nazioni diverse. Tenendo conto poi che era possibile ottenere l’indulgenza plenaria anche nelle quasi tre mila diocesi sparse in tutto il mondo, visitando le chiese giubilari indicate dai Vescovi locali, i fedeli che in gruppo o singolarmente hanno attraversato le porte sante sparse in tutto il mondo sono circa un miliardo. Per Papa Francesco però non sono questi gli indicatori più importanti del successo di questa sua iniziativa. Nella lettera apostolica “Misericordia et Miseria” pubblicata oggi a conclusione del percorso giubilare di tutta la Chiesa egli sottolinea che ora dobbiamo guardare avanti per “continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina.” (MM n. 5). Nella stessa ‘lettera’ ci invita a continuare a celebrare il mistero della Divina Misericordia, perché si tratta dell’essenza stessa della Chiesa. Per questo ha deciso di confermare il mandato dei “missionari della misericordia”, di conferire stabilmente a tutti i sacerdoti la potestà di assolvere il peccato di aborto, fino allo scorso anno potestà riservata ai Vescovi e ad alcuni loro incaricati, e di istituire una “Giornata mondiale dei poveri” alla 33° Domenica del Tempo ordinario, come impegno per tutta la Chiesa a “riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale” (Mm 21). Un’altra provocazione lanciata da Papa Francesco nella stessa ‘lettera’ è quella di “rileggere le tradizionali opere di misericordia corporale e spirituale alla luce delle nuove povertà del mondo odierno”. Un invito per tutti a dare spazio alla fantasia per far crescere in tutto il mondo una “cultura della misericordia basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli” (Mm 20). Senza misericordia, sembra dirci Papa Francesco, non c’è futuro ne per la Chiesa né per questa nostra umanità. 
Marco Belladelli.

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